Stessa città, stesso posto in classifica, stesse ambizioni. Manchester United e Manchester City proseguono a braccetto nel loro percorso verso il titolo di Campione d’Inghilterra. Entrambe sono reduci da stagioni non esaltanti: i Red Devils per la verità hanno conquistato 3 trofei – Community Shield, Coppa di Lega ed Europa League – ma i tifosi si aspettavano più del sesto posto in Premier League, mentre sulla sponda azzurra i giocatori non hanno alzato nemmeno una coppa.
L’inizio di questa stagione però è tutta un’altra storia. Josè Mourinho e Pep Guardiola nel loro secondo anno sono riusciti a trovare la quadra e ora marciano spediti. È impressionante come entrambe le squadre, pur avendo stili di gioco completamente differenti, abbiano raccolto gli stessi risultati. I numeri sono praticamente gli stessi: 19 punti in classifica, frutto di 6 vittorie ed un pareggio nelle prime sette giornate, 5 punti di vantaggio sul Tottenham terzo e stessi goal subiti, 2; l’unica differenza sta nelle reti segnate – 22 i Citizens, 21 lo United – che permette agli uomini di Guardiola di essere formalmente primi. Anche in Champions League l’andamento è parallelo, con 6 punti su 6 conquistati e primo posto solitario dei propri gironi, 6 goal fatti e 0 subiti per il City, 7 fatti ed uno incassato per i Red Devils. In totale, sommando anche i risultati ottenuti in Coppa di Lega – WBA-Man City 1-2, Man United-Burton 4-1 – i rossi hanno messo a segno 32 reti, contro le 30 degli Sky Blues, mentre i goal subiti sono 3 dai Citizens e 4 dallo United.
Il rientro dalla sosta sarà però completamente diverso: lo United, fino alla successiva pausa per gli impegni nazionali del 12 novembre, se la vedrà con Liverpool – ad Anfield -, Huddersfield, Tottenham e Chelsea – a Stamford Bridge; il City invece affronterà Stoke City, West Brom, Burnley ed Arsenal all’Etihad, anche se in mezzo c’è la doppia sfida di Champions League con il Napoli. L’appuntamento fra le due è il 9 dicembre, ad Old Trafford, nel primo atto che potrebbe indirizzare una delle due verso il titolo.
La sensazione è che la rosa a disposizione di Pep Guardiola sia più adatta a restare competitiva su più fronti fino in fondo: il catalano può gestire praticamente due squadre, visto il livello delle alternative in ogni ruolo, e gli elementi si prestano anche a cambi di modulo, come dimostrato nelle prime uscite – difesa a 3 o difesa a 4, punta unica o coppia offensiva, tridente o poker di trequartisti. L’unico limite sembra al momento il fatto che non esista un ricambio per Fernandinho – Yaya Tourè con tutta probabilità verrà impiegato solo nelle coppe nazionali -, ma il rientro imminente di Ilkay Gundogan a pieno regime consentirà a Pep di provare anche un 4-2-3-1 – con il tedesco al fianco del brasiliano – oppure far sedere l’ex Shakhtar in panchina per riposare in qualche circostanza.
Di contro il mercato estivo ha consegnato a Josè Mourinho un grande colpo in ogni reparto, anche se le alternative non sono all’altezza dei titolari: in difesa, soprattutto a livello di esterni, i vari Darmian, Shaw o Jones non offrono ampie garanzie, il nuovo arrivato Lindelof non ha ancora debuttato in Premier League ed oltre a Bailly e Blind non ci sono grandi certezze. Discorso diverso per il centrocampo, dove l’arrivo di Nemanja Matic garantisce quella fisicità che mancava lo scorso anno; in più il serbo è fondamentale a livello tattico per lasciare più libertà a Pogba. Nel caso in cui il francese – come ora – manchi per infortunio, Herrera e Fellaini fanno dormire sonni tranquilli allo Special One. In attacco invece il manager portoghese può divertirsi a gestire i suoi trequartisti, ma manca una vera e propria alternativa a Romelu Lukaku. Almeno fino a gennaio, quando gli equilibri potranno essere spostati da colui che sa come si fa ad essere decisivo: Zlatan Ibrahimovic.