Fugaci apparizioni nel 2002 e nel 2006, una vittoria e tanta amarezza per due eliminazioni ai primi giri, col sogno sempre infranto di tornare ai tempi d'oro tra i settanta e gli ottanta. Forse a livello di squadra quella Polonia era ancora più forte, ma probabilmente soltanto una volta si è visto un calciatore come Robert Lewandowski, simbolo, volto e trascinatore della Nazionale che ieri sera, battendo il Montenegro per 4-2, ha strappato il decisivo pass per il mondiale di Russia 2018. Una presenza obbligata per il - forse - miglior attaccante del mondo, certamente il più prolifico e incisivo in Europa per la propria Nazionale.
I numeri di Lewa nel girone di qualificazione, con avversarie non banali come Danimarca, Montenegro e Romania, oltre all'Armenia e al Kazakistan, trasferte lunghe e non facilissime, sono spaventevoli. Ha realizzato 16 gol con un solo rigore: per ora leader delle qualificazioni, con Ronaldo fermo a 15 e con una partita in meno, quella di domani contro la Svizzera. Nelle dieci gare disputate, è andato in gol in nove occasioni - a digiuno soltanto sul campo della Danimarca - e ha realizzato ben tre triplette, timbrando tutte le vittorie con i suoi gol. All'Europeo del 2016, però, ha steccato: un solo gol in cinque partite, nel quarto di finale contro il Portogallo poi perso ai rigori, interrompendo un insolito digiuno di 360 minuti, un'eternità per uno come lui.
Forse anche questa voglia di riscatto che bruciava dentro ha portato Lewandowski su tali vette. Ha firmato il 57% dei gol della Polonia, l'ha trascinata di peso fino al primo posto del girone, l'ha portata al Mondiale, dove gli uomini di Nawalka possono e vogliono stupire ancora. La squadra ha ancora margini di miglioramento evidenti che dovranno essere individuati e sviluppati da qui fino al giugno prossimo, ma di certo già al momento nell'urna chi pescherà la Polonia avrà poco da sorridere. L'interrogativo sulle condizioni di Milik e alcune gerarchie ancora da definire con chiarezza possono essere un piccolo freno, non però alle ambizioni, specialmente a quelle di un Lewandowski così maestoso ed inarrestabile. Il nove del Bayern è in un momento magico della sua carriera, è il Re Mida della Polonia: se lo sarà anche in Russia, quei fasti di quarant'anni fa potrebbero non essere più così lontani.