Una nazionale “giovane”, rappresentativa di uno stato che, per com’è percepito oggi, esiste solo dal 1992. La Croazia, uno dei prodotti dello scioglimento definitivo della Jugoslavia, avrebbe l’età per essere considerata una cenerentola, una spettatrice non pagante, al prossimo mondiale. E invece, complice anche l’eredità della vecchia “terra degli slavi”, la nazionale che troveremo a Russia 2018 sarà a dir poco temibile, e conta di recitare un ruolo di primo piano nella massima rassegna internazionale di calcio. Andiamo a scoprire qualcosa in più.
LA ROSA
La rosa che partirà per la Russia è praticamente nota, dato che proprio pochi minuti fa i social ufficiali della federazione croata hanno diffuso una lista di 24 convocati tra cui saranno scelti i definitivi 23. Tra i pali, il titolare inevitabile è Danijel Subasic, con l’esperienza dei 33 anni e delle 36 presenze in nazionale, con Lovre Kalinic (in forza al Genk, in Belgio) a fare da backup ed un giovane terzo portiere come Livakovic, classe 1995. Per il discorso centrali di difesa, i perni saranno quasi sicuramente i giocatori di maggior esperienza internazionale: Vedran Corluka vede il suo esordio in nazionale risalire addirittura al 2006, e con tre presenze in Russia timbrerebbe il cartellino numero 100 della sua carriera. Oltre al centrale della Lokomotiv Mosca, l’altra sicurezza si chiama Dejan Lovren, 32 anni e 42 presenze stagionali con la maglia del Liverpool finalista in Champions. Tra qualificazioni ed amichevoli, però, Coach Dalic ha dimostrato di gradire e non poco anche Domagoj Vida del Besiktas, che rischia seriamente di finire in ballottaggio per una maglia da titolare, mentre a completare il reparto dovrebbero essere due giovani come Tin Jedvaj (22 anni, Bayer Leverkusen, ex-Roma) e Matej Mitrovic (24 anni, Club Brugge).
Per quanto riguarda le fasce, invece, questa sarà la prima grande competizione senza il capitano nonché primatista assoluto di presenze Dario Srna, che dopo 134 partite disputate con la Croazia ha salutato la compagnia alla fine dell’europeo di Francia 2016. Sicuramente, al netto della personalità, Sime Vrsaljko, che in Italia abbiamo imparato a conoscere al Sassuolo, rappresenta un profilo di assoluto spessore, capace di contribuire alla manovra anche in spinta oltre che con i movimenti in copertura. Nella rosa dei convocati mancherà probabilmente una vera e propria riserva, ma sia Vida che Jedvaj possono allargarsi all’occorrenza. Dall’altra parte, invece, il posto da titolare sarà di un’altra conoscenza del calcio nostrano come Ivan Strinic, attualmente in forza alla Sampdoria, con un passato nel Napoli e promesso sposo del Milan per la prossima stagione, che sembra avanti nelle gerarchie rispetto a Josip Pivaric della Dinamo Kiev. Nono difensore, forse destinato ad essere "tagliato", è Caleta-Car del Salisburgo.
Superata la linea di difesa, però, la Croazia mette in mostra l’artiglieria pesante, quella grazie alla quale si può tranquillamente sedere al tavolo dei grandi del calcio europeo. Avversari in Liga con Barcellona e Real Madrid, Ivan Rakitic e Luka Modric formano invece una delle coppie di centrocampisti più temute a livello globale, creando un mix di corsa, tecnica, intelligenza tattica e grinta senza pari. Il blaugrana, trent’anni compiuti a marzo, sarà alla sua quarta grande manifestazione dopo i tre europei ed il mondiale 2014, mentre il Blancos, 104 presenze con la rappresentativa, era presente già a Germania 2006. Sia che decida di scegliere un 4-3-3 che un 4-2-3-1, avanzando Rakitic, Dalic dovrà scegliere un terzo interprete per il centrocampo, e qui entrano in gioco tantissimi nomi familiari alla Serie A. Partendo da Milan Badelj, reduce da una stagione non semplice con la Fiorentina, per arrivare al talento cristallino di Mateo Kovacic ed alla completezza e concretezza di Marcelo Brozovic, rispettivamente passato e presente dell’Inter. Paga invece il poco impiego stagionale Marko Rog (Sarri gli ha concesso soli 620 minuti complessivi con la maglia del Napoli), escluso come Mario Pasalic, un anno in prestito al Milan prima di finire allo Spartak. C'è in lista, invece, Filip Bradaric del Rijeka. Insomma, la batteria di centrocampisti si presenta da sola e lascia pochissimo spazio ai dubbi: tanta esperienza, tantissima qualità, varietà e soprattutto elementi già avezzi alle grandi competizioni internazionali. Al commissario tecnico, ovviamente, sta il compito di aggiungere la goccia giusta per amalgamare al meglio il composto.
Per quanto riguarda la batteria di attaccanti, la spedizione russa sarà abbastanza folta: nonostante la stagione difficile, imprescindibile la presenza di Nikola Kalinic, che duellerà per il ruolo di unico centravanti con Andrej Kramaric, brillante invece nel trascinare l’Hoffenheim ad un clamoroso terzo posto in Bundesliga grazie a 13 gol ed 8 assist in 34 presenze. Dalic ha poi dimostrato di gradire l’intuizione, oramai diventata regola, di Massimiliano Allegri di muovere sull’esterno Mario Mandzukic, andando a rafforzare un reparto già dotato di Ivan Perisic, fresco di qualificazione alla prossima Champions League con l’Inter. Partiranno per la Russia anche Pjaca, in prestito dalla Juventus allo Schalke 04 (a dire il vero con pochissime fortune), ed Ante Rebic, ex-Fiorentina, che ha dimostrato tutta la sua duttilità con la maglia dell’Eintracht Francoforte.
A guidare la truppa sarà proprio Zlatko Dalic, che a 51 primavere suonate si gioca il primo vero trofeo di rilievo della sua carriera, fin qui passata tra il suo paese natale (Rijeka, Slaven Belupo), l’Albania (Dinamo Tirana) ma soprattutto gli Emirati Arabi, a partire dal 2013. L’ex-centrocampista dell’Hajduk Spalato è stato chiamato per salvare una situazione quasi disperata, con i balcanici che, dopo soli quattro punti ottenuti in quattro partite di qualificazione, rischiavano davvero l’esclusione dalla rassegna ed uno spogliatoio col morale ai minimi storici. Allontanato Cacic, il neo-CT ha avuto pochissimo tempo per impartire indicazioni ai suoi, concentrandosi su pochi e semplici concetti che però sono stati recepiti perfettamente. Ora, con un margine di manovra più ampio, quantomeno a livello di tempo disponibile per la preparazione della competizione, Dalic dovrà dimostrare di saper mettere a frutto le capacità di una generazione fenomenale senza danneggiare gli equilibri dello spogliatoio.
LE QUALIFICAZIONI
Come già accennato, la parte finale del girone di qualificazione dei croati ha rischiato di assumere i contorni dello psicodramma: in gruppo con Finlandia, Islanda, Turchia, Kosovo ed Ucraina, i ragazzi allora allenati da Ante Cacic hanno totalizzato ben 13 punti nelle prime cinque gare, segnando undici reti e subendone solo una, all’esordio, dalla Turchia. La parte centrale del 2017, però, ha visto i balcanici avere una crisi di certezze: le sconfitte esterne con Islanda e Turchia, entrambe per 1-0, e la risicata vittoria, siglata da Vida a 16 minuti dal termine contro il modestissimo Kosovo, unite al pari casalingo contro la Finlandia, hanno portato la federazione alla drastica quanto clamorosa scelta di rimpiazzare il CT, e la scelta è ricaduta sul già citato Zlatko Dalic. Il suo esordio non è stato esattamente dei più morbidi: in trasferta, in Ucraina, per l’ultima partita del girone, con l’obbligo di non perdere per non dover salutare il sogno mondiale. Ad allontanare i demoni ci ha pensato la doppietta del solito Kramaric, ma data la vittoria dell’Islanda contro il Kosovo, che ha permesso agli scandinavi di mantenere il primo posto a quota 22 punti, i Vatreni sono comunque stati costretti allo spareggio dei playoffs. L’avversaria, non delle più ostiche, era comunque una nazionale dalla grande tradizione calcistica come la Grecia. Con una grande prova di forza, però, Modric e compagni hanno chiuso la pratica già allo Stadion Maksimir di Zagabria, vincendo per 4-1 con le reti del centrocampista del Real, di Kalinic, Perisic e Kramaric, davanti ad oltre 30.000 persone. Nella gara di ritorno gli ospiti si sono limitati al controllo del risultato, portando a casa lo 0-0 ed il biglietto aereo per Mosca.
IL GIRONE E LE ASPETTATIVE
Al mondiale la Croazia è stata sorteggiata in quello che è stato definito più volte come il “girone di ferro” della competizione: la gara d’esordio, prevista per il 16 giugno, sarà anticipata dalle amichevoli contro Brasile e Senegal. Soprattutto la seconda potrà fornire indicazioni importanti, dato che in Russia il primo ostacolo sarà un’altra africana con una fisicità molto simile come la Nigeria. Teoricamente, questa sarebbe la gara da vincere a tutti i costi per la truppa di Dalic, dato che nelle successive gare ci saranno l’Argentina, tra le favorite alla vittoria finale, e l’Islanda, capace già di superare i croati durante il girone di qualificazione.
Nonostante questo, però, tifosi ed addetti ai lavori credono in una qualificazione agli ottavi per una squadra che arriva a questa estate, nonostante una stagione faticosissima (la maggior parte dei titolari è infatti stata impegnata per diversi mesi in tre competizioni diverse), al suo punto di massima maturazione. Aspettare altri quattro anni per un risultato di spessore implicherebbe dare ad una generazione di fenomeni un ricambio tutt’altro che assicurato, soprattutto per un centrocampo di questo livello. Motivo per cui, se c’è una competizione in cui la Croazia può pensare di dire la propria è esattamente questo mondiale. Le corazzate sono altre, certo, il girone sarà difficile e la fase ad eliminazione diretta imprevedibile, ma il ricordo del clamoroso terzo posto, ottenuto da una nazionale appena nata al mondiale di Francia 1998 e tuttora miglior risultato internazionale della storia croata, serve da stimolo, e la voglia di eguagliarlo è tanta.