Il valore attribuito in Inghilterra alla Coppa Nazionale non è comparabile a quanto accade in tutto il resto del mondo. Magic, questo l'epiteto affibbiato dalla tradizione (termine ricorrente quando si interpella l'argomento) d'oltremanica. Sarà per i giant killing, ovvero i miracoli delle piccole squadre che eliminano compagini pro più quotate, sarà perché tutti, davvero tutti, possono sognarla, sarà per quell'atmosfera vintage che tanto è cara in terra anglosassone. La magia della Fa Cup trova il massimo splendore nell'ultimo atto, sotto il sacro arco calcistico di Wembley, sede, non per caso, anche delle semifinali, come fosse una Final Four di carattere a tratti cestistico.

A tutto questo si accompagna un altro aspetto: per le squadre inglesi è l'ultimo atto della stagione calcistica - eccezion fatta per chi, bravi loro, raggiungono la finale di Champions League. Non è però il caso dell'Arsenal, schiaffeggiato dal solito Bayern Monaco nei soliti ottavi di finale; nemmeno del Chelsea, che la lotta per la coppa dalle grandi orecchie l'ha ammirata solo in televisione sin dal giorno uno dell'annata calcistica. Destini contrapposti, per le due londinesi, sotto ogni punto di vista: i Blues hanno trionfato in Premier League, i Gunners hanno arrancato dopo averci sperato giusto per un paio di mesi, non di più. Come se non bastasse, i due precedenti stagionali suonano ancora più in contrapposizione: show-time Arsenal all'Emirates a settembre (3-0), delirio Chelsea a Stamford Bridge (3-1).

Fonte immagine: Telegraph
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Due poli così opposti non potevano che attrarsi a vicenda, fino a trovarsi l'uno di fronte l'altro a Wembley, quasi fosse un segno del destino. Le due squadre maggiormente differenti, per questioni tecniche, ma anche tattiche - almeno fino ad aprile, prima della svolta tattica voluta(?) da Arsène Wenger, con il sorprendente passaggio alla difesa a tre, il quale ha fruttato otto vittorie in nove partite (sconfitta solo sul campo del Tottenham) e restituito certezze e freschezza a una squadra ormai svuotata dal solito e prevedibile 4-2-3-1, salvata troppo spesso dall'indiscutibile talento dei propri interpreti.

L'ennesima stagione deludente ha reso la Fa Cup l'ancora di salvezza, per la terza volta negli ultimi quattro anni. Le motivazioni dell'Arsenal sono forti, fortissime, trascendono forse la tattica, ma raramente queste sono state il punto forte dei Gunners, squadra spesso vuota di personalità e di coraggio, mentalmente debole, incapace di reggere tanto per trentotto partite quanto per novanta minuti, difetto solo in parte affinato negli ultimi tempi.

Fonte immagine: BBC Sports
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Al contrario, l'aspetto psicologico è probabilmente il più grande pregio di Antonio Conte. Martellante, quasi fino all'asfissia, ma capace di ottenere sempre il meglio dai propri giocatori, i quali lo hanno riconosciuto come leader, lo hanno seguito e sono arrivati alla vittoria, compiendo un atto di coraggio passando alla difesa a tre, evento più unico che raro in Inghilterra. Eppure il salentino ha fatto scuola, perché dopo il Chelsea anche la buona metà delle squadre di Premier League hanno sperimentato il cambiamento tattico, talvolta anche con successo.

La Premier League è stato il lauto pasto, la Fa Cup per i Blues rappresenterebbe un dessert tanto gustoso quanto soddisfacente, perché conquistare il double è impresa rara, rarissima, quanto difficile, soprattutto considerato il livello dell'avversario. Il Chelsea entra nella partita al completo, con uno slancio emotivo che difficilmente potrebbe essere migliore. Potrebbe non essere sufficiente, perché tra le leggi non scritte del calcio possiamo trovare quella secondo cui "nei novanta minuti può succedere di tutto". Ed è forse anche per questo che, a fianco di Fa Cup, spesso troviamo magic.