Demetrio Albertini ha ufficializzato la sua candidatura al ruolo di presidente della Federazione italiana Giuoco Calcio (Figc). Con una conferenza stampa a Milano l'ex centrocampista del Milan ha annunciato la sua volontà di competere con Carlo Tavecchio nelle prossime elezioni federali: "Voglio aprire un confronto per il cambiamento e per migliorare il calcio italiano - lo slogan di Albertini -, che deve tornare ad essere il migliore al mondo". ’Identikit combacia con il profilo di Albertini, che non ci sta a sentirsi bollare semplicemente come ex giocatore vantando anche otto anni in Figc, il suo profilo è compatibile con la svolta invocata dal presidente della Juventus Andrea Agnelli e dall’ad del Milan Barbara Berlusconi. "Ho ricevuto diverse telefonate, quella di Barbara ancora no. Alcuni presidenti - ha raccontato l’ex milanista - mi hanno detto: “Sei una persona meravigliosa ma non ti voto perchè sei un ex calciatore”. Io non voglio essere il candidato di una fazione"
"Da tempo -ha detto- avevo maturato considerazioni su quello che il nostro calcio sta subendo, confrontandomi anche con il calcio europeo. Ed ero giunto alla conclusione che occorre mettere al centro del rilancio il calcio giocato. Mi sono chiesto se ci potesse essere la possibilità di fare qualcosa. E la risposta è stata che prima di tutto dobbiamo sapere chi vogliamo essere"
Il riferimento è alla presa d’atto delle resistenze, da parte di molti, dovute all’idea che un ex calciatore possa guidare la Federazione. «"l mio percorso -ha detto Albertini- negli ultimi otto anni, è stato da dirigente e oggi sono ancora catalogato come `ex calciatore´ con una connotazione negativa. Un terzo della mia carriera è stato fatto con la giacca e la cravatta e il mio impegno è stato molto più fuori dal campo che non in pantaloncini". Tra i punti indicati da Albertini per il suo programma, particolare attenzione alla governance, alla competitività e sostenibilità del sistema calcio, alla valorizzazione dello sport sul territorio e al reclutamento: " Dobbiamo puntare -ha detto il vicepresidente della Figc- a un modello snello ed efficiente, mentre oggi la Federazione non è nella condizione di prendere decisioni su obiettivi comuni se non all’unanimità. Basti pensare che la somma di due componenti può raggiungere un peso pari al 51% in Assemblea. Ma queste stesse componenti sono in minoranza nel Consiglio Federale, rendendo di fatto impossibile qualsiasi scelta strategica"
Obiettivo ridare competitività e sostenibilità al sistema calcio. "Dalla riduzione delle squadre professionistiche e allargamento della base per il reclutamento, con la revisione dei criteri di inserimento nelle rose, a una nuova politica sull’immigrazione degli atleti che sia rispettosa delle leggi dello Stato, ma che non sia un blocco per il sistema" . Devono essere valorizzate, all’interno della Federazione, le specificità del sistema professionistico e dilettantistico. «Dobbiamo lavorare creando sinergie e fare in modo che queste componenti possano lavorare costruendo un corretto equilibrio tra il valore culturale, sociale ed economico che il calcio rappresenta" Senza il lavoro di ogni singola componente, tra dirigenti, calciatori, allenatori, arbitri, non si potrebbero giocare le partite. "Eppure non si riesce ad agire tutti insieme: manca l’armonizzazione e la sinergia verso un obiettivo comune che il calcio italiano ancora non si é dato». Altro obiettivo è il progetto sportivo. "Mi spiace -ha sottolineato Albertini- sentir parlare solo di quante debbano essere le squadre nei vari campionati".
Anche il tema del reclutamento, è per l’ex giocatore tra gli argomenti ai quali occorre dare maggior risalto: "Non voglio -ha precisato- essere un dirigente che auspichi solo stadi nuovi senza dare qualità, servizi e sicurezza a quelli attuali, o che voglia modificare i provvedimenti e le sanzioni della giustizia sportiva senza prima intervenire sui comportamenti che li hanno generati. Uno che chieda solo buoni esempi ai tifosi senza darne alcuni ". Il rispetto per il calcio, ha aggiunto " non può essere speso in una campagna elettorale incentrata sulla voglia di poltrone piuttosto che sul bisogno reale di mettersi a disposizione". Chi ha a cuore il futuro del calcio deve ragionare su questi obiettivi «per costruire un futuro più solido: competenze, conoscenze e trasferimento delle conoscenze"