Zagabria, 2002. Un ragazzino di 16 anni viene aggregato nella prima squadra della Dinamo, serbatoio incredibile di talenti. Il giovane ha qualità non comuni ma è gracile, forse troppo e la squadra croata, dopo un anno nel settore giovanile, lo parcheggia in Bosnia per fargli fare le ossa in un campionato difficile e ostico sia dal punto di vista ambientale, che da quello della tecnica di base. Lui è di poche parole, accetta senza batter ciglio ed esattamente un anno dopo viene nominato miglior giocatore del campionato bosniaco, a quasi 18 anni. La Croazia gli sta stretta, il suo talento esplode oltre la Manica nelle zone di White Hart Lane, ma si consacra definitivamente nel cuore di Madrid, al Bernabeu. Lui di nome fa Luka e di cognome Modric: il genio croato che parla con i piedi.
Modric ha una visione particolare del mondo, una visione speciale del rettangolo di gioco e di tutti i compagni di squadra e avversari che lo circondano. Sa già dove scaricare il pallone ancor prima che il compagno suggerisca il movimento; basta uno sguardo e un tocco per illuminare e saper dare al pallone quella confidenza che pochi riescono ad avere. La partita di ieri è stata la punta dell'iceberg del centrocampista migliore al mondo al momento, capace di essere geniale e duttile allo stesso tempo sovrastando, con l'aiuto di Kroos e Casemiro, il centrocampo della Juventus pressoché disastroso nella ripresa come l'intero collettivo.
Di fronte a un giocatore del genere osservare i numeri pare abbastanza riduttivo e scontato, ma in questo caso le cifre assumono una valenza tattica importante visto che il numero diciannove ha giocato, nel corso dei novanta minuti, sessantotto palloni (90% dei passaggi completati) di cui sei lanci smarcanti e l'assist dalla destra per il secondo gol di Cristiano. Inoltre sedici palloni giocati dalla metà campo in su tutti arrivati a destinazione, sublime. Le sue qualità eccelse nelle gestione della sfera sono note a tutti, ma ciò che ha impressionato ancora sono i palloni recuperati: otto contro i due di Khedira, un duello impari stravinto dal croato sotto tutti i punti di vista. Zidane lo ha plasmato psicologicamente trasformandolo nel vero cervello della squadra con le sue 41 presenze e 5 reti in questa stagione fantastica, l'ennesima della sua carriera che è stata un crescendo di giocate e prestazioni da giocatore di qualità superiore, di un centrocampista dotato di una visione di gioco superiore alla norma.
Nei cinque anni al Real Madrid ha collezionato qualcosa come 216 presenze con quindici gol e giocate che potrebbero occupare un'intera giornata su Youtube cercando video e dandosi spiegazioni su come quei piedi magici possano dispensare cotanta classe. Roba da marziani, roba da Luka Modric: il ragazzino gracile diventato un genio.