Premier League 2017/18, ep. 6 - Obiettivo ritrovarsi: il Manchester United vuole tornare a vincere il titolo

Dall'addio di Ferguson è sempre mancato qualcosa ai Red Devils. Mourinho ha plasmato una base solida, ha il sostegno dell'ambiente ed ha rinforzato la squadra dov'era necessario: quale sarà il vero volto della squadra? Sarà quello giusto per tornare al top?

Premier League 2017/18, ep. 6 - Obiettivo ritrovarsi: il Manchester United vuole tornare a vincere il titolo
Lo stemma del Manchester United in primo piano in questo fotomontaggio. | VAVEL
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Di Gianluigi Sottile

Era il 24 maggio e, con il Manchester United, c'eravamo lasciati così. La squadra rossa si prendeva, vincendo senza nemmeno troppi problemi la finale d'Europa League contro un ingenuo Ajax, il suo terzo trofeo stagionale, guadagnandosi inoltre nella circostanza l'accesso alla Champions League per il 2017-2018. Un traguardo importante e che dava un po' di lustro alla stagione fino a quel momento piuttosto deludente dei Red Devils, che aldilà della vittoria del Community Shield e della EFL Cup - che saranno sempre titoli, ma sono titoli minori - aveva garantito per lunga parte dell'annata delle prove di solidità difensiva traballante e pericolosità discontinua in attacco. Troppo poco per un club che aveva delle ambizioni ben più importanti: nel corso dei mesi, però, i singoli si sono confermati di primo livello e hanno saputo effettuare un globale miglioramento, che lasciava sensazioni non negative per il futuro.

Questo in particolare dal mese di febbraio che ha portato una ventata d'aria buona. Dopo che gli inglesi hanno perso la possibilità di raggiungere il titolo, è scattato qualcosa che ha liberato il potenziale di alcuni giocatori, gestito molto bene da José Mourinho che è riuscito a coprire un grosso numero di infortuni dando più spazio e spronando di più i propri giovani, ottenendo un miglioramento delle prestazioni da parte dei vari Anthony Martial, Marcus Rashford e Jesse Lingard. Così, nel bilancio finale di tutte le competizioni, il manager portoghese può sicuramente dire di aver creato una base all'interno del gruppo e un'alchimia fra i giocatori assolutamente necessaria per puntare alla vittoria finale in Premier League. Adesso, bisognerà sfruttare questo risultato di un'annata di assestamento.

La vittoria sul Chelsea è stato il simbolo della crescita dello United

Le prospettive positive sono state confermate anche da un mercato intelligente del Manchester. Il primo acquisto è stato quello che ha portato Lindelof dal Benfica in Inghilterra: lo svedese ha ormai 23 anni e vuole fare il salto di qualità definitivo nella sua carriera al fianco di Bailly, con il quale formerà la coppia titolare in mezzo alla retroguardia. Come sostituto dello svincolato Ibrahimovic è stato scelto Romelu Lukaku: una certezza d'Oltremanica, un attaccante fortissimo negli open play, che indica perciò un certo tipo di natura della squadra - difensivista - costruita proprio col marchio tipico del proprio allenatore. Un altro rinforzo che è arrivato è Nemanja Matic; sempre calda è anche la pista che porterebbe ad Ivan Perisic, per completare un attacco comunque già forte. Rinforzi mirati e ben distribuiti in base alle cessioni (come quella eccellente di Rooney all'Everton): gli altri colpi dipenderanno da altre - eventuali - cessioni.

In particolare, le operazioni dell'estate sembrano essere intelligenti perché inserite in un progetto tecnico chiaro. Partendo dalla base della difesa a 4 che è stata funzionale, Mourinho potrebbe distaccarsi dal suo 4-2-3-1: la possibilità di schierare Ander Herrera, Matic e la stella Paul Pogba tutti insieme è allettante e, in questo modo, la squadra sarebbe schierata con un 4-3-3. In porta De Gea è un intoccabile, così come Valencia, Bailly, Lindelof e Blind. Dinanzi alla mediana sopracitata, l'attacco vedrebbe due fra i vari Lingard, Mkhitaryan, Martial, Mata e via dicendo a supportare Lukaku (di cui Rashford sarebbe riserva) in un 4-3-3. Con un 4-2-3-1, invece, Pogba si adatterebbe ancora nel ruolo di pivot e ci sarebbe effettivamente un innesto da fare per avere 7 giocatori offensivi a disposizione in un attacco che resta senza un vero e proprio leader.

In questo senso, sarà fondamentale per i Red Devils l'apporto di Romelu Lukaku, chiamato al salto di qualità definitivo fra i migliori attaccanti del mondo. Il belga ha già dimostrato le proprie doti a livello realizzativo all'Everton, ma adesso dovrà crescere sotto tutti gli aspetti del proprio gioco, imparando anche ad essere decisivo contro le squadre che non gli concederanno quegli spazi in cui lui, in genere, diventa letale: in poche parole, dovrà sterzare quei match in cui i rossi hanno avuto le maggiori difficoltà di recente. D'altronde, il suo percorso l'ha fatto anche Wayne Rooney, ma all'inverso: l'inglese era una figura di spicco nello spogliatoio e, nonostante fosse in calo a livello atletico, era sicuramente ancora in grado di cambiare alcune gare con la sua sterminata classe.

Insieme al centravanti, anche Pogba - che ha sofferto le pressioni e le difficoltà tattiche lo scorso anno - dovrà prendere le redini del centrocampo mostrando quelle qualità che, alla Juventus, lo avevano valorizzato al massimo: delle questioni tattiche non possono frenare un fuoriclasse di questo livello. Certo ci vorrà in questo senso una maggiore collaborazione da parte di Mourinho, che ha sicuramente migliorato il lavoro in fase di non possesso del transalpino ma ne ha disperso la maggior parte delle qualità da rifinitore. Il senso di sfiducia ha poi anche influito sulla fortuna del numero 6, che ha colpito 9 volte un legno nel 2016-2017. Parliamo di due classe 1993 - amici fuori dal campo - chiamati ad essere decisivi, in maniera diversa: se la squadra vincerà queste scommesse da quasi 200 milioni, sarà una seria contendente per l'assegnazione del titolo nel 2018.

Pogba e Lukaku in allenamento. | Fonte immagine: Metro
Pogba e Lukaku in allenamento. | Fonte immagine: Metro

In conclusione, si può dire che il quadro del Manchester United nella stagione 2017-2018 è piuttosto tracciato. Dopo la forte delusione delle scorse annate, l'organico sembra essere stato costruito per la prima volta seguendo un progetto tecnico chiaro e le premesse per un successo finale - obiettivo naturale di un club del genere - ci sono tutte. Certo ci vorrà certo una buona dose di fortuna: gli episodi peseranno anche - e soprattutto - in campo europeo. L'ultima partecipazione dei Red Devils alla massima competizione per club del continente è terminata troppo presto, nella fase a gironi: una figuraccia troppo grande per la squadra rossa, che soltanto 9 anni fa sollevava al cielo la Coppa dalle Grandi Orecchie nella finale di Mosca. Quest'anno ovviamente sarà complicato imporsi da subito rispetto alle big: ci vorrà una panchina lunga, specie nel momento più duro della stagione, quello in cui i giocatori vengono spremuti al massimo e le rotazioni divengono un'arma preziosa. Qui però entriamo in un campo dove lo Special One è specialista: lui non ha la minima intenzione di deludere i propri supporters.