Diploma di maturità conquistato nella semifinale, tesi preparata ed esame di laurea prenotato per domenica. La Francia ottiene l’accesso alla finale di Russia 2018 battendo il Belgio per 1-0 al termine di una gara dura, in cui i Bleus hanno dimostrato tutte le loro capacità.

Didier Deschamps ha in mano un gruppo pieno di talento, ma che sa sacrificarsi quando serve, giocando con umiltà e pazienza, proprio come contro i Diavoli Rossi. Gli uomini di Martinez hanno cominciato meglio, con il possesso di palla e le solite accelerazioni di Eden Hazard, con il quale Pavard – spesso non aiutato nel raddoppio – è andato più volte in affanno; nel mezzo però Varane e Umtiti sono stati un muro, contenendo al meglio lo strapotere fisico di Lukaku, senza permettergli di entrare in possesso palla. Capendo le difficoltà iniziali, la Francia ha deciso di raccogliersi nella propria trequarti, costringendo i belgi a partire da dietro ed a impostare con i difensori, soprattutto con Alderweireld e Vertonghen, i quali non possiedono piedi educatissimi: infatti, nel momento in cui i due giocatori del Tottenham entravano in possesso, partiva il pressing immediato di Griezmann, Matuidi e Giroud, che forzava la giocata degli avversari che di fatto regalavano il pallone.

A centrocampo, N’Golo Kantè ha dato un saggio della sua enorme intelligenza tattica, guidando la squadra nei ripiegamenti, nella fase di pressing e nella ripartenza dell’azione, risultando alla fine il man of the match; molto bene anche Paul Pogba, finalmente con una prova da vero leader – meno individualista e più concentrato sulla squadra – e Blaise Matuidi, molto utile in fase difensiva ed in ripartenza, causando l’ammonizione di due avversari. Difesa granitica appunto, con Varane impeccabile e Umtiti in versione goleador decisivo, come successe a Lilian Thuram nella semifinale del ‘98 contro la Croazia – una doppietta per lui in quell’occasione – e i due esterni Pavard – al di là delle offensive di Hazard – e Hernandez, bravi ad accompagnare le azioni d’attacco ed a riposizionarsi a palla persa. Giroud ha fallito almeno due o tre occasioni ghiotte, ma il suo apporto alla squadra è sempre encomiabile, così come quello di Griezmann, anche lui poco appariscente in zona goal ma preciso in ogni giocata.

Un capitolo a parte lo meritano Hugo Lloris e Kylian Mbappè: il primo, seppur poco impegnato, è risultato finora probabilmente il miglior portiere del torneo grazie ai suoi interventi miracolosi – come contro l’Uruguay sull’1-0 – e dando la sicurezza necessaria ai suoi difensori – come con il Belgio -, mentre per l’attaccante quella della semifinale è stata un’altra serata magica, con esibizioni di classe purissima e velocità incontenibile; peccato per alcune sceneggiate, come successo con l’Uruguay, che penalizzano il giudizio globale sulla sua prova.

Ora la concentrazione si sposta allo stadio Luzhniki, da dove uscirà la prossima avversaria fra Croazia e Inghilterra e dove si disputerà la finalissima: a Deschamps il compito di far rivivere ai tifosi francesi le emozioni del 1998 – quando lui alzò il trofeo da capitano – e di cancellare la delusione del 2006, quando i calci di rigore premiarono l’Italia di Marcello Lippi a Berlino.

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