Gigi Buffon è nello spogliatoio azzurro un'istituzione, per quanto dimostrato in campo nel corso degli anni, ma anche per quanto sbandierato oltre il terreno di gioco. Un carattere talvolta scontroso, sempre sincero. Soggetto a critiche, come normale che sia, ma mai accomodante. Buffon, bisogna riconoscerlo, non cerca la frase ad effetto o quella più gradita. Tende a dire, sempre, quel che pensa, anche a rischio di subire la rivolta dell'uditorio.
Non fa eccezione il post partita di Italia e Olanda. Il sorriso compare sul volto del portierone per la bella prestazione offerta dall'Italia, padrona del campo alla prima di Conte "Contro l'Olanda c'è stata una bella prestazione, probabilmente inaspettata, visto che nelle due precedenti con Costa Rica e Uruguay - al Mondiale - non brillammo per bellezza di gioco. Abbiamo incontrato un'Olanda che ha giocato solo un'amichevole, innegabile, e poi era sotto di due gol e con un uomo in meno, ma anche per merito nostro. Se prima nelle amichevoli si creavano allarmi, credo che questa c'è stata una bella risposta".
Impossibile non tornare sullo stop iridato. L'improvvisa fermata con l'Uruguay e l'uscita prematura, con il conseguente sfogo al termine dell'incontro, contro presunte "figurine". Buffon, con maggior calma rispetto al passato, rincara la dose, attaccando l'attitudine di molti giovani del calcio moderno, affascinati dal contorno che compone il mondo pallonaro e spesso troppo superbi di fronte a senatori di alto rango "Eravamo un po' in confusione tutti. Era accaduto qualcosa di sconvolgente, che non ci aspettavamo e quindi anche le reazioni a caldo potevano assumere un'importanza anche più elevata di quello che avevano. Era solo il mio pensiero, però fondato sui fatti. Non era uno scontro generazionale, ma una questione di meritocrazia, in Nazionale devono giocare i migliori, che abbiano 15 o 40 anni. Con i giovani non ci sono stati problemi, non è che in venti giorni si deteriorano le cose. Detto questo, per noi più anziani fa piacere la disponibilità con cui lavorano e chiedono consigli. Perché spesso i giovani di oggi pensano sapere di sapere già tutto e non aver bisogno di consigli. Un po' di tirocinio fa bene. Così ti gratifica e puoi andare lontano. I giovani che ci sono mi piacciono: hanno la testa come potevo averla io, De Rossi, Chiellini, Pirlo da ragazzo. Zaza ad esempio non sorprende, mi è sempre piaciuto tantissimo avendol conto da avversario. Possiamo rovinarlo solo noi, perciò cerchiamo di tutelarlo perché possa fare tre mondiali o tre europei. Questi giovani hanno orgoglio, cattiveria, umiltà, ma anche talento e bravura. Ci hanno sorpreso positivamente per la cultura del lavoro e la dedizione e la voglia di migliorarsi. Uno come Zaza che dice 'Sono l'ultimo arrivato, devo imparare tantissimo', se lo dice sapendo esser forte, questo mi fa ben sperare. E per Immobile e Destro è uguale"
Meno propositivo rispetto al compagno De Rossi sul fronte Balotelli. Emerge dal tenore delle dichiarazioni una chiara divergenza d'opinione con il nuovo attaccante del Liverpool "Non faccio convocazioni, mi hanno affibbiato la non convocazione di Cassano. Noi siamo giocatori e Mario è un nostro compagno di squadra. Non dobbiamo avere la presunzione di dover dimostrare a qualcuno come ci si deve comportare. Non abbiamo cinquant'anni più di un altro. C'è un allenatore che sceglie in base alle nostre caratteristiche e alle sue esigenze. Al Mondiale era il titolare? Ma ci sono state altre situazioni che hanno influito, si è dovuto spostare all'estero e forse non era al meglio".
"Sono convinto che nel momento in cui al giocatore concede libertà o troppa libertà, l'uomo la scambia per licenza. La libertà s'inebria in licenza e così fallisce e non sa adoperarla. I calciatori soprattutto, visto che sono molto giovani e non hanno o non riescano ad avere autodisciplina, è difficile per chiunque. E' inevitabile che a volte occorra un allenatore che in maniera perentoria scandisca i tempi della tua giornata e le tattiche di campo, a qualcosa serve e probabilmente aiuta. Se pensiamo ai duri come Capello e Van Gaal chissà perché hanno spesso vinto. Qualcosa di vero ci sarà, non sarà l'unica soluzione per vincere se no gli Ancelotti non vincerebbero mai, però aiuta molto".
Dalla Juventus alla Nazionale, Antonio Conte punta a conquistare l'Italia e Buffon, che ben conosce il tecnico, ne racconta l'approccio maniacale, la voglia di vincere, la capacità di incidere su componenti extra-tecniche, mentali "Analogie col primo giorno Juve e il primo giorno in Nazionale ci sono. E' il medesimo, i concetti calcistici e il modo che ha di trasmetterli lo rendono unico e speciale. Come sempre, occorre che la squadra dia la massima disponibilità ad accettare. A volte, come noi tre anni fa, è qualcosa di dovuto dopo risultati deludenti. Lui e Sacchi sono i più pignoli avuti sulla tattica. L'addio alla Juve? Tutti i cicli sono destinati finire per i risultati o l'entusiasmo. Se ha fatto quel tipo di scelta, si è reso conto che qualcosa era cambiato e saremmo andati incontro a qualche difficoltà in più che non so se avremmo saputo superare. Se lo ritroviamo qui è perché ha la piena convinzione di poter fare qualcosa di straordinario. Se non ci credesse al 100% non la intraprenderebbe mai".
Sorprendente il pensiero di Buffon sul caso Rossi, nuovamente sotto i ferri dopo il problema al ginocchio "Ho grande sintonia con Beppe, gli ho mandato un sms dopo la non convocazione. Aveva il viso trasfigurato dopo la notizia. La sofferenza che ho visto in lui, l'ho notata in pochi e l'ho apprezzata tanto perché tiene molto a questa maglia. Però devo dire che nei momento in cui tutti abbiamo criticato Prandelli, questo è il momento di rivalutare le sue scelte. E' giusto non scordarlo. Per Rossi tempi certi non ce ne sono e non gliene dobbiamo neanche dare. Deve recuperare nel modo più sereno possibile. Magari ci darà una mano a vincere una mano a vincere l'Europeo e il Mondiale, se ci sarò. Più probabile che ci sia lui".
Infine un commento anche sulla presenza di Lotito, da molti considerata eccessiva "Fastidio per il presidente della Lazio? No, da giocatore l'ho visto spesso vicino alla Nazionale nelle nostre manifestazioni. Le squadre scandinave? Le Nazionali hanno sempre ottenuto risultati importanti. Bene la Svezia, più discontinua la Norvegia. Sono difficili da affrontare perché hanno squadre molto fisiche. Sulle palle alte ci creano grattacapi. Il calcio si è uniformato ed è cambiato il modo di giocare. Magari non hanno solo arieti, ma giovani guizzanti. Non è possibile affrontarle in modo superficiale".