“Notte di sogni, di coppe e di campioni” cantava Antonello Venditti in uno dei brani cult del secolo ventesimo secolo per i giovani italiani. Sono un po' quei sogni, coltivati per anni, su un campo verde, che li vedi li a un passo, che stanno per realizzarsi, ma ti manca ancora qualcosa per poterli vedere realtà. Sono un po' come quelle coppe, quelle europee, che nella bacheca della Juve mancano da quel lontano dicembre 1996, quando a Tokyo un ragazzino già affermato di nome Alex Del Piero siglò l'1-0 contro il River Plate e il successo in Coppa Intercontinentale. Sono poi un po' come quei campioni, che abbiamo imparato a tifare per un anno intero, capaci di ipotecare a tre giornate dal termine lo scudetto ed essere a un passo dalla finale di Europa League, quest'anno di scena allo Stadium. Eh si, perchè stasera, nel fortino bianconero, sotto il cielo ormai tri-stellato di Torino, si gioca molto di più di una semifinale di ritorno. Si gioca la possibilità di tornare a giocare una finale europea, che manca da quello storico 22 maggio 1996 dell'Olimpico di Roma contro l'Ajax. Ci si gioca, se volete, anche una possibilità di alzare un trofeo internazionale davanti ai propri tifosi. E sono proprio loro, questa sera, il valore aggiunto, come già ricordato da Conte negli ultimi giorni.

Lo Juventus Stadium deve essere il dodicesimo uomo in campo, al fianco di undici bianconeri, anzi undici leoni; c'è da ribaltare il 2-1 dell'andata, con quel gol di Carlitos Tevez che ci tiene ancora in vita. Il Benfica si è dimostrata squadra tosta, all'europea, con ottime individualità. Ma la Juve, anche al Da Luz, ha mantenuto in mano buona parte del pallino del gioco. Conte ha solo due dubbi di formazione. Davanti a Buffon, sicuri nella linea difensiva sono Bonucci e Chiellini, mentre è ballottaggio Barzagli-Caceres, con l'uruguagio favorito. A centrocampo Lichtsteiner e Asamoah sulle fasce, con Pirlo, Pogba e il rientrante Vidal in mezzo al campo. Davanti l'inamovibile Apache, con a fianco uno fra Llorente e Giovinco, con il Navarro favorito. Jorge Jesus risponde con Artur fra i pali, Maxi Pereira, Luisao, Garay e Sequeira in difesa; Amorim ed Enzo Perez in linea mediana, con tre mezze punte Markovic, Rodrigo e Gaitan, a supporto dell'unica punta Lima. Ci vorrà una prestazione da incorniciare, una di quelle da Juve di campionato, come quella delle ultime vittorie. Tenace, di carattere, mai doma. Come a Sassuolo, dove il futuro figliol prodigo Zaza aveva fatto sudare freddo i tifosi juventini, prima che l'Apache, Marchisio e Llorente rimettessero le cose a posto, ipotecando di fatto il terzo scudetto consecutivo.

Ci vorrà, come detto, uno Juventus Stadium infuocato, come lo era il “Da Luz” una settimana fa. “Questa notte è ancora nostra”, finiva quella canzone citata all'inizio. Questa notte è ancora nostra, magari può essere bianconera.