C'era una volta il Milan "dei medianacci". L'ultima parte della gestione Allegri era stata ribattezzata così, a sottolineare la fisionomia di una squadra piena zeppa di centrocampisti di muscoli e sostanza e poveri di qualità. I tifosi, abituati ai piedi educati di gente come Seedorf, Pirlo, Kakà, Rui Costa e compagnia bella, non potevano sopportare un Milan che giocava da provinciale e non dava mai spettacolo. I pochi mesi dell'avventura di Clarence Seedorf sulla panchina del Diavolo avevano riacceso l'entusiasmo del popolo rossonero: un Milan rapido, spumeggiante, votato all'attacco e al gioco palla a terra avevano riportato un barlume di vita in un San Siro ormai incupito. Ora, conclusosi il mercato e iniziata una nuova stagione, tocca a mister Pippo Inzaghi riconquistare definitivamente i tifosi e far tornare finalmente pieno lo stadio più bello d'Italia.
Basta mediani e basta incontristi, il Milan di Inzaghi sarà "il Milan dei trequartisti e degli esterni offensivi". Fantasia ed entusiasmo: ecco cosa dovranno avere i rossoneri da qui alla fine della stagione. Nella partita d'esordio in campionato, vinta per 3-1 contro la Lazio, la mano di Inzaghi si è già vista. L'atteggiamento, la grinta, la voglia mostrata dai giocatori è quella che ha sempre contraddistinto l'ex bomber. La pausa dettata dagli impegni delle nazionali ha dato l'opportunità a SuperPippo di lavorare ancora, sia sulle gambe che sulla testa dei suoi uomini, e gli ha permesso di conoscere i nuovi arrivati Torres, Bonaventura e van Ginkel. Il tecnico si è detto entusiasta ed è pronto a rivoluzionare il Milan e ricucirgli addosso lo stile che ha permesso tutti i suoi successi.
I "tre giorni del condor" (come li ha chiamati Galliani) hanno regalato a Inzaghi un grande centravanti in cerca di rilancio (Torres), un ragazzo nell'età giusta per la definitiva esplosione (Bonaventura) e una giovane promessa (van Ginkel). Garanzie di successo non ce ne sono ma le speranze sono molte. Al Milan mancava la qualità, ora la rosa sembra in grado di regalare bel gioco e spettacolo. Menez, Honda, Saponara, Bonaventura, El Shaarawy, Niang (e un '98 dal futuro assicurato di nome Mastour): il Milan, oggi, sulla trequarti ha l'imbarazzo della scelta. Piedi buoni, rapidità e imprevedibilità sono le caratteristiche degli avanti rossoneri. Inzaghi è chiamato a sfruttare tutto l'arsenale che ha a disposizione e ha creare quell'equilibrio di squadra che manca al Milan da tanti anni. Il modulo di partenza era il 4-3-3, ma non è da escludere che i rossoneri possano giocare con un 4-2-3-1 di stampo leonardiano, quando cioè il Diavolo giocava alla brasiliana e faceva valanghe di gol (ma ne subiva altrettante).
Aspettando Montolivo, Inzaghi potrebbe affidarsi a De Jong per irrobustire la mediana, senza però privare il gioco del Milan da giocatori di qualità. Sarà difficile rivedere sul prato di San Siro un centrocampo di sola corsa e polmoni, più facile ritrovare van Ginkel in cabina di regia o Bonaventura arretrato di qualche metro. Pippo ha la missione di creare un Milan bello da vedere, votato all'attacco e capace di segnare tanti gol ma deve fare attenzione alla difesa, vero tallone d'Achille delle ultime stagioni. Ritrovato Zapata e con Alex vicino alla miglior condizione però, il Milan potrebbe ritrovare la solidità difensiva perduta e ripartire dalle corsie con i vari Abate, Armero e De Sciglio. Trovata la giusta armonia tra i reparti la musica a Milanello potrebbe cambiare. Il Milan ha finalmente a disposizione tante frecce nella propria faretra, Inzaghi dovrà essere bravo a impugnare l'arco e trasformarsi nel nuovo Guglielmo Tell.