Mentre impazza il dualismo Tavecchio - Albertini, la lotta per l'ambita poltrona della Presidenza, la FIGC annota un'altra defezione importante.
Arrigo Sacchi lascia l'incarico di coordinatore tecnico delle Nazionali giovanili. Alla base della decisione l'eccessivo dispendio fisico - mentale, uno stress che corrode dall'interno, malattia invisibile, ma inesauribile "Con dispiacere lascio un incarico cui tengono molto. Però ho un avversario terribile, che sono riuscito a governare per 22-23 anni, e che alla fine però sta vincendo, ed è lo stress".
Per il massimo organismo calcistico italiano il terzo addio degli ultimi mesi, dopo quelli di Prandelli e Abete, in seguito al fallimento brasiliano. Non una partenza improvvisa, a quanto racconta lo stesso Sacchi, insediatosi nel ruolo nel 2010. Da tempo l'ex allenatore di Milan e Parma aveva annunciato in Federazione l'idea di interrompere il rapporto alla scadenza del contratto "Ho avvisato la Figc già da un anno che a fine mandato avrei lasciato. Non sono stato un bravo padre, ho trascurato mia figlia, e non voglio fare lo stesso con la nipotina nata da poco. E poi non sono più un giovanotto, il mio recupero è più lento. Abbiamo lavorato molto in questo 4 anni cercando di dare a questi ragazzi una mentalità e una dimensione internazionale, aumentando del 30-35% le partite. In una nazione che non crede nei giovani dobbiamo ringraziare la Federazione per gli sforzi fatti".