Dalle ore 21 del 18 maggio 2013, fino alle undici meno un quarto della stessa sera, presso lo stadio Olimpico di Roma è andata in scena una vera e propria lezione di calcio. La Juventus ha battuto 4-0 una Lazio troppo fragile per essere vera e lo ha fatto con un'impressionante sicurezza nei propri mezzi. La Supercoppa Italiana non ha mai avuto storia perchè al momento è troppo ampio il divario fra le due formazioni che si sono spartite i trofei nazionali della scorsa stagione. 

La Juventus ha risposto da grande squadra a tutti i dubbi sorti nel precampionato e ha spazzato via una Lazio molle, arrendevole, prevedibile nella manovra e quindi messa male in campo. É anche vero che non è tempo per i processi, né per trarre delle conclusioni che risulterebbero affrettate. Le partite d'agosto sono sempre da prendere con il beneficio del dubbio, basti pensare al 2-0 che la Lazio inflisse, proprio in Supercoppa, ma in quel di Pechino, all'Inter futura “triplettista”.

La partita di ieri va presa come un'avvisaglia, come un segnale di qualcosa che è da registrare. È chiaro ed è palese per tutti quanti che alla Lazio serve qualcosa in più, un qualcosa che però difficilmente arriverà in queste ultime due settimane di mercato. Serve anche un'identità di gioco diversa, perchè non puoi sperare di battere la Juventus campione d'Italia con il solo Klose in avanti e affidandoti alle iniziative estemporanee di Candreva e Lulic. Hernanes non è certo quello di ieri sera – disperso nel nulla -, ma l'esperimento del doppio regista (con Biglia che è il doppione dinamico di Ledesma) fatica a trovare riscontri entusiastici. Dietro la coppia Dias-Biava è quel che è, con il brasiliano lontano parente del giocatore del primo anno e con Novaretti che se resta in panchina un motivo ci sarà.

L'accelerazione impressa dalla Juve nel primo quarto d'ora della ripresa è stata incredibile e ha messo a nudo tutte le difficoltà della banda di Petkovic, sia fisiche, che tecniche, che mentali. È stato un tracollo, senza mezze misure. Ma è proprio su quei quindici minuti che bisogna lavorare e impostare il lavoro. La stagione non è ancora cominciata, il tempo c'è, ma ormai è chiaro che Petkovic dovrà inventarsi qualcosa con quello che ha.