La gara inaugurale del campionato di serie A 2013-14 riserva un esito tanto stucchevole quanto legittimo sulla scorta di quanto ha detto il campo. Il Verona di Andrea Mandorlini mette ko il Milan nell'anticipo del "Bentegodi". Finisce 2-1, la doppietta di un immenso Toni condanna i rossoneri alla sconfitta dopo l'illusorio vantaggio di Poli. Tra gli scaligeri, tutti oltre la sufficienza, pollice su in particolare anche per Martinho, Cacciatore e Romulo; per il Diavolo attacco in ombra, Balotelli lotta, anche contro gli sfottò ironici e ugualmente taglienti della curva veronese, ma è il grande sconfitto.
Primo spezzone di prevedibile controllo rossonero, scaligeri attendisti e accorti, bravi ad ottundere frequentemente le vie di fuga sugli esterni. La banda di Allegri si ingegna allora per vie centrali, con i limiti creati dalle marcature dei padroni di casa: prima squilla Montolivo, mandando alto dalla trequarti, poi, all’8’, destro fulmineo da fermo di Balotelli dal limite che trova la risposta di un reattivo Rafael. Il Milan fatica a sfondare, ma con un giro di chiave corona la supremazia territoriale del primo quarto d’ora grazie al primo gol in rossonero di Andrea Poli: il mediano ex Sampdoria è bravo a lavorare con un dribbling a seguire in area un sapiente suggerimento di Balotelli, facendo fuori in men che non si dica Cacciatore e Maietta e freddando Rafael con un comodo rasoterra sul palo lontano. Minuto 15.
Il Verona deve avanzare il baricentro, la risposta è affidata ad un destro velleitario dalla distanza di Romulo. Il termometro del match sale gradualmente, Jorginho si becca un giallo per una netta ancata su Balotelli, dal canto suo sempre in agguato: la sua seguente punizione dai 25 metri al minuto 21 viaggia pericolosamente verso il sette della porta scaligera, spegnendosi di poco a lato. Un apprezzabile sinistro al volo a mezz’altezza di Martinho non crea problemi ad Abbiati, ma la dice lunga sul coraggio e sulla predisposizione guerriera della banda di Mandorlini, che poco dopo rischia di fare un brutto scherzo con un contropiede originato da un intercetto in pressing a centrocampo, finalizzato da Romulo ma sventato da Mexes. Ritmi sempre sostenuti, il Verona non molla la presa e trova il pari alla mezz’ora, nel segno della punta di diamante del suo nuovo progetto: calcio d’angolo battuto da Jankovic dalla destra, la retroguardia rossonera si dimentica letteralmente di Luca Toni, che di testa non perdona e scatena un boato che al “Bentegodi” non si udiva da troppo tempo.
Il gol è linfa vitale, semmai ce ne sia bisogno, per la manovra dell’Hellas, spesso imperfetta ma intrisa di cuore; il Milan va nel pallone, perde sostanza da metà campo in avanti e rischia la frittata al 37’, quando una respinta corta di Abbiati su una velenosa girata di Toni dal limite chiama Abate a liberare. Balotelli spreca un’altra cartuccia su punizione dalla lunga distanza, beccandosi gli applausi ironici all’unisono della curva veronese: è la fotografia del pomeriggio per l’uomo più atteso, sia per contenuti tecnici che per l’inequivocabile rapporto con la piazza veronese. Rossoneri in affanno mentale e di idee piuttosto che fisico, il Verona non si accontenta e bagna del proprio spirito di abnegazione anche gli ultimi cinque minuti della frazione, giusto il tempo con cui Luca Toni manda ancora un messaggio ad Abbiati con una girata di testa su cross dalla destra, bloccata dall’estremo rossonero. Senza concedere recupero Calvarese manda tutti negli spogliatoi per l’intervallo, salutato dall’applauso collettivo, stavolta sincero, dei 30.000 del “Bentegodi”, che certifica non solo la prestazione confortante dei gialloblù, ma anche una frazione oggettivamente apprezzabile chiusasi con un risultato sicuramente equo.
Logico e doveroso aspettarsi tutt’altro registro dai rossoneri già in apertura di ripresa, e invece si ripropone il copione del Diavolo spento e fuori giri. Il Verona fa ben più del suo compitino e ad ogni proposizione è graffiante: al 52’ Cacciatore incorna pericolosamente di tuffo in mischia e chiama Abbiati alla deviazione in angolo, poi, quasi come se fosse atteso, il sorpasso gialloblù, partorito ancora da una zuccata di Toni che converte come merita un’invenzione dalla trequarti di un Jankovic in formato “Genoa 2008”. Dal Milan non c’è reazione, solo qualche sortita sugli esterni e poco più. Il Verona continua a martellare, un altro tentativo aereo pericoloso, stavolta di Donati, suscita l’approvazione sentita della bolgia gialloblù, ma guai a gongolare: Montolivo calcia indisturbato in area dopo uno schema su angolo, il muro difensivo respinge ma sorge un’azione prolungata rossonera in zona calda, spenta con qualche affanno. Non ci si può fidare di una fuoriserie, neanche quando è in giornata no, e allora Martinho spende dieci anni di vita nella ripartenza ad uomini pari che può valere il colpo della sicurezza, ma Abbiati vola ad intercettare il suo cross dalla sinistra.
Allegri deve dare una scossa, anche a costo di cambiare ben due delle tre carte in tavola per l’attacco: fuori gli evanescenti El Shaarawy (un revival della seconda parte della scorsa stagione che fa notizia dopo il rigenerante precampionato) e Niang, dentro Emanuelson e il 19enne Andrea Petagna, in mostra nella preparazione estiva e ora chiamato a dare il suo contributo in una situazione non ideale, ma stimolante, al suo esordio in serie A. Il Milan, vuoi anche perché il generoso Hellas sia vicino alla riserva e si apposti per il contropiede in campo aperto, guadagna di netto terreno ma non altrettanto incisività. Balotelli non ne azzecca una, Jankovic prova l’eurogol con un tiro a spiovere dalla trequarti, la palla non si abbassa a sufficienza. Squadre inevitabilmente allungate, altrettanto inevitabilmente Allegri si sbilancia gettando nella mischia anche Robinho, mentre Martinho fa posto a Gomez godendosi, con pieno merito, l’ovazione del “Bentegodi”. Il numero 7 rossonero, più volte sul piede di partenza in estate prima del rinnovo, mette in mezzo un appoggio orizzontale che attraversa l’intera area piccola, ma nessun piede amico si avventa.
Al Milan manca adesso (ammesso che ci sia stata prima) la brillantezza negli ultimi 25 metri, bisogna insistere e Montolivo impegna severamente dai 25 metri Rafael con un destro a bassa altezza a fil di palo. La rabbia e la forza della disperazione danno impulso anche alle gambe di SuperMario: saetta dal centro dell’area, Rafael è ottimo ma per il Verona si prospettano cinque minuti di apnea: un rischio di autogol di Maietta su un’azione successiva tiene in ansia il “Bentegodi”, intanto calcia da fuori anche Nocerino che non trova la porta. I rossoneri intensificano la pressione e guadagnano angoli in serie. Al penultimo minuto regolamentare sussulto della freschezza gialloblù rimasta in campo, prima con il bomber della promozione Cacia (bravo Abbiati a distendersi sul diagonale verso il palo lontano), subentrato a Toni, poi in successione con Romulo. Prima dello scoccare del recupero l’episodio che riassume il pomeriggio di impotenza rossonera, che ha coinvolto in primis il suo terminale offensivo: Balotelli si inserisce in area per raccogliere un pallone dalle retrovie, Albertazzi gli taglia la strada e cade giù accentuando non poco il contatto; Calvarese non concede nulla, poi lo punisce con un giallo a fronte delle reiterate e nervose proteste.
La perdita di controllo momentanea non scioglie la punta della Nazionale, che si guadagna con caparbietà una punizione sulla zona cross sinistra per l’ultimo tentativo al 94’: palla in area, Rafael pasticcia in uscita, la palla rimane sospesa a centro area ma un difensore allontana la sfera quel tanto che basta per indurre Calvarese ad emettere il triplice fischio. L’impresa è servita, l’Hellas non poteva regalarsi serata migliore dopo 11 anni di purgatorio misto ad inferno, mentre per il Milan le prossime ore saranno quelle del perché. E mercoledì c’è il Psv Eindhoven.
In chiusura, da annotare per dovere di cronaca lanci di oggetti sugli spalti tra drappelli delle due tifoserie dopo la fine della partita.