Un passaggio sbagliato, l'ira sugli spalti, la reazione di un genitore risentito, le accuse. Birindelli minaccia di lasciare il campo se i litigi tra genitori continuano. E puntualmente, non viene meno alla promessa. I suoi ragazzi, giovani del Pisa classe 2002, seguono il coach e lasciano il terreno di gioco. Un gesto eclatante, una voce fuori dal coro. Educazione, rispetto e sportività, i capisaldi di Birindelli fin dal suo arrivo alle giovanili nerazzurre. E lui, uomo di parole, non si sottrae ad una scelta impopolare, difficile.
La decisione però raccoglie elogi da ogni latitudine, ed il messaggio vuole essere forte. La sportività, così latitante nei nostri stadi, deve essere insegnata fin da subito, prima ancora di uno stop, di un tiro o di uno stacco di testa. E infatti, tutto nasce da un passaggio errato di un ragazzino. Un genitore, visibilmente indispettito, consiglia a Birindelli di sostituire il baby giocatore, con molta meno eleganza. Per contro, il padre del ragazzino in difetto, si risente e risponde al fuoco. Ed il resto è un climax di insulti, che richiama l'attenzione di miste Birindelli a bordocampo.
Da uomo di campo, si assume una responsabilità non indifferente. Così come fece Boateng un anno fa, a Busto Arsizio, quando abbandonò polemicamente il campo per rispondere agli ululati razzisti intonati(?) nei suoi confronti. Il coraggio di Birindelli, però, richiama la solidarietà di tutto il mondo del calcio.
Tutti tranne qualcuno, e non uno qualsiasi. L'organo federale, la FIGC, risponde con un comunicato sintetico. "Il Giudice Sportivo territoriale, esaminati gli atti ufficiali da cui si rileva che la gara è stata sospesa al 14’ del secondo tempo in quanto il Pisa 1909 ha rinunciato al proseguimento della disputa della stessa, visto l’articolo 53 comma 2 delle norme federali, decide di infliggere al Pisa 1909 la punizione della perdita della gara per 0-3, nonché la penalizzazione di 1 punto in classifica”.
Punita la società, e non l'allenatore, almeno per il momento, per intemperanze dei propri tifosi. E qui, qualcosa non torna: colpevole una società, per un'iniziativa portata avanti da un suo tesserato, innocente. Il provvedimento della FIGC è aderente al regolamento, ma quantomai mutilato. Diamo atto che, è una coperta corta. Copri il buonsenso e scopri il regolamento. Ma, resta il fatto che la pezza è peggiore dello strappo, e mai come in questo caso sarebbe stato utile fare appello ad una maggiore elasticità nell'applicazione della norma.
Ed è il peggior modo di far capire a Birindelli che il mondo del calcio ha bisogno di più Birindelli, che cerchino di sradicare il problema alla radice. E a cosa serve l'indignazione ai cori dei ragazzini in curva? A cosa servono le migliaia di euro di multe alle società? Se poi non si ha il coraggio di difendere un gesto tanto coraggioso quanto indispensabile in un momento di tale povertà di valori sportivi.
Nel freddo tentativo di difendere l'applicazione della legge sportiva, ultimamente sempre più delegittimata, si perde di vista il vero scopo del gesto di Birindelli. Educazione, rispetto e sportività, le tre colonne della religione sportiva dell'ex Juve. Solo le sue? I genitori di Ospedalieri-Pisa rappresentano il degrado della competitività estrema, e navigano lontani dai valori del coach dei loro figli, purtroppo.
Un bel cartello in stile Simpson, "i vostri figli non sono così bravi come pensate", sarebbe perfetto. In quel momento ci siamo sentiti quasi tutti Birindelli, abbiamo pensato che con esempi del genere il nostro calcio può tornare in alto, grazie ad educazione, rispetto e sportività. Evidentemente, non siamo tutti dello stesso avviso, e resterà un'ennesima occasione persa.