In una settimana, per l'ennesima volta, la storia recente dell'Arsenal si ripete. Prima, il brillante 5-0 all'Everton, con tre assist di Henrikh Mkhitaryan ed un Aubameyang che, da subentrante, segna: chiari cenni di una squadra compatta, in grado di creare gioco con facilità dominando totalmente la partita, pronta ad affrontare il North London Derby nella successiva giornata di Premier League. Solo che, contro il Tottenham, qualcosa è andato storto: gli Spurs si sono infatti imposti per 1-0 sui concittadini, i quali però avrebbero probabilmente meritato un passivo ben peggiore a causa di una prestazione difensivamente piuttosto instabile - come sempre -, ma soprattutto di una fase offensiva totalmente sterile. Facciamo un passo indietro.
Non è la prima volta, lo sappiamo bene, che i Gunners fanno i conti con una tenuta mentale tutt'altro che eccezionale in questo periodo della stagione. Nel corso della gestione di Arsène Wenger, più volte l'arrivo dell'anno nuovo è coinciso con una serie di buchi clamorosi da parte della squadra, specie sotto il punto di vista della concentrazione, ma anche parlando di un atteggiamento che deve chiaramente essere diverso da quello mostrato sabato. I rossi sono apparsi impalpabili al confronto coi loro avversari, hanno scelto di difendersi, ma lo hanno fatto con atteggiamenti sbagliati e - ci arriviamo - una strategia piuttosto fallimentare ed alcune prestazioni singole molto rivedibili. Spuntano in tal senso i leziosismi di Hector Bellerin ed il disastro di Laurent Koscielny.
Parlando d'altro, anche le scelte degli Scousers sono state un po' un disastro annunciato. Il tecnico francese ha scelto Mesut Ozil ed Henrikh Mkhitaryan nei ruoli di esterni di un abbottonatissimo 4-5-1, col compito di guidare le transizioni in contropiede della squadra insieme a Pierre-Emerick Aubameyang. Mentre le due ali hanno peccato più volte in fase difensiva - come nell'occasione del gol, in cui il tedesco dei due non ha seguito Davies, autore dell'assist per Kane -, finendo per ridurre anche il proprio contributo in fase di raccordo, è stato il neo-arrivato gabonese ad apparire più spaesato di tutti, per più di un'ora come centravanti e poi anche nel ruolo di esterno sinistro di un 4-2-3-1, dopo l'ingresso di Lacazette. L'ex Borussia è d'altronde un grande realizzatore, ma non un giocatore su cui appoggiare l'intera manovra e questo è stato probabilmente l'errore di principio di tutta la partita della sua squadra. Un errore grave, pagato anche grazie al valore dell'avversario; ieri però, per mettere in difficoltà i londinesi, sarebbe bastato anche meno.
Le prospettive d'inserimento per il nuovo numero 14 sembrano sempre più intricate; bisogna comunque ancora dare tempo. Nel frattempo l'Arsenal, nella corsa al posto per l'accesso in Champions League, ha la necessità di tornare immediatamente a vincere, magari già dall'impegno settimanale d'Europa League contro l'Ostersunds: ci vorrà più concentrazione a valorizzare quelle poche certezze che anche ieri gli inglesi hanno mostrato. In primo luogo Jack Wilshere, finalmente tornato ai suoi alti livelli prestazionali ed arma tattica di grande raffinatezza; sabato però si è ancora fatto valere Petr Cech, con almeno un paio d'interventi di grande livello, aldilà del difficoltoso gioco coi piedi, a mostrare che il ceco rientra ancora nei giocatori di più alto livello della squadra, dopo un paio di prestazioni non proprio convincenti.