Juve, buona la prima! Buona l'andata. A conti fatti Massimiliano Allegri può sicuramente dirsi soddisfatto della prestazione fornita dalla sua squadra ieri sera allo Juventus Stadium al cospetto di una squadra rognosa come il Borussia Dortmund. Certo, i gialloneri stanno vivendo un annus horribilis in campionato ma le ultime prestazioni hanno fatto capire che gli uomini di Klopp possono sempre essere dei clienti pericolosi e la Juve dovrà tenerlo a mente. Il diktat di Allegri alla vigilia ( "primo obiettivo non prendere gol") non è stato rispettato, complice lo scivolone di Chiellini ma la Juve ha saputo reagire, trovando nuove energie grazie al gol di Morata e disputando una buonissima ripresa.
Cosa, però, non è andato? Il momento di maggior difficoltà bianconera è arrivato subito dopo il pareggio di Marco Reus. Una doccia gelata, certo, ma la Juve deve imparare a gestire certi rovesci del fato, esercizio che le riesce quasi senza problemi in campionato, un po'meno in Europa. Subito dopo la rete di Rote Rakete Reus il centrocampo bianconero è apparso in difficoltà, accusando la ritrovata verve della mediana di Klopp. In quel momento la Juve ha prestato il fianco all'iniziativa tedesca, rischiando praticamente nulla ma trasmettendo una sensazione di disagio e insicurezza. Dopo l'uscita di Pirlo solamente Marchisio non ha perso la bussola, garantendo la solita qualità e quantità.
Pogba ha regalato l'assist a Morata (e questo basta a garantirgli la sufficienza) ma, nel complesso, si è spesso perso in ghirigori inutili e pause preoccupanti. Il ragazzo è fenomenale ma è in questi match che deve dimostrare di avere le stigmate del predestinato prendendo per mano la squadra. Capitolo Vidal: la sensazione è che il problema sia psicologico in questo momento. Il mondiale giocato praticamente da infortunato, la mancata preparazione e il cambio di modulo hanno minato la sua prima parte di stagione. L'inizio del 2015 ( magia con l'Inter e gran gol con il Napoli) era sembrato promettente; forse il rigore sbagliato con il Cesena e alcune critiche lo condizionano a livello mentale. Di certo ieri è apparso il lontano parente del "Re Arturo" ammirato nelle stagioni contiane: giocatore totale, in fase di possesso e non possesso, con una duttilità tattica molto vicina a quella di big del ruolo come Yaya Tourè e Bastian Schweinsteiger. Troppi errori banali e una frenesia esagerata hanno contraddistinto la sua prestazione.
Il cambio di passo decisivo, in attesa del rientro di Pirlo, deve arrivare da questi due giocatori. La Juve ha davvero un centrocampo di livello mondiale? La logica dice di si ma è giunto il momento di dimostrarlo.