Europei Under 21 - La storia di un trofeo sottovalutato e la grande tradizione italiana

Al via la 21esima edizione del massimo torneo giovanile: Vavel Italia ricorda la storia di una competizione spesso non considerata come meriterebbe, e che ha dato spesso lustro e gloria alla nostra nazionale, facendo esplodere talenti come Pirlo, Cannavaro e Gilardino. Dalla Challenge Cup alla qualificazione olimpica, fino all'allargamento a 12 squadre di quest'anno, tutto quello che non sapevate sull'Europeo Under 21.

Europei Under 21 - La storia di un trofeo sottovalutato e la grande tradizione italiana
(foto: Vivoazzurro)
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Di Francesco Palma

Quella che comincerà il 16 Giugno in Polonia sarà la 21esima edizione del Campionato Europeo under-21, la più importante competizione continentale per squadre giovanili. Un torneo che, seppur all'ombra delle varie manifestazioni per prime squadre di club e nazionali maggiori, col tempo è riuscito a conquistarsi un posto tutto suo nel panorama calcistico.

Gli inizi. Se l'Europeo under-21 inizia ufficialmente nel 1978, negli anni precedenti c'erano già stati vari tentativi da parte della UEFA di istituire un torneo continentale riservato all'ultima categoria giovanile prima del salto nelle nazionali maggiori. Dal 1967 al 1970 si era infatti disputata la Challenge Cup (per under-23) con una formula simile a quella dell'assegnazione dei titoli nel pugilato: la squadra detentrice metteva in palio il trofeo contro una compagine sfidante, la vincitrice del match diventava a sua volta campione e rimetteva in palio il titolo. Dopo tre anni - con 4 vittorie della Bulgaria e 4 della Jugoslavia - la formula fu abbandonata. Si fece un altro tentativo con un Europeo Under-23, disputatosi tre volte a cadenza biennale (dal '72 al '76) per poi essere definitivamente sostituito con la competizione che oggi conosciamo: la prima squadra a vincere il torneo fu la Jugoslavia, che si impose contro la Germania Est per 1-0 nella gara d'andata (fino al '94 la formula prevedeva la doppia sfida, senza un paese ospitante) per poi pareggiare 4-4 al ritorno e vincere il match.

La svolta olimpica e i vari cambiamenti. La formula del torneo è rimasta quindi invariata fino al 1994, con 8 squadre partecipanti che si affrontavano in sfide di andata e ritorno ad eliminazione diretta, ma la vera svolta che ha cambiato la storia di questo torneo e lo ha reso ancora più importante a livello continentale risale all'edizione precedente: si decise che le prime 3 classificate dell'Europeo Under-21 avrebbero staccato il pass per il torneo olimpico di calcio, rendendo quindi la competizione un vero e proprio torneo di qualificazione alle Olimpiadi. Quell'anno furono Italia, Svezia e Danimarca a prendersi il biglietto per Barcellona '92. Dal 1994 invece cominciò a cambiare anche la formula stessa del torneo, che fino a quel momento consisteva in una serie di incontri ad eliminazione diretta (con andata e ritorno) da parte delle 8 squadre partecipanti.

La Spagna campione olimpica nel 1992
La Spagna campione olimpica nel 1992 | figc.com

Nel '94 appunto la UEFA decise che il torneo sarebbe stato periodicamente organizzato da un solo paese (in quel caso fu la Francia), anche se nelle prime due edizioni con la nuova formula i quarti di finale continuavano a disputarsi in un doppio incontro in casa delle due nazionali che giocavano il match, per poi trasferirsi nella nazione ospitante per semifinali e finale. Dall'edizione del 1998 in Romania invece anche i quarti si sono disputati nella sede ospitante. L'ultima variazione prima della "rivoluzione" di quest'anno è arrivata nel 2000, con l'inserimento della fase a gironi che qualificava due squadre per gruppo in semifinale. Da quest'anno invece, con l'aumento delle squadre partecipanti a 12, i gironi sono diventati 3: passa la prima di ogni gruppo e la migliore delle tre seconde classificate, rendendo ancora più difficile la qualificazione, soprattutto in ottica Olimpiadi (anche se questa edizione non funge da torneo di qualificazione, lo sarà invece quella del 2019 in Italia) sarà ancora più difficile staccare il pass per il più importante evento sportivo del mondo.

La tradizione italiana. Si tratta di un torneo che ha spesso dato lustro al nostro calcio, fungendo da palcoscenico per molte di quelle che sarebbero poi diventate le stelle della nostra nazionale maggiore. Fin dalla prima edizione gli azzurrini si sono sempre qualificati alla fase finale, pur non riuscendo mai ad andare oltre i quarti di finale fino al 1984, dove la doppia vittoria sull'Albania regalò la nostra prima semifinale europea, fu l'Inghilterra ad eliminarci. I meccanismi però iniziarono ad oliarsi e due anni dopo arrivò la prima finale: con una grande cavalcata (e un Gianluca Vialli in grande spolvero che vinse il titolo di capocannoniere) la squadra guidata da Azeglio Vicini superò la Svezia e si prese la rivincita sull'Inghilterra, per poi giocare un'apertissima doppia sfida contro la Spagna (2-1 per noi all'andata, 2-1 per gli iberici al ritorno) risolta soltanto ai calci di rigore, dove iniziò a maturare quella che sarebbe diventata poi la maledizione dei tiri dal dischetto per la nazionale maggiore: secco 3-0 dagli undici metri e titolo alla Spagna.

Gilardino bacia la coppa nel 2004 | uefa.com

Ormai però il ghiaccio era rotto, e dopo un bel terzo posto nel '90 inizia il periodo di totale dominio azzurro: nel 1992 gli azzurrini di Cesare Maldini trovano in Renato Buso (promessa rivelatasi poi mancata al momento del grande salto tra i big) un bomber eccezionale e dominano il torneo, portando a casa il primo titolo; segue poi il secondo trionfo del '94 in Francia, dove i vari Vieri, Panucci, Inzaghi iniziano a mettersi in mostra; poi la terza gioia del '96, dove esplode quello che dieci anni dopo sarebbe diventato "il muro di Berlino": Fabio Cannavaro, che vince il premio di miglior giocatore del torneo e chiude la saracinesca a Portogallo, Francia e Spagna (solo due gol subiti in tutto il torneo), sconfiggendo gli iberici ai rigori nella finale di Montpellier. 

Nel 2000 arriva il quarto successo europeo degli azzurrini, che trascinati da un giovanissimo Andrea Pirlo (che con una doppietta decide anche la finale contro la Repubblica Ceca) all'epoca ancora trequartista e da un già ultra-combattivo Gattuso trovano un altro trionfo in Romania. La stessa squadra si presenta ancora più forte due anni dopo, ma questa volta i cechi si prendono la rivincita e spengono il sogno del quinto europeo degli azzurri, che si consolano col titolo di capocannoniere di Massimo Maccarone. Quinto titolo che però non sfugge all'Italia di Claudio Gentile nel 2004, dove Alberto Gilardino trasforma in gol qualunque pallone tocchi e si fanno notare altri giocatori che due anni dopo avrebbero alzato il trofeo mondiale a Berlino: De Rossi, Barzagli, Zaccardo, Amelia. Poi un periodo buio, culminato con la clamorosa qualificazione mancata del 2011, che rappresenta il punto più basso della nostra nazionale under21. Nel 2013 però la musica cambia, e i vari Verratti, Florenzi, Immobile e Insigne trascinano gli azzurri fino alla finale, persa ancora contro la Spagna in una rocambolesca sfida terminata 4-2. Infine, la controversa eliminazione del 2015, con le polemiche per il presunto biscotto tra Svezia e Portogallo e un'Italia forse troppo inconcludente. Quest'anno è il momento di ricominciare tutto da capo: nuova formula e nuova squadra, per tentare ancora una volta l'assalto al trofeo.

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About the author
Francesco Palma
22 anni, laureato in Linguaggi dei media presso l'Università Cattolica di Milano. Aspirante giornalista, appassionato e di musica, calcio, ciclismo, futsal e di sport in generale. Esperto di musica italiana, autore musicale e paroliere.