Pochi probabilmente ci avrebbero scommesso, pochi probabilmente nemmeno lo conoscevano prima del suo approdo in Italia, pochi adesso sono quelli che ritengono Lucas Biglia un centrocampista qualsiasi. El Principito, chiamato così per ricordare il soprannome del suo idolo, Fernando Redondo, cresciuto nelle giovanili dell'Argentinos Junior proprio come Lucas e proprio come un certo Diego Armando Maradona, è il centrocampista titolare della Lazio full-time e dell'Argentina part-time. Questo lavoro a tempo ridotto basterebbe per capire che il ragazzo di qualità ne ha, eppure a Roma era stato accolto nello scetticismo dell'ambiente. Non che essere titolare nella propria nazionale sia etichetta di grande giocatore, Fred è l'attaccante del Brasile - con tutto il rispetto per il bomber ex Lione - però Biglia ha dimostrato e sta dimostrando quanto la maglia albiceleste la indossi con pieni meriti, rispettando la tradizione di centrocampisti argentini. Lui si definisce "un giocatore normale, in una nazionale di fenomeni" . Sicuramente il suo nome non avrà l'appeal di gente come Messi, Aguero, Di Maria ecc. ma le cose migliori le ha espresse quando coordinava, con le sue giocate insieme a Mascherano, questi campioni. Dopo l'esperienza mondiale in Brasile, anche i più scettici, si sono dovuti ricredere su Lucas Biglia. Infatti El Principito è stato una colonna portante della squadra di Martino, la quale si è dovuta arrendere solo in finale, alla Germania dell'amico Klose.

Il centrocampista biancoceleste non colleziona tanti minuti tra girone ed ottavi, ma dai quarti alla finale le gioca tutte, da titolare, senza mai essere sostituito. Pressa, accompagna le giocate offensive, è il primo a tornare, non sbaglia quasi mai. "Gerardo Martino vuole una squadra aggressiva e offensiva. Vuole mantenere alta la pressione giocando nella metà campo avversaria. Non è facile, ma è necessario, serve tempo e lavoro." Chissà se Pioli si sia ispirato al ct argentino, perchè se si sostituisse, nella dichiarazione di Biglia rilasciata a La Nacion, Gerando Martino con il nome dell'allenatore della Lazio, la frase avrebbe, eccome, un senso compiuto e cooerente. La Lazio vista in campo quest'anno è immagine e somiglianza di questa dichiarazione, come idea di gioco. Biglia è il suo ago della bilancia. Pioli ha costruito una squadra molto aggressiva ed offensiva, adottando sempre il 4-3-3. Al centro del suo progetto c'è proprio Lucas Biglia. L'argentino ha trovato una sua dimensione nella Lazio 14/15, cosa che trovava più difficile fare l'annata scorsa, sotto la guida di Petkovic prima e Reja poi. Infatti i due ex allenatori biancocelesti non gli hanno mai consegnato le chiavi del centrocampo, preferendo la copertura, l'esperienza e la garanzia di Ledesma, al quale il Principito più volte è stato affiancato, da mezz'ala o da interno, tuttavia con esiti poco soddisfacienti. "Non rischia mai, fa solo passaggi banali", questa era la sentenza più diffusa dei tifosi laziali sulle prove del loro centrocampista. In questo Biglia è stato campione: l'inversione di marcia. L'etichetta di "bidone" che gli era stata appiccicata addosso, avrebbe potuto alterare in negativo le sue prestazioni, invece Lucas ha reagito facendo parlare esclusivamente i suoi piedi, le sue prestazioni. Timido ed introverso sembra da fuori, leader silenzioso è dentro il campo. E' lui che chiama il pressing, è lui che imposta la manovra, è lui il primo appoggio per gli esterni, è lui che recupera palloni a centrocampo, è lui che fa segnare, è lui il pendolo di questa Lazio. Se Biglia oscilla correttamente, la Lazio scorre a meraviglia. Le differenze si sono notate quando Ledesma ha dovuto sostituirlo. La manovra è più macchinosa, più prevedibile, meno efficace. Se ad inizio stagione c'era il dubbio da sciogliere, Ledesma o Biglia, adesso nemmeno se ne discute: El Principito è il nuovo faro della Lazio.

Da quando è arrivato all'Anderlecht, nel 2006, piano piano si è conquistato la fiducia di tutti, diventando il capitano della squadra e restando per ben 7 stagioni (287 presenze, 16 gol e 49 assist), vincendo 4 campionati, una coppa e 4 supercoppe di Belgio. Conn le dovute proporzioni il cammino biancoceleste sta assumendo le stesse sembianze.

Biglia sta giocando sempre in coppia con due centrocampisti, che però gli garantiscono più spinta che copertura. Parolo e Lulic sono bravi negli inserimenti - vero punto di forza della Lazio - quindi la fase di copertura e di impostazione passa solamente attraverso i piedi dell'argentino, anche se Parolo talvolta si abbassa a dare una mano. Si crea costantemente un triangolo tra i 3 componenti del centrocampo, che non sono mai troppo lontani tra loro: Parolo e Lulic sono più liberi di svariare, mentre Biglia è sempre il vertice basso, da cui partono la maggior parte delle verticalizzazioni, affidate anche a Mauri quando è in campo. Come in questo caso, nella partita Hellas Verona - Lazio, Biglia sgancia con un passaggio filtrante Lulic, bravo nell'attaccare la profondità. Riceve sempre palla, non sbaglia mai, se è nella metà campo avversaria è anche bravo a fornire l'ultimo passaggio. Altro che banale.



In questa seconda occasione è chiaramente evidenziato (linea gialla) come il baricentro della Lazio sia retto da Biglia. Addirittura davanti a lui ci sono 7 giocatori della Lazio. Primo ad impostare e primo a difendere, ma Lucas è bravo anche a mandare in porta i compagni con giocate alla Pirlo - con le dovute proporzioni - verticalizzando improvvisamente di prima intenzione. Candreva sarà servito in profondità (linea rossa), e sarà bravo a fornire l'assist vincente per Djordjevic che segnerà la rete dello 0-1.



Il 2014 della Lazio si è chiuso all'insegna di Biglia. Voci di mercato lo accostano a big europee - era già noto da tempo l'interesse del Real Madrid -, il 2015 che anno sarà per il Principito?