Sembra un film già scritto, quasi un pegno da pagare (e sopportare) nel momento in cui il conto alla rovescia si assottiglia e cammina lento ma inarrestabile verso lo zero. Non sembra affatto un caso che a chiudere il fiume di parole scritte e parlate delle previsioni, delle chiacchere da bar e, perché no, anche delle punzecchiature, fosse Verona-Milan: oggi pomeriggio alle 18, lo stadio “Bentegodi” sarà il teatro dell’avvio dell’82^ edizione del campionato di serie A a girone unico, la 112^ in assoluto, dopo undici anni griffato Hellas per le gare del massimo campionato nazionale.
Un torneo che attira una dose maggiore di attesa e curiosità, per gli importanti mutamenti negli organici di alcune rose, coincisi con un massiccio traffico diretto verso l’interno dei confini nazionali che, nomi alla mano, dovrebbe produrre livello e interesse maggiori. E’ la prima di campionato per un Milan che deve dare e darsi il conforto di altre conferme, dopo il coraggioso ridimensionamento della scorsa estate, la faticosa opera di riquadratura del gruppo coincisa con il pesante handicap di punti accumulato nelle prime settimane e la lenta rimonta proseguita in autunno, inverno e primavera, nel segno di El Shaarawy prima e Balotelli poi. Ma è anche la prima della nuova avventura del Verona di Andrea Mandorlini, che giunge al culmine del cammino iniziato tre stagioni fa in Prima Divisione dopo anni di buio pesto, coincisi con bocconi amari da ingoiare e incubi duri da mettere alle spalle.
C’è grande interesse attorno al modo in cui gli scaligeri approcceranno la massima serie per i decisi investimenti dal presidente Setti, capaci di disegnare un organico che potrebbe esibirsi in un rendimento frizzante, propenso a travalicare i confini dell’aspra lotta per il mantenimento della categoria. Verona-Milan è però, vuoi per i suoi ricorsi storici, vuoi per le vicende passate in terra scaligera del suo principale protagonista designato, una gara iniziata già in settimana ai microfoni.
Il post-gara al veleno di Chievo-Inter del 6 gennaio 2010, con Balotelli beccato in partita dagli ululati, per esperienza non soltanto riconducibili al suo temperamento e alla sua fragilità mentale di quel periodo, prima di sfogarsi in una frase di disprezzo all’indirizzo del pubblico veronese, è il background della situazione. Molto più diplomatica la vigilia di questa settimana, con l’accensione della miccia del sindaco scaligero Tosi, seguito dalla risposta pacata di Allegri, con dirottamento delle attenzioni sul presidente Berlusconi, e dal successivo passo indietro dello stesso primo cittadino veronese. I fari dell’opinione pubblica però sono sempre rivolti su di lui (why always him?), su SuperMario, cui, dopo aver ceduto alla tentazione di rispondere con un post provocatorio su Twitter, toccherà l’incombenza di mettere a referto un’altra tappa del proprio percorso di maturazione non solo tecnico-tattica, ma mentale.
Il calcio giocato reclama spazio e merita di essere avvicinato con le probabili formazioni. Casa Verona: solo all’ultimo Mandorlini deciderà se affidare la porta al neocquisto Mihajlov o continuare a puntare sul senatore Rafael, baluardo della porta agli anni di Lega Pro, ma nelle ultime ore sono salite le quotazioni del brasiliano; per il resto 3-5-2 con un altro ritorno rispetto ai programmi estivi, quello di Cacia, che affiancherà Toni in avanti. Nel Milan due ballottaggi: Constant-Emanuelson sulla corsia difensiva mancina e Nocerino-De Jong in mediana, con i primi in vantaggio; in avanti il trio delle creste, Niang, El Shaarawy e, appunto, Balotelli.