Vittoria solida, netta e importantissima del Manchester City, che al netto di due azioni abbastanza casuali in occasione delle due reti legittima il 2-1 ad Old Trafford, nel derby numero 175 contro i cugini dello United. Prestazione estremamente positiva, gioco spumeggiante degli uomini di Guardiola, che vincono grazie alle reti di Silva ed Otamendi, col momentaneo pari di Rashford in mezzo. Citizens che danno dunque una spallata alla Premier League, dopo 16 partite, volando in vetta solitaria a +11 sui cugini.

José Mourinho deve fare a meno di Paul Pogba, squalificato, ma l’undici titolare è assolutamente sorprendente: si torna al 4-2-3-1 e lo si fa nella maniera più offensiva possibile. Linea formata da Valencia, Smalling, Rojo e Ashley Young davanti a De Gea, con Ander Herrera che si gioca una grande chance accanto a Matic. Davanti, a supportare Romelu Lukaku ci sono tutti gli uomini più in forma: Martial, Lingard e Rashford.

Dall’altra parte, solito 4-1-4-1 per Pep Guardiola, che davanti a Ederson schiera Otamendi e Kompany, mentre i terzini sono Walker e Delph. In mezzo c’è Fernandinho, come al solito unico perno del centrocampo a sorreggere l’arsenale offensivo: Sterling, Silva, De Bruyne, Sané e Gabriel Jesus, tutti insieme. Solo in panchina, invece, il Kun Aguero.

La prima fase di gioco segue uno spartito prevedibile, con i Citizens a fare possesso insistito, cercando un varco in avanti, mentre al contrario lo United chiude il fortino, avvicina le linee e non permette a nessuno dei funamboli di Guardiola di scatenarsi. Il primo guizzo è di Sterling, imbucato da un tocco nello stretto di Jesus, ma il mancino dell’ex-Liverpool, contrastato da Smalling, è facile per De Gea. Passa un minuto, e stavolta il brasiliano si mette in proprio: scatto in profondità, doppio passo a rientrare sul mancino e piattone che però arriva ancora telefonato dalle parti del portiere.

Un paio di non-fischi di Oliver, uniti ad un’entrata molto decisa di Kompany, scaldano parecchio l’atmosfera, con la tensione agonistica che sale. Si combatte su ogni pallone e cresce anche il volume di Old Trafford, ma ad avere la meglio sono ancora le due difese. Mentre il nevischio continua a cadere su Manchester, Rojo rimane a terra per un colpo alla testa dopo un contrasto al centrocampo. Solo uno spavento per l'argentino che si rialza e torna in gioco, prendenosi anche il giallo.

La quiete viene interrotta al quarantesimo da Leroy Sané: ottimo aggancio sul secondo palo del traversone di De Bruyne, palla sul destro e botta tesa sul primo palo che De Gea alza sopra la traversa con attenzione. Sul corner successivo Guardiola chiama uno schema messo in pratica alla perfezione: De Bruyne mette dentro, il tentativo di Kompany è contrastato da Lukaku ma la sfera rimane buona in area piccola. David Silva, solo e tenuto in gioco da Young, non ci pensa due volte e col mancino, da due passi, gira alle spalle di De Gea per fare 1-0. Il primo tempo sembra ipotecato, invece nel lungo recupero (4’) succede di tutto: il City spreca un contropiede 3vs3, Ederson si oppone ai tentativi di Smalling e Martial, ma sul cross mancino di Rojo, Delph liscia in maniera goffa l’intervento. Dietro di lui spunta Marcus Rashford che non se lo fa dire due volte e col rasoterra destro, incrociato, beffa il portiere e sigla il pareggio con cui si va negli spogliatoi.

Il secondo tempo si apre con due cambi un po’ particolari: escono Rojo (probabilmente stordito dal colpo alla testa) e Kompany, per lasciare spazio rispettivamente a Lindelof e Gundogan, con Fernandinho che torna al ruolo sperimentale di centrale di difesa.
Al decimo della ripresa tutto Old Trafford assiste ad un deja vu: punizione calciata dentro di Silva, Lukaku arriva in anticipo e spazza col destro, ma il suo rinvio colpisce in pieno la schiena dello sciagurato Smalling. La palla, di nuovo, rimane vacante in area ed il primo ad arrivarci è Otamendi: movimento che emula quello di Silva del primo gol e stesso risultato, con la rete che si gonfia ed il City di nuovo avanti.
Nel frattempo Guardiola sceglie Mangala (con soli 170 minuti in Premier alle spalle) per Gabriel Jesus. Legna in difesa, Fernandinho torna a fare da interditore in mediana.  

La gara rimane abbastanza compassata, con i padroni di casa che pagano il fatto di non avere nessuno in grado di cambiare passo e trovare la giocata decisiva. Gli Skyblues amministrano, mettono in campo il solito possesso palla spettacolare e vanno anche vicini al tris quando Sané arriva sul fondo e mette dentro, trovando però l’anticipo di Young a difendere la porta vuota. Dall’altra parte, Lukaku prova il destro estemporaneo ma la palla termina altissima. L’intensità non cala neanche dopo l’ora di gioco, con Silva che prova a dare l’esempio ai suoi entrando in tackle su chiunque finché non arriva il giallo per l’intervento su Herrera. A 15 dal termine Mou butta dentro Zlatan Ibrahimovic, accolto dall’ovazione di Old Trafford, per Lingard, mentre in campo Rashford va via ancora a Delph e costringe Ederson al grande intervento sul primo palo.

L’incredibile, però, arriva al minuto 84, con la colossale occasione per i Red Devils: Ibrahimovic organizza la manovra offensiva, il neo-entrato Mata scodella verso Martial che, di prima, imbecca Lukaku in zona centrale. Tutto solo, il belga gira a botta sicura ma colpisce in pieno volto Ederson, bravissimo poi ad opporsi in uscita al doppio tentativo di tap-in proprio di Mata, che sembrava dover solo insaccare da pochi metri.
Gli ultimi minuti sono una sorta di rimpiattino, con il City che prova a tenere palla più lontano possibile dalla porta di Ederson e ci riesce per quasi tutti i quattro di recupero. Al triplice fischio di Oliver, ad esultare sono i blu, che mettono una seria ipoteca sul campionato.

Altra immagine dal match. | Fonte immagine: twitter Manchester City
Altra immagine dal match. | Fonte immagine: twitter Manchester City
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About the author
Stefano Fontana
Ventenne. Ex-Liceo Scientifico abruzzese, trapiantato a Bologna nella facoltà di ingegneria informatica. Da sempre malato di calcio, fede rigorosamente rossonera, alla quale nel tempo si è aggiunta quella biancorossa dei Gunners. Con gli anni ho imparato ad amare tennis e basket NBA, grazie rispettivamente a Roger Federer ed alle mani paranormali di Manu Ginobili. Aspirante chitarrista con poche fortune. Non rifiuto mai una birra gelata.