Inferno e ritorno. Bernardeschi accarezza il pallone, trae massimo profitto dallo svarione teutonico. Poi è attesa, semplice attesa. La Repubblica Ceca naufraga, la Danimarca fa il colpaccio e "pilota" Italia e Germania al penultimo atto del torneo polacco. Siamo tra le prime quattro squadre del vecchio continente, ma all'orizzonte incombe lo spauracchio spagnolo. A Cracovia, ore 21, affrontiamo la selezione di Celades, l'unica, per tecnica, profondità, esperienza, superiore alla concorrenza. Giochiamo contro-pronostico, come piace all'Italia, spesso incline ad eccessiva superbia quando si tratta di ribadire una superiorità acclarata dalla carta. La Spagna dispone di talenti già proiettati nel futuro, Asensio è il protetto di Zidane al Real, Saul è un perno dell'Atletico del Cholo, gente abituata a vincere. Noi ci presentiamo impolverati da un girone difficile, tra montagne russe e pericolosi cali di tensione, con la consapevolezza, però, di poter giocare per la storia. Non partiamo battuti, in difetto sì, ma non battuti. Abbiamo carte da giocare, abbiamo lo spirito tricolore, quella capacità di emergere nella lotta di posizione, di sacrificio. 

Foto: Nazionale Italiana - Twitter

Qualche interrogativo, defezioni pesanti, che portano alla mente il turnover della seconda tornata. Allora, con innesti in serie, un naufragio complessivo. Questa sera, invece, occorre far di necessità virtù, non si può scegliere. Per squalifica, Di Biagio deve rinunciare a Conti - stantuffo di destra - e Berardi - freccia esterna - manca, in sostanza, la catena laterale. I problemi fisici di Caldara mettono in allarme, poi, il CT. La coppia con Rugani funziona alla perfezione, si muovono all'unisono, quando manca un tassello, la retroguardia, punto di forza, va in sofferenza. Le alternative sono acclarate. Se Caldara recupera, decisione all'ultimo, spazio a Ferrari a destra. In caso di forfait, dirottamento al centro di Ferrari e Calabria all'esterno. Immediata la sostituzione di Berardi, Di Biagio torna all'assetto iniziale, con una punta vera, Petagna, e due giocatori di corsa e qualità al largo, Chiesa e Bernardeschi. L'arsenale azzurro perde un'opzione offensiva, quella del falso nove, senza riferimenti per la difesa in rosso. Difficile, in un match così, rischiare Garritano. 

Ci affidiamo a una mediana consolidata. Contro la Germania, un Gagliardini formato gigante. Recupero palla, inserimenti, tempi di gioco. Pellegrini e Benassi a proteggere il metronomo azzurro. Barreca, a sinistra, a completare il pacchetto arretrato. Date le assenze, non abbiamo grosse possibilità di mutare atteggiamento tattico a partita in corso. 

Celades, di contro, ha l'intero organico a disposizione. 4-3-3, con Kepa a difesa dei pali. Jonny e Bellerin - pezzo pregiato del mercato europeo - portano alla causa una costante spinta, elevando il numero di alternative in fase di possesso. Merè e Vallejo compongono la cerniera centrale, l'Italia deve sfruttare la tendenza della Spagna all'eccessivo piacere, la predisposizione smodata al gioco. M.Llorente - mediano dell'Alaves - è il punto d'equilibrio, Ceballos e Saul le mezzali. Davanti, con Sandro da 9, Deulofeu e Asensio. La panchina è da brividi, D.Suarez, I.Williams, Soler, solo per citarne alcuni.