"Allora, ho 68 anni non sono mai stato razzista e non lo sarò mai. Non fa parte del mio modo di essere e della mia mentalità. Si conosce la mia storia professionale e si sa che ho allenato Ruud Gullit e Frank Rijkaard, grandi giocatori di colore, con i quali mi lega una forte amicizia. Sono convinto che uno dei problemi del nostro calcio siano i troppi stranieri, circa 1.300, cioè il 53% del totale. Storicamente, tutte le volte che c’è stata un’invasione di giocatori di altri Paesi, la Nazionale e i club sono andati male. Per esempio, quando gli stranieri erano molti di meno, in 11 anni dall’89 al 2000 abbiamo conquistato 4 volte la Champions e 8 la Coppa Uefa. Negli ultimi anni, invece, con squadre formate per l’80-90% da giocatori esteri, non siamo mai andati in finale e neppure in semifinale. Ho sempre detto che servono pochi stranieri ma di valore e che bisogna mettere al centro il calcio e non il business. Che i settori giovanili hanno troppi stranieri, a volte acquistati senza essere stati visti, che contendono il posto ai nostri giovani. Anche nella finale del Viareggio c’erano 4-5 ragazzi di colore e stranieri. Nessun accento discriminatorio: l’altra sera volevo inviare un allarme su acquisti troppo disinvolti che non aiutavano né gli stranieri nè gli italiani. Sono preoccupato per questi ragazzi che vengono da paesi poveri dell’Africa, del Sudamerica, dall’Est Europa. Arrivano trascinati da un sogno, ma purtroppo per molti di loro il futuro difficilmente sarà roseo. In questo caso quali contraccolpi psicologici subiranno? Prima la speranza, poi l’amarezza. Il mio voleva solo essere un allarme su un problema etico, non solo calcistico. Sono veramente stupito di quanto è accaduto ma anche sereno perché lo ripeto: non sarò mai un razzista".

Questa la risposta di un sereno e pacato Arrigo Sacchi alle accuse ricevute dal Mondo del Calcio dopo le sue dichiarazioni di lunedì. Facciamo un pò di chiarezza. Per chi non avesse seguito la vicenda, l'ex allenatore di Milan e della Nazionale Italiana aveva commentato al termine della Finale del Torneo di Viareggio di essere rammaricato nell'aver visto in campo tanti giocatori stranieri. D'accordo, l'uso delle parole dell'ex mister non è stato adeguato ed appropriato, ma soffermarci, come sempre accade in Italia, sulla forma piuttosto che sul contenuto delle sue parole, serve soltanto ad alimentare nel nostro paese polemiche che sono sterili e futili oltre che a spostare l'attenzione da quello che è il tema principale. L'importante è come al solito vendere giornali, pubblicare il proprio J'accuse al primo che capita, ancor meglio se è l'ex allenatore della Nazionale. La base dei fatti è un'altra, solo che tutti se ne risentono quando vengono attaccati e ci viene detta in faccia la verità (tipico atteggiamento nel Bel Paese): il nostro calcio è malato, dalla testa ai piedi. In che senso. Alla base, nei settori giovanili, ci sono troppi stranieri. Non ci sono se, neppure ma. E' un dato di fatto. E non è un caso che, ai piani alti, quelli dei più grandi, si faccia fatica a reggere la competitività con gli altri campionati senza che si vada a spendere e spandere all'estero per giocatori più affermati (ammesso poi che la spesa valga la candela). L'accusa di Sacchi è precisa ed ha una logica di fondo. Senza settori giovanili validi (e chi meglio di lui può dirlo che è stato Coordinatore tecnico delle Nazionali giovanili), le squadre di club non hanno futuro se non quello di acquistare dall'estero e di conseguenza anche il livello della Nazionale è destinato a crollare. E' un gioco di causa ed effetto. E benvengano persone competenti come il buon Sacchi ad accusare errori e negligenze varie dei dirigenti dei settori giovanili. 

Basta false ipocrisie, basta parole. Sacchi ha messo in evidenza il problema nudo e crudo. Certo, l'Inter (perchè è chiaro che l'esempio di mister Sacchi sia quello dei neroazzurri) è una squadra di livello altissimo. Ma quanti giocatori italiani, un giorno, di questa Inter potranno salire di categoria e fare la differenza in Serie A ed in Nazionale? Soprattutto gli uomini di calcio, quelli che trattano direttamente e curano il futuro dei propri e nostri ragazzi, prima di pensare al mero business, dovrebbero pensare a diffondere e pubblicizzare il made in Italy, a far crescere e maturare i talenti del nostro territorio, a maggior ragione se si trattano di giovani ragazzi che giocano a calcio. Forse un giorno riusciremo anche a dire grazie a persone come Arrigo Sacchi e dare spazio ed una vetrina adeguata ai nostri ragazzi.