Juve a due facce, un po’ come capitato contro l’Inter. Primo tempo da applausi e calo evidente nella ripresa: unica differenza, il Verona ha fatto meglio dei nerazzurri combattendo su ogni palla e trovando un meritato pareggio al 94’. Sopra di due gol, i bianconeri hanno perso, oltre a Chiellini, anche lo spirito e la voglia di fare gioco, lasciando al caso numerosi palloni a centrocampo, sempre anticipati dai motorini del Verona.
Si dice che i risultati negativi servano a dare uno scossone: il 4-2 di Firenze aveva portato a 12 vittorie consecutive, la rimonta veronese di oggi darà da lavorare a Conte in vista degli impegni futuri. Tenendo sempre a mente che il periodo invernale non ha mai sorriso alla sua truppa, sia contro il Cagliari, l’Inter e i gialloblù sono emersi rilevanti problemi di schieramento difensivo sui calci da fermo.
Il gol dell’1-2 è roba che i campioni d’Italia non possono permettersi. Al 52’ su punizione dalla trequarti destra il pallone spiove tagliato al centro dove Toni (il primo punto di riferimento in attacco) schiaccia e trafigge Buffon fra le maglie degli inermi difensori juventini. Tripudio della polveriera Bentegodi e Verona che triplica le forze alla ricerca del pari.
Mica come nel primo tempo quando i ragazzi di Mandorlini si sono difesi in otto subendo la doppietta di Tevez nel giro di venti minuti. Prima al 4’ su respinta del portiere con Carlitos bravo a rimpallare in rete. Poi al 21’, su intuizione di Pogba, che lancia in verticale il numero 10 per il raddoppio. Juve in totale controllo del gioco e superiorità schiacciante che gli uomini di Conte non riescono a concretizzare con il tris.
Motivi? Tanti. Innanzitutto la scarsa vena della mediana. Vidal e Pogba poco presenti durante i novanta minuti e poco lucidi nei passaggi. Llorente ancora un fantasma legnoso nei movimenti e cattivo compagno di suggerimenti per Tevez. Dietro, invece, con l’uscita di Chiellini per infortunio nel momento cruciale della partita, il solo Bonucci ha dovuto “gestire” Ogbonna e Caceres. Un trio, dove nessuno ha nelle corde i tempi giusti da dettare alla retroguardia.
Che poi il gol del pareggio al 94’ sia venuto ancora dalla trequarti destra, stavolta in movimento, con il colpo di testa di Juanito ad anticipare tutta la Juve, è la dimostrazione che il dio pallone ti punisce quando lo meriti. Poco prima, infatti, il palo del neo entrato Osvaldo è stato solo un lampo rispetto al miracolo di Buffon ancora su Toni e ancora su calcio da fermo. Oscuro presagio della testa di Juanito. Insomma, al Bentegodi tre indizi hanno fatto una prova, anzi, due gol, quelli di un pareggio insperato per i padroni di casa, e da suicidio per la Juve che aveva la gara in pieno controllo.
Da Roma sono giunte notizie agrodolci. Il pareggio della seconda in classifica nel derby con la Lazio rappresenta una minima consolazione per la Juve che rimane a +9, in attesa del recupero di Roma-Parma. E pensare che con un pizzico di maturità in più alla Juve avrebbero festeggiato il +11.