Quando Paulo Fonseca si è presentato travestito da Zorro in conferenza stampa per festeggiare il secondo posto del proprio girone ai danni del Napoli, difficilmente avrebbe immaginato di dover incrociare così presto le lame con un'altra italiana. L'urna di Nyon ha infatti "regalato" la Roma allo Shakhtar Donetsk, pronto a sognare ancora dopo un cammino nei gironi tutt'altro che negativo. Forti del fattore-casa, a Kharkiv le vittorie finora sono tre su tre, i ragazzi di Fonseca sfrutteranno la pericolosità dei singoli, atleti tecnicamente validi e capaci di battere anche il Manchester City nella sfida che è valsa la qualificazione agli ottavi di Champions League.
Schierando gli atleti con il 4-2-3-1, Fonseca può infatti confidare in calciatori di tutto rispetto, su tutti Ferreira e Bernard, anche se non sono da sottovalutare nemmeno Taison e Marlos. La trequarti, dunque, è il punto di forza dello Shakthar, con Di Francesco che dovrà necessariamente impedire ai "quattro assi" arancioneri di prendere il sopravvento. Grande importanza avranno dunque i tre centrocampisti, che dovranno avere un'attenzione maggiore in difesa, rubando subito palla e ripartendo. Come spesso capita per le formazioni così offensive, gli ucraini peccano in fase di ripiegamento, con El Shaarawy e Perotti già pronti a sgusciare celermente in area.
Statisticamente le sfide tra Shakhtar e Roma non hanno sempre sorriso, ai giallorossi, con la Lupa capace di vincere solo una sfida delle quattro totali, perdendone tre. Addirittura nel 2010-11, gli ucraini superarono gli ottavi di finale (unica volta nella loro storia, ndr), superando proprio la Roma: all'Olimpico finì 2-3, secco 3-0 invece in Ucraina. Erano altri tempi, gli arancioneri stupivano con Douglas Costa e Willian e la Roma non viveva un buon momento. Ora le forze in campo sono diverse e i giallorossi hanno una tranquillità differente, oltre che una rosa preziosa. Guai però a sottovalutare la sfida, come saprebbe dire benissimo il Napoli, sconfitto in Ucraina e costretto agli straordinari per tentare un'inutile corsa verso gli ottavi.