Segna ancora Romelu Lukaku. Salva il Belgio, con un gol di puro strapotere fisico, da una dolorosa sconfitta interna con la Grecia. Ripristina l'1-1 all'89', nel match valido per la quinta giornata delle qualificazioni a Russia 2018. Lo mantiene in testa al girone, evita il sorpasso ellenico e la prima sconfitta della gestione Roberto Martinez. Sembrerebbe tutto oro quel che luccica, ma, scavando in profondità, la prestazione nell'arco dei novanta minuti della punta dell'Everton - capocannoniere in Premier League e ormai world class striker - lascia ancora alcuni dubbi di difficile risoluzione.

La partita del classe 1993 è infatti spenta, estranea al gioco. La Grecia si difende bassa, accetta le difficoltà in fase di ripartenza, gioca quasi dichiaratamente per lo 0-0 e schiaccia le linee davanti a Kapino. I Red Devils non vanno particolarmente a nozze con questo tipo di squadre, cercano un palleggio perimetrale alla ricerca di spazi da sfruttare per gli esterni, quasi mai riuscendo ad allargare le maglie elleniche per sfruttare imbucate centrali, complici i pochi movimenti degli uomini centrali - eccezion fatta per gli inserimenti di Fellaini.

L'esultanza di Lukaku. | Fonte immagine: Twitter @BelRedDevils
L'esultanza di Lukaku. | Fonte immagine: Twitter @BelRedDevils

In questo tipo di partita, Lukaku è il perno a centro area che tende a non uscire dalla sua comfort zone, per caratteristiche intrinseche. Uscendo, farebbe fatica a sfruttare il proprio potenziale, non avendo gioco nello stretto. La gara del prodotto dell'Anderlecht risulta così abulica, tende ad estraniarsi, ma Martinez non vuol giustamente privarsi di un giocatore che, con lo spiraglio giusto, può andare in gol. E infatti, a un minuto dal termine la sua invenzione pareggia la gara. Non si cancellano però gli ottantotto precedenti.

Per come il Belgio interpreta le partite, avere una punta con queste caratteristiche è quasi deleterio: la squadra sa sfruttare le transizioni e gli spazi, ma quando non ne trova ha la risorsa degli spunti individuali dei piccoli, dei Mertens, degli Hazard, dei Mirallas o dei Carrasco. Proprio per questo sorge un dubbio più che lecito: meglio avere un attaccante sicuramente di alto livello, ma poco abile nell'aprire opportunità ai compagni, o averne uno che svaria e porta fuori i difensori, creando scompiglio e corridoi per gli inserimenti?

Avventatamente, verrebbe da barrare l'ipotesi B. Rinunciare però a Lukaku significherebbe privarsi non solo di uno dei migliori attaccanti nel panorama mondiale, ma anche di uno capace di sfruttare ogni singolo pallone che si aggiri nell'area di rigore. Dubbio amletico, a cui forse è impossibile dare risposta, ma eventuali esperimenti nelle prossime uscite non dovranno sorprendere.