Lo scorso anno poteva essere considerato una sorpresa: una neopromossa da salvezza tranquilla, non sfavillante, ma con una serie di debuttanti in Premier League da rabbrividire. Quest'anno il bilancio complessivo è migliorato solo di quattro punti, da 42 a 46, ma il Bournemouth è diventato a tutti gli effetti una certezza, tanto da meritare anche la parte sinistra della classifica, anche se per questione di briciole. 

Fonte immagine: AFC Bournemouth
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Questa stagione ha dato soprattutto una conferma, attesa probabilmente da tutta l'Inghilterra: la forza delle idee di Eddie Howe. Da anni un giovane allenatore home-made non riusciva a proporsi con tanta forza sul panorama calcistico, ci è riuscito il trentanovenne, con la sua proposta offensiva di primissima qualità, nonostante un materiale tecnico non di altrettanto livello. Howe incarna tutto quello che sono state le Cherries negli ultimi anni: coraggiose, senza paura dell'avversario, dritte sulla strada delle proprie idee. Attenzione però a non definire l'allenatore un idealista - nonostante lo possa sembrare.

Il tecnico classe 1977, 40 anni il prossimo novembre, ha dovuto fare i conti con delle enormi carenze strutturali nella costruzione della squadra, in particolar modo in difesa, dove si è trovato a dover adattare capitan Francis nel ruolo di centrale difensivo, riuscendosi a salvare solamente tra novembre e dicembre, massimo periodo di splendore di Nathan Aké. Per il resto, le scelte forzate nella retroguardia sono state probabilmente il punto debole di una squadra che ha subito 67 gol, un po' troppi.

Fonte immagine: Eurosport
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Howe ha messo Wilshere al centro del progetto, ottenendo risposte confortanti, prima dell'ennesimo infortunio.

Il mercato estivo portava in dote alcune promesse che non sono state mantenute (film già visto un anno fa), su tutti un Jordon Ibe raramente sufficiente e spesso lasciato in panchina, per dar spazio a Fraser, Stanislas e Pugh, giocatori meno talentuosi dell'ex Liverpool e di Gradel, ma allo stesso tempo più generosi e soprattutto concreti. Perché le idee di Howe non sono basate sull'estetica, ma sulla concretezza dell'attacco. D'altro canto, con tutto il rispetto, come potrebbe Benik Afobe essere il centravanti di una squadra che punta all'estetica?

Il congolese ha chiuso la stagione con sole sei reti, tante quante lo sfortunatissimo Wilson, al secondo crociato rotto in due anni. Il ruolo di capocannoniere, oltre che di uomo-simbolo insieme a Eddie Howe (ovviamente) se l'è preso Joshua King, meteora del Manchester United esploso in maniera forse definitiva con 16 reti, dodici di queste arrivate da febbraio in poi. Non c'è da stupirsi, dunque, se i due momenti migliori della stagione del Bournemouth, con due streak da cinque risultati utili consecutivi intervallati dalle sconfitte con Chelsea e Tottenham - totale di 20 punti in 12 gare - siano coincisi con il periodo d'oro del norvegese.

Fonte immagine: AFC Bournemouth
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Meno bene è andata tra gennaio e febbraio, con cinque sconfitte e tre pareggi nelle otto gare disputate. Poteva essere il punto di svolta negativo, ma Howe ha saputo superarlo brillantemente, ancora una volta. L'anno prossimo, tra le venti ai nastri di partenza, il Bournemouth sarà ancora presente, forse anche con il proprio allenatore e uomo-simbolo in panchina.