Champions League, gli anni d'oro del grande Real

La terza Champions League consecutiva consegna alla storia del calcio europeo una squadra fantastica, fatta di palleggiatori e di giocatori dal talento unico.

Champions League, gli anni d'oro del grande Real
Fonte: UEFA Champions League/Twitter
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Di Andrea Russo Spena

Forse è il caso di scomodare Max Pezzali per celebrare il Real Madrid di Zinedine Zidane e soci, alla terza Champions League vinta consecutivamente, alzare ieri al cielo di Kiev dopo aver battuto in finale il Liverpool per 3-1. E' la tredicesima - la Decimotercera - coppa dalle grande orecchie del club merengue, che ha confermato un feeling straordinario con le finali della massima competizione continentale per club.

Sì, sono proprio questi gli anni d'oro del grande Real, che pure agli albori della competizione aveva fatto incetta di trofei con la saeta rubia Alfredo Di Stefano, per poi vincere ancora nel 1966, salvo rimanere a secco per ben trentadue stagioni. L'abitudine alla vittoria ritrovata nel 1998, fino all'ossessione Decima, ottenuta nel 2014 a Lisbona. Sembra passata un'eternità dal sogno della doppia cifra: la realtà è che in cinque anni, con Carlo Ancelotti prima e Zinedine Zidane poi, il Madrid ha messo in bacheca quattro Champions. Un record straordinario, se si considera che la competizione vinta è sempre stata considerata manifestazione di dettagli, che per molti si vince causa serie di congiunture favorevoli. Non è invece frutto del caso alzare tre volte di fila la Coppa dalle grandi orecchie, ma merito di una squadra leggendaria, che ha già fatto epoca nella storia merengue. Da capitan Sergio Ramos a Marcelo, clamoroso interprete del ruolo di terzino e regista allargato offensivo, fonte di gioco inesauribile, da Luka Modric e Toni Kroos, piedi e cervello del centrocampo, a Casemiro, buttafuori di lusso, passando ovviamente per Isco, Karim Benzema e Cristiano Ronaldo. Un Real che riesce a vincere anche quando non è nella sua serata migliore, come accaduto ieri a Kiev. Il Madrid versione Ucraina era lo stesso - formazione alla mano - di quello di Cardiff 2017, ma non ha saputo esprimersi sugli stessi livelli. Poco incisivo Isco, mai in grado di superare la pressione del centrocampo del Liverpool e di trovare una posizione pericolosa tra le linee (tanto meno a sinistra), poco coinvolto Ronaldo, che ha agitato il postpartita più della finale stessa, a lungo a vuoto Karim Benzema, centravanti di governo, pupillo di Zidane ma ingolfato come il resto della squadra. Il pressing dei Reds ha soffocato per un tempo il Madrid, preoccupato dalle folate a tutta velocità di Manè e Salah.  Andato k.o. l'egiziano, spentasi l'intensità del Liverpool, il Real ha potuto giocare ai suoi ritmi, quelli di un calcio palleggiato e per fini dicitori, dominando il secondo tempo, aperto da una traversa di Isco su grave indecisione di Adam Lallana.

Mentre il Madrid saliva lentamente di colpi, nonostante l'infortunio di Dani Carvajal, il destino giocava uno scherzo orribile a Loris Karius, portiere dei Reds che ha regalato l'1-0 a Karim Benzema, con una sorta di rinvio che rimarrà per sempre impossibile da spiegare. Ma il Real rimane il Real anche nelle finali di Champions, con la sua fase difensiva estremamente naif e le sue disattenzioni sui calci piazzati: di qui il pareggio di Manè, su poderoso tocco di testa di Lovren (sovrastati Casemiro e Ramos) e fuorigioco non attivato dal resto della banda Zidane. Che ha approfittato dell'occasione per mettere in campo Gareth Bale, infastidito per l'ennesima esclusione eccellente. Non fosse stato per lo sciagurato Karius, la copertina della finale sarebbe stata tutta del gallese, capace di segnare un gol in rovesciata (assist di Marcelo) che solo pochi eletti possono permettersi. Segnale che il Real ha al suo arco frecce quasi infinite, nell'anno in cui ha salutato gente come James e Morata, ma in cui si è comunque potuto permettere una panchina con AirBale, Marco Asensio e Lucas Vazquez. L'ultimo disastro di Karius ha accelerato i festeggiamenti blancos, ebbri di gioia per l'ennesimo trionfo europeo, e aperto il caso Ronaldo. Il portoghese ha parlato al passato, lasciando intendere di poter andar via. Non era il momento adatto, trapela dal club, che conosce le manie di protagonismo del lusitano. Via o meno CR7, il ciclo di questo Madrid sembra comunque fermarsi a Kiev, perchè parte della rosa, soprattutto in attacco (Bale e Benzema in dubbio per il futuro) potrebbe essere modificata.