L’esito sperato da buona parte della piazza è arrivato, per la seconda volta in stagione il Catania coglie il massimo della posta in palio, ma soprattutto si dà una spinta decisa nella corsa verso la salvezza e fornisce le prime conferme di uno spirito di gruppo nel pieno della sua ricostituzione, con effetti positivi anche sulle trame di gioco. L’Udinese reagisce egregiamente dopo gli strascichi seguiti alla pesante sconfitta interna con l’Inter, ma torna a casa a mani vuote.
Il successo dei rossazzurri è risicato ancor più di quanto non dica il punteggio, che penalizza oltremodo un’Udinese coriacea e in buono stato tecnico a dispetto del trend negativo (quarta sconfitta nelle ultime cinque gare). I due pali, colpiti da Pereyra nel primo tempo e da Pinzi nel secondo, accrescono il rammarico dei friulani insieme al netto dominio territoriale tra il quarto d’ora precedente l’intervallo e la successiva ripresa. Senza il necessario cinismo e la padronanza dei movimenti negli ultimi 20 metri è stato tutto più difficile per la squadra di Guidolin, ad oggi in una delle fasi più delicate della sua seconda gestione in bianconero.
Due rigori, tra il primo e il secondo tempo (sospetti interventi col braccio in area di Tachtsidis e Legrottaglie), aggiungono un po’ di pepe al post-partita, anche se dall’altra parte si pone l’accento sulle mancate espulsioni di Domizzi (già ammonito quando compie l’intervento da rigore su Legrottaglie, passibile di ammonizione) e Pereyra (calcio di reazione a Guarente dopo che questi lo aveva fermato fallosamente all’inizio di un contropiede pericoloso).
In casa Catania le indicazioni positive si accumulano sotto l’aspetto non tanto tecnico e quantitativo, con i rossazzurri messi alle corde dagli ospiti già prima dell’episodio decisivo, quanto dello spirito e della personalità, ed è forse per questo che il secondo tempo in perenne apnea e il possesso palla nettamente inferiore non risaltano affatto in primo piano: oggi il Liotro doveva vincere a tutti i costi, continuando a riappropriarsi della dimensione mentale della perenne lotta e del sacrificio, nella strada tracciata finora in maniera irreprensibile da Luigi De Canio.
Le conferme arrivano anche da chi si era perso per strada, sembrava destinato a finire in maniera insignificante e anzi assai amara la propria esperienza con i colori rossazzurri, ma stasera ha esibito una forma e una verve sconosciuta dalla cavalcata con Mihajlovic. Il Catania aveva e ha bisogno di Maxi Lopez, Maxi Lopez aveva e ha bisogno di riconquistarsi i risultati che il suo livello tecnico richiede: dopo Napoli altra prova di ottima utilità al resto della manovra, impreziosita dalla trasformazione del rigore che decide l’incontro al 30’, segno concreto di ritorno e riappacificazione con la piazza etnea per la “Galina de Oro”.
Gara globalmente gradevole e coinvolgente per ritmo e pathos. Ritmi molto alti nel primo quarto d’ora, occasioni per Castro e Pereyra ma è il numero 37 bianconero a creare il pericolo maggiore, infilzando come una lama nel burro la difesa etnea in una delle sue pochissime distrazioni collettive e manda sul palo a tu per tu con Andujar. Prima della mezz’ora Maxi Lopez ha già la cartuccia per far esplodere il “Massimino”, ma non arriva di un soffio sul traversone corto di Castro. Poi il rigore e la risposta veemente dei friulani che costringono gli etnei alle barricate e alle ripartenze in contropiede.
A tratti è un monologo degli ospiti, ma lo spirito dei “senatori” (gagliarda prova di Capuano, oltre al puntuale Legrottaglie) e la personalità dei più giovani (altra conferma per Rolin, adattato con successo a destra, mentre continua a stupire Gyomber) danno linfa e solidità alla retroguardia, mentre Castro e Keko (poi anche il sostituto di questi, Leto) partono come gazzelle, ben orchestrate da un Tachtsidis quasi d’incanto manovratore a memoria.
L’Udinese, abbastanza sfortunata, in avanti soffre maledettamente la mancanza di un distributore di soluzioni e genialate varie come Totò Di Natale, Muriel è sulla via della migliore condizione ma non punge e la strada più indicata è quella delle conclusioni da fuori, più volte battuta: a fine gara saranno 21 in tutto le conclusioni dei friulani, la più pericolosa della ripresa è un sinistro velenoso di Pinzi dal limite che si infrange sul palo esterno ad Andujar battuto, al minuto 67, Gabriel Silva si avventa sulla sfera per la ribattuta ma è in fuorigioco.
I cinque minuti di recupero conclusivi sono interminabili per il pubblico del “Massimino”, che rivive ansie e paure anch’esse non provate da tempo, ma l’Udinese, sfiancata, non crea più nessun pericolo. Il triplice fischio scatena l’urlo liberatorio del popolo rossazzurro e infrange le speranze dei cinque generosi sostenitori friulani giunti in Sicilia.
Per il Catania le note più importanti arrivano dalla coesione vista in campo e ricreatasi anche con l’esterno, certificata dagli applausi di approvazione del dopo-gara; risposte decise e positive sono arrivate però anche dai bianconeri, compatti e sul pezzo dopo la delicata settimana post-Inter, quasi emblematizzata dalla lite Allan-Guidolin. Considerando anche la necessità, ancora molto pressante per gli etnei, di riacquisire la condizione migliore, recuperare gli infortunati e incrementare il bottino per tirarsi fuori dalla “zona rossa”, la sosta di domenica prossima per le nazionali sarà molto gradita tanto in Sicilia quanto in Friuli.