Sangue, sudore e lacrime. Di gioia. Con una prova di grande dedizione in puro stile Charrua, l’Uruguay batte il Portogallo per 2-1 e si conquista un posto ai quarti di finale del Mondiale 2018, dove troverà la Francia che ha sconfitto l’Argentina con una prestazione memorabile. Partita difficile contro i lusitani, guidati da un Cristiano Ronaldo fortemente risoluto a non seguire il rivale di sempre Lionel Messi, eliminato qualche ora prima, ma che si è dovuto scontrare con una squadra compatta dal primo all’ultimo minuto, che non ha lasciato spazi e che ha davanti un fuoriclasse assoluto di nome Edinson Cavani.
L’attaccante del Paris Saint-Germain, stimolato dalla doppietta del compagno di club Kylian Mbappè, sfodera tutto il suo repertorio, fatto di sacrificio, corsa ed un istinto implacabile sottoporta, affiancato da un Luis Suarez in splendida forma. Il Matador decide il match con due goal, uno più bello dell’altro: il primo per costruzione, con un triangolo lunghissimo fra lui ed il Pistolero, il secondo per esecuzione, con un destro a giro imprendibile per Rui Patricio su assist di Bentancur. Difficile non indicare l’ex centravanti del Napoli come hombre del partido, anche perché a dimostrazione dell’impegno profuso solamente un infortunio al polpaccio lo ha costretto ad abbandonare la contesa, ma la Celeste dimostra ancora una volta di avere a disposizione una rosa altamente competitiva, in cui c’è tanta Serie A, a cominciare da Diego Laxalt. Il genoano, non abituato a giocare a livelli così alti, ha offerto una prova di grande solidità: non si è concesso molte folate offensive, ma la copertura difensiva è stata eccellente contro avversari importanti come Bernardo Silva, Quaresma e lo stesso Ronaldo, tutti respinti. A centrocampo poi, i rappresentanti del campionato italiano dominano, a livello numerico ed in campo: Vecino, pur non vedendosi molto, si è sentito eccome, Torreira, oltre alla solita qualità nella manovra, ha mostrato una grinta degna di questa maglia e Bentancur, utilizzato fra le linee come trequartista, evidenzia una crescita ed una maturità sempre più marcata.
Poi ci sono loro, i grandi nomi, come Suarez - che ha giocato molto “alla Cavani”, con una partecipazione importante alla fase di non possesso – e Godìn – al netto della distrazione in marcatura sul goal di Pepe è stato come sempre praticamente insuperabile -, ma è doverosa l’ennesima menzione per il condottiero di questo gruppo, il CT Oscar Washington Tabarez. Il Maestro ancora una volta è stato fondamentale in panchina, fregandose altamente della malattia che lo affligge da anni e dando indicazioni ed incoraggiamenti dal primo al novantesimo. È lui il simbolo dell’Uruguay, non solo del gruppo in Russia ma di tutto il popolo uruguayo, che ora attende la supersfida con la Francia ai quarti di finale: la Celeste è tra le prime otto del Mondo, ma perché non sognare qualcosa di più?