La differenza sulla carta era abissale, e la sconfitta quasi annunciata. Sul campo, sconfitta è stata, ma l'Italia ha ben figurato, creando seri grattacapi alle furie rosse formato junior. E' esagerato parlare di miracolo? Forse, ma i numeri confermano che miracolo è stato. C'è un dato disarmante che potrebbe in parte spiegare il gap che c'è tra la nostra under 21 e quella iberica: i giovani della squadra di Mangia, nell'ultima stagione, hanno totalizzato 18.093 minuti in Serie A, contro 34.968 degli spagnoli nella Liga e addirittura 48.678 degli olandesi in Eredivisie.
I numeri, effettivamente, parlano da soli. La nostra stella Insigne ha passato l'ultima stagione al Napoli alternandosi tra campo e tanta panchina; Isco, trascinatore dei rossi e addirittura un anno più giovane di Lorenzo, ha toccato il punto più alto della sua stagione durante i quarti di finale di Champions League contro il Dortmund, arrivando a un millimetro dalla semifinale. Il confronto generale è avvilente, con i giovani spagnoli già affermati e titolari nei vari campionati europei ed i nostri, che per 6/11 della formazione titolare di Gerusalemme militano ancora in serie B, parcheggiati a farsi le ossa. Come dimostra la difesa, i cui 4/5 sono di proprietà dell'Inter di Moratti; Donati, Caldirola, Bianchetti e Bardi, che hanno trascorso l'ultima stagione in cadetteria. Differente la caratura dei rivali di reparto spagnoli, con il portiere De Gea titolare fisso del Manchester United da due stagioni, i due giovani della cantera blaugrana Bartra e Montoya, che hanno già accumulato parecchie presenze sia nella Liga che in Champions League, con il primo addirittura titolare nella doppia sfida contro il Bayern ed il secondo già nominato erede naturale di Dani Alves sulla fascia destra; da non dimenticare Martinez, titolare della sorprendente Real Sociedad qualificata in Champions.
Il centrocampo italiano ha sofferto l'infortunio di Marrone, che a sua volta ha viso più la panchina che il terreno di gioco con la Juventus quest'anno; come Isco, anche il nostro Verratti ha giocato i quarti di Champions League con il PSG di Carletto Ancelotti, ma per esperienza internazionale predica nel deserto di questa Under 21, non potendo più contare sui tre milanisti, De Sciglio, El Shaarawy e Balotelli, ormai in pianta stabile trai convocati di Cesare Prandelli. Effettivamente fuori categoria il centrocampo iberico, formato da Koke, Thiago Alcantara e Isco; esperienza internazionale a parte, questo trio si è dimostrato ingiocabile per tutti. Potenzialmente anche gli azzurrini presentano un centrocampo ed un attacco di primo livello, ma con tanta panchina non si cresce ed il dato sopracitato è inequivocabile. Si, è il solito ritornello: è necessario puntare sui giovani. Per mille ragioni, per alleggerire i tanto chiacchierati bilanci, per far crescere campioni del futuro e per essere ancora più competitivi a livello internazionale. Per non classificare più questa finale come miracolo, semplicemente per riabituarci a vincere a livello internazionale. E' vero che nel 2013 l'Italia ha già giocato due finali europee a livello giovanile, entrambe però perse. All'under 21 si aggiunge l'under 17, sconfitta in finale ai rigori dalla Russia.
I ragazzi hanno dimostrato che la materia prima è ottima, c'è tantissimo talento su cui poter lavorare. Ma non è solo compito della Nazionale. La Serie A può e deve fare di più, perchè la Spagna inizia ad essere un incubo e il passivo di 8-2 delle ultime due finali europee deve far riflettere. Il miracolo di arrivare in finale non basta più.