Se il Brasile è tornato ad ottenere risultati lo deve in gran parte all'ottimo lavoro svolto da Tite. La Federazione è finalmente riuscita a mettere sotto contratto un tecnico preparato e dall'ottima ideologia tecnica, che si è messo in mostra in passato sulla panchina del Corinthians. E' già riuscito a convincere la platea verdeoro attraverso i risultati e una qualificazione ai prossimi Mondiali arrivata con due giornate d'anticipo. Abbiamo avuto modo e piacere di leggere la sua intervista rilasciata ai microfoni della stampa e di seguito ecco le sue parole:

Qual'è il segreto per arrivare a tutto ciò? "Non c’è. Abbiamo ritrovato fiducia in un momento clou, con i calciatori in una buona fase nei club e hanno portato il loro buono stato di forma. Ho cercato di metterli nei ruoli che di solito occupano nei club. Ma è stato di certo un percorso fuori dallo norma, ne sono consapevole, per le difficoltà che s’incontrano nelle qualificazioni."

La Seleçao sembrava in grande difficoltà, ma con il suo arrivo è cambiato tutto: "Confesso che ci ho pensato a lungo prima di decidere se accettare la Seleção. Ne ho preso il timone con un terzo delle qualificazioni già fatte. Sono sempre stato tecnico di club, mi chiedevo come sarebbe stato guidare una nazionale. Potevo permettermi  di sbagliare pochissimo. Il sogno di guidare la Seleção ha prevalso."

Modelli d'ispirazione? Diversi, ma Capello e Bielsa hanno colpito: "Due straordinari tecnici con idee chiare. Ero andato a vedere la Juve di Capello nel 2005, con Camoranesi e Nedved in fascia. Nedved creativo, di movimento e qualità. Segnò un gran gol su punizione. E poi c’erano Vieira ed Emerson in mediana. Avanti Trezeguet e Ibra, e Del Piero. Cannavaro e Thuram nella linea a 4 dietro, una squadra che sbagliava pochissimo. Volevo conoscere a fondo questo 4­4­2, specie in difesa. Ho studiato a lungo la Juve di Capello. Una scuola italiana che propone gioco, più aggressiva e non solo in contropiede. Bielsa, invece, è un allenatore che da metà campo in su varia tanto, è più offensivo ma più esposto."

Il credo calcistico di Bielsa narra che nel calcio esistono solamente 10 moduli: "Perché ci sono molte varianti. La cosa più importante di un sistema è la mobilità. Il numero di variazioni e movimenti. E l’adattamento dei giocatori al sistema, è la sfida del tecnico."

Marcelo Bielsa, zimbio.com
Marcelo Bielsa, zimbio.com

Prima Corinthians e poi Brasile, due squadre entrambe etichettate con il 4-1-4-1: "Negli studi delle funzioni e delle posizioni al Real Madrid di Capello. Alcuni lo chiamano 4­3­3, altri 4­1­4­1. La differenza? I movimenti degli esterni. Il 4­3­3 ha due ali alte. Oggi al Real se giocano Ronaldo, Benzema e Bale è 4­3­3. Con James o Isco è 4­4­2 perché sono centrocampisti in funzione di ala."

Altri allenatori dalla quale rubare segreti? Spicca Allegri: "Ho seguito Allegri e la novità Zidane. In Champions? Andrò a Cardiff. Ho detto a Marcelo, Dani Alves, Alex Sandro e Casemiro di giocare per dare spettacolo. E poi chi se lo merita che vinca. Non riesco a tifare. Sono andato di recente a vedere la Juve, che sbaglia pochissimo. Forse oggi è la formazione meglio strutturata. Riesce a cambiare la linea difensiva da 3 a 4 con perfetta conoscenza degli spazi. Molto difficile! Ma la Juve riesce a farlo con maestria."

Un parere sul Real Madrid: "È estremamente creativo, possiede capacità di finalizzazione altissima. Subisce tanti gol, ma segna sempre. Per questo il Real è un po’ più forte offensivamente. La Juve però è più squadra, più strutturata, ha più consistenza mentre il potere di fuoco del Real è enorme."

Tite spiega anche perchè Dani Alves non è stato inserito nella lista dei convocati per le prossime amichevoli: "Per riposare. Lui ed altri come Neymar, Casemiro, Marcelo, Firmino del Liverpool non sono stati chiamati ora perché arrivano alla fine di una stagione con tanta pressione psicologica oltre che fisica. Come Marquinhos del Psg o Miranda che sta recuperando da un infortunio. Abbiamo sempre cercato di preservare la loro salute. Ma tutti si sono detti disponibili a venire in nazionale."

Dani Alves, zimbio.com
Dani Alves, zimbio.com

Alex Sandro, meritatamente, è presente in lista: "Ha fatto ottimi campionato e Champions, è progredito a livello tattico. È aggressivo quando si gioca con una linea di 3 difensori e lui è più avanzato, ma è anche in grado di fare il laterale basso. Ha una vitalità fisica impressionante. Spicca nella transizione, per velocità, per le incursioni. Ed è altrettanto rapido a tornare in difesa."

In Brasile sono tantissimi i calciatori che scelgono altri Paesi: " Il nostro è un Paese­continente. Produce giocatori di qualità in serie. A volte in certi ruoli la concorrenza è alta. Per esempio come esterni alti nel 4­3­3 o nel 4­1­4­1 abbiamo Coutinho, Neymar, Douglas Costa, Willian, Lucas del Psg, Taison dello Shakhtar, Dudu del Palmeiras… Così capisco che possano giocare per un altro Paese."

Chissà cosa ne pensa di Gabigol, sparito dai radar della Nazionale: "L’adattamento a un nuovo Paese e a un nuovo club richiede tempo. Mi auguro che riesca a superare presto questa tappa. Io l’ho portato in nazionale per giocarsi il posto con Gabriel Jesus, da centravanti. Nel Santos Gabigol era esterno destro, anche se si spostava a volte al centro o cambiava fascia. Con la sua capacità di movimento è in grado di giocare anche d’in
terno dietro al centravanti. Ma ho dubbi sul suo ruolo ideale. Però è uno straordinario finalizzatore, ha forza fisica, scatto impressionante, nell’uno contro uno è forte. In Italia può migliorare nel gioco senza palla."

L'Inter? Deve essere paziente: "Se fossi un dirigente aspetterei. C’è un processo di maturazione, in una realtà e in un Paese diverso. Mi ricordo Coutinho all’Inter quasi non giocava e poi al Liverpool è tornato in nazionale. Ai giovani a volte non si dà il tempo necessario."

Gabigol, zimbio.com
Gabigol, zimbio.com

Spazio all'ultimo gioiellino sbocciato in Brasile, il sedicenne Vinicius Junior: " Il potere economico acquista quando vuole o poi lo lascia qui a maturare. Ma se fra un paio d’anni, crescendo, non avesse più certe qualità, avrebbe lo stesso valore."

Domanda di scouting per il tecnico, sempre ben fornito dal suo staff: "C’è Sylvinho, ex vice di Mancini all’Inter, in Europa. Anch’io li seguo. Poi Lazaro e mio figlio Matheus sono spesso in Cina per vedere Alex Teixeira, Gil, Renato Augusto, Paulinho."

Non ha ancora visto l'Italia di Ventura, ma ci sarà tempo: "No, ero troppo preoccupato a qualificarmi. Ora avrò tempo per seguire le nazionali europee. Andrò alla Confederations Cup. E poi voglio vedere l’Italia, la Spagna, le big."

Quali sono le Nazionali più forti? "Fin dall’ultimo Mondiale dico la Francia. È arrivata in finale agli Europei, ha grandi qualità tecniche e sta maturando. E poi mi piace il Belgio ha grandi valori tecnici individuali: Hazard, De Bruyne, Kompany, Witsel e Nainggolan. La sua capacità di finalizzare dalla media distanza, la creatività, il suo spirito competitivo... L’ho visto giocare molto bene a Roma, libero di avanzare a supporto di Dzeko e Salah. Questa generazione belga ha valori notevoli. L’Italia poi è sempre molto forte, le nozioni di squadra e tattiche da voi sono esemplari. Quando ci sono anche valori tecnici individuali diventa potente. La Spagna continua a essere un modello, come la Germania. Il Portogallo ha vinto gli Europei anche se non ha fatto gare belle ma ciò l’accredita come squadra forte; anche senza Ronaldo ha battuto la Francia in Francia in finale. L’Argentina la lascio fuori al momento, ma dal centrocampo in su ha enorme qualità: Higuain, Icardi, Dybala, Messi, Di Maria, Agüero."

Uno sguardo anche all'Argentina e alla nomina del nuovo allenatore: "Bauza o Sampaoli, l’Argentina si sarebbe qualificata e si qualificherà comunque. L’essenza sono gli atleti. Nessun c.t. ha la bacchetta magica."

Neymar Jr, zimbio.com
Neymar Jr, zimbio.com

Neymar migliore al mondo? Lo sarà presto: "Il calcio è fatto di generazioni. Quella di Messi e Ronaldo è sui 30 anni, sono all’apice della forma. Neymar, Hazard e Griezmann sono di una nuova generazione di straordinario potenziale. Neymar è davanti però. Prima lo ritenevo solo uno tutto dribbling e finte, ma ora è primo per assist in Champions. Ha mostrato un’evoluzione nel Barcellona notevole."

Una panoramica sul futuro, in particolare su Russia 2018: "Abbiamo superato la fase di costruzione della squadra. Adesso è l’ora della conferma, e io sono il carburante, il propulsore, per crescere ancora. Non ho molto tempo. I nostri risultati sono stati fuori dalla norma sinora. Ma voglio che questa situazione continui. Quando ho assunto il Brasile giocava 4­3­3 o 4­1­4­1 da 5­6 partite. Il 3­4­3 è un sistema che non domino. Tutti gli altri li ho sperimentati nelle squadre in cui sono passato: il 3­5­2 o la variazione 44­2 coi 4 al centro a rombo. O il 4­2­3­1. Ho cercato però di dare continuità. Che cosa ho cambiato? Oltre a due attaccanti alti, ho aggiunto uno di movimento, di “articolazione” fra attacco e centrocampo: Coutinho. Lascio Neymar e Gabriel Jesus alti, liberi di svariare, e poi difendiamo in 8. Il piazzamento sul campo è un 43­3 ma gioca da 4­4­2 con un centrocampista in più. Se studia la mappa di gioco di Coutinho non lo vedrà solo in fascia ma pure al centro, ha libertà. Neymar, invece, è verticale."

Tite, infine, conclude rispondendo a una domanda riguardante un suo futuro in Europa: "Ci ho pensato prima di fare il c.t. Quando ho vinto Libertadores e Mondiale per club col Corinthians nel 2012 ho pensato di venire in Europa, un agente mi avvicinò per guidare l’Inter. Andrei in un Paese in cui abbia la padronanza della lingua. Parlo il talian (mix di dialetti italiani), Ancelotti mi diceva che parlavo un italiano di 50 anni fa. In Spagna me la caverei, come in Portogallo. Vedremo dopo la Russia."