Da quattro anni a questa parte l'Allianz Arena di Monaco di Baviera è diventata terra di conquista per il Real Madrid, che anche ieri si è imposto sul campo del Bayern di Jupp Heynckes nella semifinale d'andata della Champions League. Dopo i successi del 2014 e del 2017, ecco quello di ieri sera, in una delle versioni meno spettacolari della Casa Blanca, ma comunque efficace, per colpi dei singoli, capacità di tenere il campo e per una rosa profonda nonostante le cessioni estive.
E dire che il Bayern Monaco, esattamente come lo scorso anno, quando in panchina c'era Carlo Ancelotti, si era messo nella situazione ideale per provare a sfatare il tabù merengue delle ultime stagioni. Schierata con una sorta di 4-1-4-1, con Javi Martinez davanti alla difesa, James Rodriguez tra mezz'ala e trequartista, Robben, Muller e Ribery alle spalle di Lewandowski, la squadra tedesca ha a lungo dominato nel primo tempo, contro un Real poco quadrato in campo. La mossa di Zidane, fuori Benzema e dentro Lucas Vaszquez dall'inizio, ha subito dato l'impressione di essere azzardata, costringendo Isco a decentrarsi sulla sinistra e Luka Modric ad avanzare il suo raggio d'azione, per un pressing spesso andato a vuoto. Ne è derivato un Real che ha abbandonato Cristiano Ronaldo, nella paradossale situazione di essere ormai un centravanti d'area ma non una prima punta, un cecchino ma non un giocatore in grado di far salire la squadra e dialogare con i compagni lontano dalla porta. Di questo, e della voglia di rivincita, ha approfittato il Bayern nel primo tempo, nonostante l'infortunio del gioiello di cristallo Arjen Robben (dentro Thiago Alcantara), con un James Rodriguez estremamente motivato a cercare la sua personale rivincita contro chi l'aveva scaricata. Dopo un paio di buone occasioni capitate a Lewandowski, i bavaresi si sono accesi intorno al trentesimo, quando Joshua Kimmich si è preso tutto lo spazio lasciato libero da Marcelo, ha sfruttato un'incomprensione tra Sergio Ramos e Casemiro e ha segnato con la complicità di Keylor Navas, andato in chiusura sul cross invece che sul suo palo. Il Real ha barcollato nel mare in tempesta, subito le ondate su calcio piazzato di Hummels, gli strappi di Frank Ribery, ma ha pareggiato con Marcelo, trequartista prestato al ruolo di terzino, che con un mancino di prima intenzione ha freddato Ulreich alla prima vera occasione utile, mentre i bavaresi dovevano ancora riprendersi dal k.o. di Jerome Boateng, rimpiazzato dal mastodontico Sule.
Il pareggio del brasiliano non ha però modificato i piani di Zidane che, dopo aver sofferto ancora prima dell'intervallo (zuccata di Lewandowski su Navas), ha deciso di virare verso un 4-3-3 meno sperimentale, con Marco Asensio in campo per Isco, non a suo agio nel ruolo di inizio carriera, quello di esterno sinistro. La mossa si è rivelata vincente, perchè il maiorchino ha ringraziato Rafinha e Lucas Vazquez, protagonisti dell'azione dell'1-2. Su calcio d'angolo a favore, il brasiliano ha regalato palla al Madrid, concedendo a Lucas di gestire splendidamente un due contro uno che Asensio ha concluso in rete, con un mancino incrociato imprendibile per Ulreich. Cinico e spietato, come il Real sa essere anche in alcune circostanze, il conjunto blanco si è dedicato poi a una gara di solo contenimento, con Raphael Varane e Sergio Ramos decisivi nella propria area di rigore, contro un Robert Lewandowski sempre ben posizionato ma spesso troppo frenetico. Palle sporche sono state allontanate all'ultimo secondo, mentre Dani Carvajal alzava bandiera bianca per un problema muscolare. Senza Nacho, a sua volta infortunato, e con il giovane Achraf in tribuna, Zidane ha adattato Lucas Vazquez nel ruolo di terzino destro, inserendo Karim Benzema per dare ossigeno a Ronaldo e all'intera manovra merengue, passando a un 4-4-2 spurio, con un esausto Modric largo sulla destra. Eccezion fatta per un paio di incursioni di Marcelo e per un'occasione dello stesso Benzema, il Real ha sofferto fino alla fine le geometrie di James e le accelerazioni di Ribery, sul quale Keylor Navas si è parzialmente riscattato. Un Madrid fin troppo camaleontico ha ora la chance di chiudere i conti al Bernabeu, prenotando la quarta finale di Champions in cinque anni. Ma, per precedenti, fase difensiva e valore dell'avversario, è ancora presto per cantare vittoria.