Radja Nainggolan e la Nazionale del Belgio. Un rapporto difficoltoso, fatto di tanti alti e bassi, mille sfaccettature. Il commissario tecnico Martinez lo ha esluso dalla lista dei convocati per questa tornata di gare ufficiali, valevoli per le qualificazioni ai prossimi Mondiali, ed il centrocampista della Roma, dopo un primissimo sfogo, ci ha ripensato ed al portale d'informazione hln.be ha analizzato la vicenda utilizzando toni ben più pacati: "Sono un giocatore che da sempre il 120% e una persona disponibile con tutti. Non sono un ribelle. Non è tutto vero quello che si sente dire in giro. Fumo, è vero, ma non vorrei credere che vengo esluso dalla Nazionale per questi motivi. Avevo pensato di dire addio alla Nazionale, poi parlando con il direttore Monchi ho deciso di essere disponibile, anche perchè ho tantissima voglia di giocare il Mondiale russo".

Il giocatore giallorosso ha proseguito: "Non ho mai cercato di nascondere il mio stile di vita. Sono fatto così e non me ne vergogno. I miei compagni di squadra alla Roma mi conoscono molto bene, non creo problemi all'interno dello spogliatoio, mi reputo un buon professionista. Le mie prestazioni in giallorosso sono buone, se fosse un problema tattico Martinez deve solo dirmelo, ma dopo 13 anni in Italia non penso di avere problemi in questo senso. L'allenatore ci ha ripetuto molte volte che per essere convocati dovevamo innanzitutto giocare con una certa continuità nelle squadre di club: non mi sembra che abbia saltato tante partite da quando gioco a Roma".

Dopo aver saltato il Mondiale in Brasile per colpa di un infortunio, il belga non ha alcuna intenzione di dare forfait anche il prossimo anno: "Non ci penso nemmeno. Giocare un Mondiale è la cosa più bella che può capitare ad un calciatore. Dopo aver saltato quello di tre anni fa, non voglio ritrovarmi a pensare che avrei potuto giocare due Coppe del Mondo e non l'ho fatto. Io continuerò a fare il mio dovere alla Roma per tutta la stagione. Proverò a spingere in alto il mio club, poi alla fine tireremo le somme. Chiaro, io non pretendo nulla, devo meritarmi la convocazione, così come tutti. Capisco che la nostra generazione è molto forte, ma non ce l'ho con i vari Witsel o Tielemans, ma ultimamente sto notando una certa diversità di trattamento tra me ed altri miei colleghi".