La Premier League edizione 2017/2018 vive oggi una giornata estremamente significativa. Nel pomeriggio, il City di Guardiola ospita l'Arsenal di Wenger, due ore dopo, a Stamford Bridge, va in scena il duello tra Conte e Mourinho, Chelsea e Manchester United. Le figure di panchina attirano i riflettori ancor più dei 22 protagonisti chiamati a regalare spettacolo ed intensità. Personaggi da copertina, in grado di monopolizzare l'attenzione, di dominare la scena. I due si presentano all'appuntamento con diverse credenziali. Un ribaltone imprevedibile, almeno ripensando al meraviglioso Chelsea di qualche mese fa. Dalla cavalcata dello scorso anno, alcune frizioni, l'addio di Diego Costa e un mercato in difetto. Scelte non condivise, rosa corta e primi campanelli d'allarme, rientrati grazie al ritorno in quota dei blu. Nel recente periodo, il tonfo forse decisivo per le ambizioni di Conte, per molti in Inghilterra un ex tecnico. Si parla di esonero certo, aldilà del match odierno. La debacle romana - 3-0 all'Olimpico - non inficia il cammino di Coppa, il Chelsea è secondo nel girone e a un passo dagli ottavi, ma certo getta ulteriori interrogativi sul rapporto tra Conte e la squadra, ai minimi termini da mesi. L'impressione è che in pochi seguano l'allenatore, accusato di sedute eccessivamente dure.
Mourinho, di contro, cavalca la sua seconda stagione, marchio di fabbrica nell'intera carriera. Un anno per assimilare ambiente e prospettive, i giusti accorgimenti e poi caccia ai titoli pesanti. Difficile imporsi in patria, il City ha 5 lunghezze di vantaggio e sembra ingiocabile. Il portoghese non è uomo che ama però arrendersi, il sigillo di misura con il Tottenham ne è testimonianza. 1-0, Martial, seconda piazza in solitaria e mirino sui cugini di Manchester. Mou attende il rientro di alcuni effettivi fondamentali, in primis Pogba, ma ha le redini del gruppo, differenza sostanziale rispetto al collega. Quattro su quattro in Champions, girone morbido, pane per il vate di Setubal.
Per lo United, non è partita da dentro-fuori, una sconfitta non pregiudicherebbe la stagione, di certo ridimensionerebbe gli obiettivi, spostando l'asticella dal titolo alla zona Champions. Il Chelsea, invece, ha un unico risultato a disposizione, vincere per non precipitare a meno 12 dal City di Guardiola. Conte può sorridere, il ritorno di Kanté, da diversi giorni col gruppo, sbroglia un'intricata matassa nella zona nevralgica del campo. Si riforma il tandem con Bakayoko, sostanza ed interdizione per liberare Pedro ed Hazard, folletti alle spalle di Morata. I laterali sono Marcos Alonso e Zappacosta, stante il perdurare dell'indisponibilità di Moses. Dietro, David Luiz, Cahill e Rudiger.
Mourinho replica con il 3-5-2, modulo malleabile in fase di contenimento, con Valencia e Young che fungono da terzini di ruolo. Bailly e Jones si posizionano ai lati di Smalling, una retroguardia estremamente fisica. Anche la mediana è in perfetto stile Mourinho. Colossi in grado di controllare la zona, dominanti sui palloni aerei. Matic, Herrera e Fellaini, questa la maginot rossa nel catino londinese. Lukaku è il 9 dello United, Rashford l'elemento di rottura, con la sua rapidità può ribaltare il campo e creare non pochi problemi al Chelsea.