VARSAVIA- Ciò che è accaduto prima, durante e dopo il match di Europa League tra Legia Varsavia e Lazio ha dell’incredibile. Probabilmente a contribuire all’accaduto ha influito la cattiva nomea che la frangia più estrema dei supporters biancocelesti si è fatta negli anni passati, ma ciò non giustifica il comportamento inquisitorio e preventivo delle forze dell’ordine polacche.
Le prime voci parlavano di una settantina di tifosi laziali bloccati dalle autorità, il numero è poi man mano sempre più cresciuto durante la notte, fino ad arrivare ad un massimo di 150 individui bloccati, tra cui anche un ragazzo disabile. Le dinamiche, anche considerando le testimonianze delle due parti, sembrano essere veramente poco chiare.

Le prime dichiarazioni giungono proprio dai fortunati tifosi biancocelesti che sono riusciti a tornare in Italia: “Ci hanno trattato come prigionieri di guerra, senza diritti, ammassati a fine partita vicino ad un fiume con i cani della polizia che ci saltavano addosso […] tra i 120-150 fermati ci sono alcuni amici, ragazzi che non hanno mai girato con coltelli o bastoni ma che sono stati portati via solo perché stavano nel gruppo che marciava con il corteo”.

Tra i ragazzi tornati in Italia regna l’incredulità, come si evince dalle parole di Alessandro: “Il clima era ostile fin dall’inizio. Perquisizioni ovunque, test su alcol e droga fatti prendendo le persone a caso in mezzo al gruppo. […]Una follia, arresti di massa che neanche al G8 di Genova e lì successe di tutto, mentre a Varsavia non è successo nulla, non c’è stato neanche un ferito tra i tifosi del Legia o tra le forze dell’ordine. E questo la dice lunga”.

C’è chi parla di violazione di diritti umani, di insulti ricevuti da parte dei poliziotti e di perquisizioni preventive nell’hotel dove alloggiavano dei supporters biancocelesti. C’è anche chi ammette le proprie colpe in passato senza vergognarsene, ma ribadisce con convinzione la propria innocenza sui fatti di Varsavia: “In passato abbiamo sbagliato e nessuno si è mai lamentato, ma stavolta no. La Polizia, ti prendeva, ti fermava, controllava i documenti, perquisiva, faceva alcol test volanti e poi ci hanno lasciato dentro lo stadio per oltre tre ore in quel gelo, poi ci hanno fatto uscire 5 alla volta, fregandosene se stavi con un gruppo di amici”.

La polizia polacca, che sembra anche aver trattenuto e fatto spogliare gente nel freddo artico della Polonia, si difende dichiarando che alcuni tifosi laziali sono stati trovati con coltelli e tirapugni, altri invece erano ubriachi: “I teppisti hanno attaccato gli uomini della polizia, bersagliando ufficiali e auto con pietre e pali. Alcuni hanno indossato un passamontagna e gli agenti sono entrati in azione, arrestando un totale di 149 persone. Molti di loro erano ubriachi e avevano con loro oggetti pericolosi, tra cui coltelli e tirapugni. I detenuti sono stati portati immediatamente alle unità di polizia. I capi di imputazione sono aggressione a pubblico ufficiale, volto coperto dal passamontagna (reato in Polonia, ndr) e disturbo dell’ordine pubblico”.

A difesa del popolo biancoceleste sia è subito mossa l’ambasciata italiana di Varsavia (www.ambvarsavia.esteri.it), la quale ha messo subito a disposizione un centro emergenza per mettere in contatto i familiari con gli “ostaggi”. L’ambasciatore italiano, nella giornata di ieri, ha subito espresso la volontà d’aiutare i tifosi laziali ed ha dichiarato: “Il numero è di 137 tifosi fermati per degli incidenti, le autorità stanno analizzando caso per caso per decidere cosa fare. Le accuse mosse sono le più svariate”. A chi gli chiede il perché di tutto ciò, l’ambasciatore risponde: “La polizia polacca sostiene di essere stata attaccata, ma non sono in grado di darle un giudizio”. Nella giornata di oggi l’ambasciata ha tranquillizzato tutti spiegando che i processi hanno avuto inizio e che qualche tifoso è “già” stato rilasciato.

La situazione varia comunque da individuo a individuo e, nonostante il blocco preventivo di così tante persone non sia una cosa normale, la situazione dovrebbe tornare nella normalità tra sabato e domenica. In merito si è espresso anche il presidente Lotito, il quale ha dichiarato: “Sia fatta chiarezza sull’accaduto”, ricordando poi l’increscioso fatto successo l’anno scorso con i tifosi del Tottenham, quando questi furono aggrediti da estremisti di destra per questioni politico-culturali, ma la stampa e i media spararono a zero sui tifosi biancocelesti, salvo poi scoprire che la maggior parte degli aggressori era addirittura di fede romanista.

La questione sembra aver smosso proprio tutti, tant’è che anche l’On. Onoratosi è mosso a difesa dei cittadini italiani rimasti a Varsavia scrivendo una lettera al sindaco capitolino Ignazio Marino: “Sindaco Marino intervenga immediatamente presso l’ambasciata della Polonia: ci sono centinaia di cittadini romani di fatto sequestrati a Varsavia, alcuni con problemi di salute, che non riescono a mettersi in contatto con l’Italia e con le loro famiglie. Si tratta di tifosi laziali accolti con aggressioni e insulti: non è mai troppo tardi per imparare a difendere i propri concittadini”. Vicenda che ha dell’incredibile e che dovrebbe far pensare autorità sportive e non, anche in funzione di ciò che accadde nella gara d’andata, tenutasi a Roma, con i tifosi polacchi.