Il sorriso in casa Juventus ha la fisionomia di Patrice Evra. L'ex terzino del Manchester approda in Italia, dove calcisticamente ha iniziato una carriera culminata con l'approdo nel Teatro dei Sogni, dove è diventato leader e vice-capitano di un gruppo storico. L'esperienza del francese per trasformare la mentalità bianconera, per ricucire un "amore", quello tra la Vecchia Signora e l'Europa, ormai lontano nel tempo "Ringrazio l’Italia perché mi ha aperto le porte del mondo professionistico. Marsala mi ha accolto quando avevo 17 anni e mi ha fatto sentire in famiglia. A Monza non ho giocato molto ma qui ho conosciuto i miei agenti, che sono tuttora per me dei fratelli. Sono stati loro poi a indirizzarmi al Nizza e nelle altre tappe della mia carriera, fino alla Juventus”.
L'approccio con il mondo Juve per mano di Conte, l'uomo che ha riportato lo scudetto a Torino dopo Calciopoli e che ora, senza motivazioni, prosciugato da tre anni corsi a mille all'ora, senza rassicurazioni su un mercato di livello assoluto, ha scelto di farsi da parte. A Torino c'è Max Allegri, pronto ad accettare senza dubbi o domande un'offerta così prestigiosa "Avevo parlato con Conte prima del Mondiale, mi voleva a tutti i costi alla Juve. Per questo quando mentre ero in vacanza ho appreso delle sue dimissioni sono rimasto sorpreso, ma ognuno fa quello che ritiene giusto. Io sono comunque contento della mia scelta e non sono assolutamente arrabbiato con Conte. Ho iniziato giocando col 3-5-2, lo stesso usato in Nazionale. Nello United ho poi giocato col 4-4-2, insomma non esiste problema”.
Se si è stati per anni bandiera e simbolo di una delle squadre più forti a livello europeo e mondiale, l'obiettivo non può che essere vincere, quale che sia la competizione, quale che sia il livello "Volevo lasciare Manchester per motivi personali, l’ho detto ai miei agenti tre mesi prima della fine della Premier e quando mi hanno detto dell’interesse della Juve io ho subito deciso. Il Manchester mi aveva anche proposto di fare il capitano, e non voleva lasciarmi partire, per la Juve non è stato facile ma sono molto contento di essere qui, in un grande club con una grande storia. Ora non diciamo che vinceremo la Champions League, ma che daremo il massimo e andremo il più lontano possibile. Sono qui per vincere il quarto scudetto di fila. So che è difficilissimo, ma a Manchester ho imparato la cultura della vittoria. So che uno degli obiettivi della società è anche fare bene in Champions. Sono d'accordo, è una competizione affascinante. Ho fatto quattro finali. Ma basta un episodio, una palla sbagliata, per perdere la partita. Dunque bisogna affrontare la Champions con serenità, senza troppe tensioni".
Il caso Tavecchio ha portato nuovamente alla ribalta un tema caldo come quello del razzismo "Il razzismo esiste, è un problema di ignoranza. Ci sono passato, è difficile da combattere. Io sono un uomo felice".