La Premier League è oramai a buon punto, con la settima giornata lasciata alle spalle e tanti discorsi ancora aperti: si lotta per la vetta, si lotta per la zona europea o per non retrocedere. Tanti i discorsi ancora aperti, dicevamo, ma ce n’è uno che sembra chiuso ancora prima di iniziare.

Si parla ovviamente del Crystal Palace, oramai diventato una tragicommedia in piena regola. I londinesi hanno inziato la stagione nel peggiore dei modi, infrangendo, con 0 punti ed altrettanti gol fatti, tutti i record negativi dell’inizio di stagione inglese. Diciassette le reti incassate dagli Eagles, che prima della sosta hanno subito una doppia goleada dalle due di Manchester. Okay, okay, vincere in trasferta contro le prime due squadre del campionato sarebbe stato francamente chiedere troppo, così come vincere a Liverpool alla seconda giornata. Altre partite, però, erano decisamente alla portata: lo 0-3 incassato dal neo-promosso Huddersfield all’esordio, o ancora la trasferta di Burnley, persa 1-0, per non parlare delle gare interne contro Southampton e Swansea. Insomma, il Palace ha preso batoste ovunque e contro chiunque, e sembra non riuscire a trovare la minima quadratura del cerchio.

Eppure, la dirigenza ha optato anche per un cambio di rotta abbastanza repentino in panchina: dopo quattro giornate ed altrettante sconfitte, compresi i due scontri diretti contro Swansea e Burnley, Frank De Boer è stato sollevato dal suo incarico. L’ex-Inter è dunque al secondo esonero consecutivo, e lascia l’Inghilterra senza essere riuscito a lasciare la minima impronta nella Premier League. Al suo posto è stato chiamato Roy Hodgson.

Prima di ragionare sui cambi in corsa, proviamo a fare un passo indietro. L’estate di mercato ha visto il Crystal Palace trattenere tutti i pezzi pregiati: da Puncheon a Benteke passando per Zaha, Townsend e Cabaye. Tutti giocatori con esperienza e qualità sufficiente per prendere per mano la squadra e trascinarla ad una salvezza tranquilla. Se si uniscono i prestiti di due giovani promettentissimi come Ruben Loftus-Cheek dal Chelsea e Timothy Fosu-Mensah dallo United e i due acquisti pesanti del reparto di difesa come Sakho dal Liverpool e Riedewald dall’Ajax, non si faticava a pensare ai ragazzi di Croydon nella metà alta della classifica.

Le cose, però, non vanno come sperato. Il campionato del Crystal Palace sostanzialmente non è mai iniziato, o meglio è iniziato in salita e con una pendenza che sembra crescere sempre di più. Wilfried Zaha, guida tecnica, è out praticamente dalla prima giornata di campionato, mentre contro il Manchester City si è fermato anche Christian Benteke. Comunque, anche quando il suo terminale offensivo era in campo la squadra di Londra non è riuscita mai a segnare in campionato: sintomo di un blocco mentale, ancor prima che tattico e tecnico, che prescinde dal risultato e dall'avversario. La sensazione è che i giocatori siano rimasti fermi alla gara d’esordio, rovinosamente persa in casa contro una neo-promossa, e da lì non siano più riusciti ad approcciare bene i match. Tanti, troppi errori, in ogni zona di campo: una difesa ballerina ed un attacco che costruisce poco e concretizza nulla. Del Palace di questi primi due mesi non c’è sostanzialmente niente da salvare.
Le responsabilità, ovviamente, sono dei giocatori, ma non solo: sul banco degli imputati finisce anche la dirigenza, che se non altro ha dalla propria il merito di aver costruito una squadra sulla carta dignitosissima, ma anche il peso di aver esonerato con fretta (seppur in accordo ai risultati) uno spaesato De Boer. Ecco, questa è stata una scelta coraggiosa, ma il rimpiazzo ha fatto storcere il naso a molti, e forse non a torto. Date le condizioni ambientali e tecniche, probabilmente il profilo adatto alla panchina dei londinesi sarebbe stato un giovane emergente, un uomo carismatico capace di riunire lo spogliatoio sotto la sua ala e di sopportare a testa alta il bombardamento mediatico a cui la squadra è sottoposta. Invece è arrivato Roy Hodgson, un classe ’47 reduce da un quadriennio da incubo sulla panchina dell’Inghilterra. Nell’ordine, infatti, l’ex-allenatore dell’Inter ha perso ai rigori contro l’Italia negli Europei 2012, ha fallito il passaggio ai quarti, insieme ancora agli azzurri, nel girone con Uruguay e Costa Rica del mondiale brasiliano, ed è tornato a casa dall'Europeo francese con la sconfitta per 2-1 patita dall’arrembante Islanda. Insomma, non esattamente l’allenatore preferito del popolo inglese, né il più vincente. Ma, soprattutto, non il più carismatico. Il rischio è quello che il condottiero finisca per primo trascinato dalla bufera e perda definitivamente il controllo della nave.

Comunque, all’orizzonte ci sono ancora 29 gare di campionato prima di fare i conti, ed il tempo per rimettere le cose a posto c’è tutto. I tifosi del Crystal Palace sembrano già senza speranza, ma potrebbe bastare un’inezia a svoltare la stagione: la rosa, come già affermato, ha tanto potenziale su cui lavorare, e sicuramente due settimane di sosta per le nazionali hanno permesso ai giocatori di allenarsi con più tranquillità e di familiarizzare con i nuovi schemi senza la fretta di una partita imminente da preparare. Servirà, senz’altro, una reazione, ma questa dovrà passare assolutamente dagli uomini simbolo: Townsend su tutti, ma anche Benteke e Zaha una volta rientrati dall’infortunio. Potrebbe bastare anche una sola prestazione, una sola vittoria convincente, a svegliare le Eagles dall’incubo in cui sono piombate, a scrollarsi di dosso i fantasmi di un’annata fatta di record negativi. Una vittoria, anche rocambolesca o immeritata, darebbe quella dose di tranquillità e fiducia che può calmare la bufera e permettere di programmare la navigazione guardando un po’ più avanti. Ma senza una prova di forza e di personalità dei suoi elementi, la nave del Palace calerà inesorabilmente a picco.