"A mezzanotte, uscite a mezzanotte", profetico il coro della Sud durante il match con il Genoa. Di solito si intona in forma intimidatoria verso i tifosi avversari, ma stavolta il bersaglio erano i giocatori stessi, definiti indegni di vestire una maglia tanto gloriosa. Giust'appunto, i giocatori e lo staff del Milan sono rimasti bloccati dentro lo stadio di San Siro fino ai primi minuti del giorno seguente, a causa dell'assedio del tifo rossonero.
Ebbene si, anche la tifoseria, che bene o male ha sempre e costantemente sostenuto a gran voce squadra ed allenatore, salvo qualche frecciatina alla società, ha perso la pazienza. E nessuno è esentato dalla veemente protesta: gli striscioni apparsi durante il match contro il Genoa sono lo specchio fedele dell'umore attuale di tutto il mondo rossonero, di cui San Siro è ormai un polemico portavoce.
A mediare con i supporters, due senatori come Abbiati e Kakà, che sono stati protagonisti del Grande Milan, malinconicamente richiamato alla memoria da uno striscione esposto durante la sfida ('Dagli anni d'oro del Grande Milan, agli anni di Zapata e di Constant'). L'araba fenice è rinata dalle sue ceneri, come il teatro veneziano che della fenice porta proprio il nome: bruciato e ricostruito per ben tre volte. E' il punto più basso del Milan di Berlusconiana memoria, che vanta la nomea di 'Club più titolato al mondo', un blasone che pare ormai dissolto nelle nefandezze di una stagione turbolenta e avara di soddisfazioni. Ma dalle proprie ceneri si può sempre rinascere.
'Mai un Milan così disastroso, la nostra storia avete infangato', l'urlo rabbioso della Sud, con il palato abituato a prelibatezze da Nouvelle Cousine. La realtà dei fatti però lascia poco spazio all'immaginazione e alla speranza: giocatori sfiduciati, società che si prepara ad una storica transizione, allenatore con data di scadenza, tifosi al limite della sopportazione. Anche i più innamorati di questo Milan si sentono traditi, delusi da un'amante invecchiata, che ha smarrito la sua eleganza ed il suo charme.
Tutti gli obiettivi stagionali stanno pian piano sfumando, se si parla di campionato, in quanto la Champions League è lontanissima, in egual misura l'Europa League. Domani al celtic park i rossoneri si giocano una fetta importante di qualificazione agli ottavi, che potrebbe dare un senso alla restante parte di quest'anno calcistico. Una porta per l'Europa, o meglio una porta di servizio, potrebbe essere la Coppa Italia, e l'attuale organico è alla portata.
Nel frattempo, nella giornata odierna è tornata in campo la famiglia Berlusconi: in primis il patron Berlusconi, durante una conferenza stampa per il processo Mediaset:, si è così espresso: "Il Milan ha bisogno che io torni ad interessarmi di lui", poi ad una domanda sul futuro di Allegri ha glissato: "Ci vediamo a San Siro, e risponderò". Prima ancora, la figlia Barbara si era recata a Milanello per incitare la squadra e garantire il sostegno e la fiducia della società; durante la visita si è intrattenuta a lungo con il capitano Montolivo, esortando tramite lui ad un maggiore impegno collettivo.
Successivamente, intercettato all'aeroporto di Malpensa prima della partenza per Glasgow, Adriano Galliani ha di nuovo spento le voci sull'addio di Balotelli: "Mario resta al 101%". E' notizia di oggi il presunto ritardo agli allenamenti di Supermario, per giunta la seconda infrazione consecutiva.
In questo fiume di dubbi e parole, l'unica certezza inopinabile è che il Milan si gioca la qualificazione agli ottavi di Champions al Celtic Park di Glasgow, stadio tipicamente caldo e fortino di ardua conquista per le squadre avversarie. La situazione di classifica del girone H non la rende un'impresa impossibile, ed i rossoneri hanno un bisogno estremo di tornare alla vittoria.
I sostenitori hanno fatto terra bruciata intorno alla società, ai giocatori e all'allenatore, rei tutti di non tenere alto il nome ed il blasone di una società storica come l'AC Milan. "Saremo una squadra di diavoli, i nostri colori saranno il rosso come il fuoco ed il nero come la paura che incuteremo agli avversari", sentenziava Herbert Kilpin, fondatore del Milan nel 1899. I tifosi hanno preso spunto anche da questa frase per la loro contestazione, "Rossi come il fuoco e neri come l'incazzatura, se non sputate sangue iniziate ad avere paura".
I toni sono forti, come forte si spera sia la reazione sul campo. Nel suo periodo più buio, più nero, è proprio dal nero da cui il Milan deve ripartire, per tornare ad incutere paura ai suoi avversari. Quello che una volta era il Diavolo, ora rischia di trasformarsi in un mite diavoletto; ed i tifosi hanno deciso di sputare fuoco per riscaldare un ambiente dimesso, che fatica a reagire, catapultato in un contesto inusuale, lontano dai grandi fasti.
In attesa della rinascita, il Milan cade, incassa il colpo e fatica a rialzarsi, rotolando sempre più giù, sempre più verso la Sud.