Un pomeriggio di Coppa, una sgambata, con qualche brivido. La Lazio batte, all'Olimpico, il Varese, grazie ai gol di Konko - decisiva una fortunata deviazione - Djordjevic e F.Anderson, ma l'attenzione è altrove. Miro Klose, bomber tedesco, idolo biancoceleste, esempio di professionalità, non siede in panchina. In una partita atta a rilanciare chi, meno impiegato in campionato, chiede minuti per mostrare qualcosa d'importante, per lasciare un'impronta e insinuare dubbi, non c'è traccia del fuoriclasse teutonico.
Nei giorni scorsi lo sfogo, la paura di non esser più al centro del progetto, lo scarso impiego e i pensieri d'addio. Djordjevic, giunto in estate, si è via via fatto largo nell'undici di Pioli e Klose, al rientro, si è visto chiuso, non più indispensabile. Troppo per uno come Miro, abituato a giocare, a segnare, a vincere.
Pioli ha prima risposto a parole, poi ha lanciato un segnale. Esternazioni verbali che possono minare la compattezza del gruppo non sono tollerate. In questo senso va il non utilizzo in Coppa. Klose attende, pensieroso, il mercato riparatore. Il cammino italiano è a un bivio. Lottare per la Lazio o scegliere altri lidi?
Al problema Klose, si aggiunge la grana Candreva. L'azzurro è ad oggi il giocatore più determinante presente nella rosa laziale. Cresciuto negli anni, rappresenta il prototipo perfetto dell'esterno tuttofare, in grado di combinare le due fasi di gioco per l'intero arco della partita. Stiramento di primo grado alla coscia per lui, rimediato in allenamento. Stop di circa 20 giorni, rientro previsto dopo le feste. Non un forfait da poco.