Nella vita di un calciatore può capitare che ti facciano un funerale ancora prima che tu sia morto. Capita che gli scettici mettano la parola fine ad una carriera leggendaria, costellata di gol e trofei come se piovessero. Capita che tutti i record sbriciolati siano solo un dolce ricordo da inserire nei titoli di coda nel libro della vita. Capita di non trovare la rete per seicento minuti per la prima volta in carriera. Capita che poi torni a brillare nella notte più importante di tutte, nel palcoscenico che ogni giocatore sogna di calcare, raggiungendo la cifra tonda che ogni studente sogna all'esame di maturità. Stiamo parlando, ovviamente, di Cristiano Ronaldo.
Una partita anonima nel primo tempo quanto decisiva nella ripresa, con una doppietta che permette al portoghese di toccare quota cento gol nelle competizioni europee, il primo nella storia del calcio a riuscirci. E' un record particolare, però, che differisce da tutti gli altri perché arriva in un momento significativo di una stagione in cui CR7 ha segnato "solo" 28 gol in 37 partite, numeri da grandissimo attaccante ma quando ne fai più di cinquanta per sette stagioni consecutive è inevitabile che qualche scettico trovi pane per i suoi denti per criticare.
C'è chi si ferma al gol, nel grado di valutazione di una partita, e chi analizza ogni singola sfaccettatura, l'incisività del giocatore ed il suo apporto alla squadra: analizzando questi dati si può notare che Ronaldo ha subito un abbassamento della media gol ma un aumento della sua presenza nella metà campo del Real e la partita di ieri ne è stata l'esempio. L'età avanza per tutti certo, ma l'implacabilità e la velocità di pensiero resta la stessa, tanto che alla prima vera occasione il portoghese ha colpito eludendo la difesa bavarese, come nel caso della seconda rete. Movimenti da attaccante puro e non più da ala che ara la fascia scardinando difese, questa è la trasformazione di Ronaldo.
L'esultanza è tutto dire, le braccia larghe a chiedere il rispetto per chi ha segnato 392 gol in 385 partite con i blancos e a rigettare le accuse di quelli che ne avevano celebrato il funerale a causa di un lungo digiuno, il più lungo nella storia del calciatore che però è tornato nel momento più importante, nel palcoscenico più importante e contro l'avversario più ostico possibile. Cento nelle competizioni europee, la consapevolezza ritrovata e le braccia spalancate come a dire: "Io sono ancora qua".