Il portierone numero uno al mondo indossa la maglia bianconera per il tredicesimo anno consecutivo. Per il dirigente bianconero, ex Lazio e Juve, il calcio giocato è solo un gran bel ricordo. Ma per Gigi Buffon e Pavel Nedved, una carriera in parte condivisa, tra vittorie e sconfitte in serie A, la vicenda calciopoli, la serie B e la rinascita, c’è veramente tanto in comune e, primo tra tutto, c’è l’amore per la maglia della Juventus.

Questa appena cominciata è una di quelle settimane che segnano la stagione. A Torino si sfidano Italia e Repubblica Ceca, la prima in cerca del visto finale per Brasile 2014, la seconda pronta a coltivare l’ultima speranza. Ma questi sono anche i giorni che precedono una delle sfide più emozionanti del campionato, con la Juventus di Conte che volerà sabato a Milano per sfidare i nerazzurri di Mazzarri.

Domani allo Juventus Stadium, Gigi Buffon toccherà il record di presenze per ora in mano ad un altro campione del mondo e suo compagno di squadra, Fabio Cannavaro. 136 volte con la maglia azzurra, 16 anni che diventano 20 se si considerano anche le giovanili.

Nell’intervista esclusiva rilasciata a Sky Sport, il portierone ha anche parlato di Juventus. Tredici anni a Torino e la sua Juventus che, come la nazionale, rappresenta “la storia di grande amore, di grandissima passione, di grandissimo affetto, di tante persone conosciute. Di tantissime vittorie e qualche sconfitta, che hanno scandito i tempi e gli umori della mia vita” racconta al giornalista. In meno di due anni dal ritorno sulla grande scena, il Gigi Nazionale ha vinto due campionati e due Supercoppe. Due belle stagioni, sicuramente, da annoverare tra ricordi indimenticabili di una vita. Per il resto, è quasi certo che una delle sconfitte che hanno fatto più male a Buffon e agli juventini è la finale di Coppa Campioni persa a Manchester contro il Milan, seguita dopo qualche anno dal purgatorio della Serie B 2006-2007.

Nella notte della finale di Champions, mancava invece l’altro grande sedotto dalla Juve: Pavel Nedved saltò la partita decisiva dopo l’ammonizione (da diffidato) rimediata contro il Real Madrid a Torino. In molti ricorderanno l’uomo più che il calciatore, in lacrime a fine gara, consapevole che quel cartellino giallo a pochi minuti dalla fine avrebbe significato perdere – da protagonista - un appuntamento con la storia. Nonostante la sconfitta, nonostante la retrocessione e lo scandalo calciopoli, Nedved alla Juve non avrebbe mai rinunciato. L’avvicinamento da parte dell’Inter e di Moratti non ha rappresentato una tentazione ma solo un motivo di orgoglio. “Sono molto contento di aver fatto questa scelta (ndr di rimanere alla Juve) perché non avrei potuto indossare un'altra maglia”. Rapito dal gioiello di casa Agnelli, Pavel ha calpestato i campi della serie cadetta, con la stessa determinazione delle partite di Champions e delle sfide scudetto. Anche per questo ha voluto sottolineare che: "Noi juventini sentiamo di avere 31 titoli perché abbiamo lavorato, abbiamo sudato e abbiamo vinto. Poi ci sono altri che sicuramente la pensano diversamente. Comunque, finché si rimarrà sulle battute sportive, è giusto così".

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