In una tranquillissima - che poi tranquillissima non è mai, storicamente - giornata di Premier League come tante, in particolare in un sabato, in programma c'era in risalto, sia per l'orario di gioco anticipato che per la qualità delle squadre in campo, la sfida fra Manchester City e Liverpool. Un big match come non ce ne sono tanti, una sfida fra due dei migliori allenatori al mondo ed alcuni giocatori dalle conclamate qualità. Eppure, il risultato finale è stato quello di una partita fra due squadre in mezzo alle quali non c'è una differenza, ma un abisso: 5-0, in favore dei Citizens. Proviamo a riassumere tutto quello che è successo all'Etihad in tre argomenti fondamentali, comunque molto ampi.
1) Meriti del Manchester City
In ordine d'importanza, ovviamente, una squadra che vince 5-0 non può che avere dei grossi meriti. Per una volta, forse la prima nella sua carriera, Pep Guardiola ha accettato di giocare di rimessa: in campo 5 difensori, due linee strette in un 4-4-2 in fase di non possesso, essenzialmente un gioco più tendente a "non prenderle" che a darle, e per il tecnico catalano non è una novità, ma una rivoluzione vera e propria. Questo ha pagato, e potrebbe essere il segno di una squadra che inizia a lavorare ai suoi difetti e per certi versi "mette i piedi per terra", comincia a giocare senza necessariamente seguire un concetto di gioco ma pensando, prima di tutto, a fare risultato.
Anche alcuni giocatori hanno tutti offerto delle prove sorprendentemente buone. In particolare nota di merito per Stones, che forse in uno schieramento a 3 ha la sua dimensione ideale, o anche per De Bruyne, che ha confezionato i primi due assist con i suoi soliti palloni verticali che, in un certo senso, hanno spaccato la gara. Senza dimenticarci, ovviamente, del Kun Aguero: lui non sbaglia mai un colpo, a differenza di alcuni dei suoi avversari (ci arriviamo dopo). Tutto più facile e più sonoro quando poi puoi mettere lasciare inizialmente in panchina uno con le qualità di Leroy Sané, che negli ultimi 20' (e, in questo stato di forma, non solo) può essere decisivo a qualsiasi livello.
2) Fortune del Manchester City
Come detto per i meriti, anche per le fortune: non esiste una vittoria così larga in una partita fra squadre di alto livello che non abbia una genesi in una specie di colpo di fortuna, di quelli che "sterzano" le partite. In questo caso, la genesi della carezza del destino ricevuta dagli Sky Blues è da ricercarsi nel rinvio di 24 ore della partita fra Croazia e Kosovo: il doppio impegno conseguente in due giorni ha portato all'infortunio dello slavo Dejan Lovren e all'obbligo, per Jurgen Klopp, di schierare Klavan dal primo minuto. L'estone ha poi commesso l'errore di perdersi Aguero che ha portato al gol dell'1-0 e ha poi sterzato la partita. Sicuramente una mancanza di alternative per gli Scousers, che però hanno perso un elemento importante prima di un big match.
In questo senso, poi, è quasi scontato parlare dell'espulsione ingenua capitata al migliore in campo fino a quel momento, ovvero Sadio Mané. Il senegalese ha alzato troppo la gamba e ha steso Ederson, la cui uscita in quell'occasione va comunque nei "meriti": l'espulsione, a livello puramente teorico, è dunque corretta. Sappiamo che però il campo tante volte dice diversamente e la sensazione è che un giallo con richiamo sarebbe stato sufficiente per l'ex Southampton. Ed ovviamente non avrebbe concesso agli ospitanti di fare ciò che sanno fare meglio: possesso palla in costante superiorità numerica.
3) Demeriti del Liverpool
L'altra faccia della medaglia è quella di una Merseyside che, senza girarci troppo attorno, esce distrutta dall'Etihad, soprattutto in quelle che sembravano le ambizioni dopo il 4-0 all'Arsenal di due settimane fa. Forse sono state proprio le grosse ambizioni a fare male ad una squadra a cui, prima di tutto, si chiede di essere operaia al contrario di come verrebbe naturale a giocatori delle qualità tecniche di Wijnaldum, Salah e Roberto Firmino, che hanno finito per diventare quasi arroganti in alcune fasi del gioco. In particolare l'egiziano ex Roma, sul parziale di 1-0, avrebbe potuto fare la differenza in almeno 3-4 situazioni con le sue doti, ma è sembrato poco concentrato.
Inoltre, questo sarà facile da dire per chi non è sceso in campo, ma i Reds sono sembrati particolarmente arrendevoli dopo l'espulsione. Perlomeno resistere nel recupero, senza subire immediatamente il secondo gol da Gabriel Jesus, avrebbe potuto far approcciare diversamente la gara magari anche a Klopp, che ha poi iniziato la ripresa togliendo Salah per Oxlade-Chamberlain, un cambio essenzialmente difensivo che non ha mandato un segnale positivo alla squadra, che ha poi riflesso in campo questo segnale senza dare mai un accenno di reazione. E dunque la sconfitta è diventata umiliazione.