Forse, lui, è uno di quelli là. Il suo genio è talmente grande da essere tangibile persino con il solo pensiero, talmente attraente da obbligarti a non distoglierne gli occhi di dosso neanche per un secondo. Non serve aguzzare sguardo od orecchie, il suo talento penetra come una lama nell’animo di chi ha avuto il privilegio di poterlo osservare, anche solo per pochi secondi. Lui, il ragazzo nato a Milton Keynes, ha senz’altro tutte le carte in regola per essere allogato, in un futuro più o meno prossimo, in quella ristretta categoria di sportivi che ti permette di esser chiamato Fuoriclasse.
Iniziamo con una premessa: Dele Alli possiede tutti i requisiti tecnico-psicologici per cambiare il colore del volto di una squadra, anche se questa dovesse essere di primissima fascia (tesi già ampiamente avvalorata in quest’anno e mezzo di Premier League, in quel di North London). Anzi, più il gioco si fa duro, più Dele cresce d’importanza; più delicata si fa la situazione, più Dele sale in cattedra. E questo lo sapete il perché? Perché forse, lui è uno di quelli là.
Segna tanto, tantissimo, i suoi goal stagionali in Premier League sono già 14 e non sono assolutamente goal banali: la doppietta che mette fine al record di 14 vittorie consecutive del Chelsea, a White Hart Lane lo scorso 4 gennaio, porta infatti la sua firma. Mauricio Pochettino, per riaprire un campionato, si è dovuto affidare ad un 20enne che gioca un calcio spregiudicato, divertente, moderno e molto sudamericano: “Ho sempre cercato di divertirmi in campo. Sono cresciuto giocando a calcio per strada, per questo ho imparato a fare i tunnel: tutti cercavano di farli. E non ho mai voluto smettere di farli. Voglio esprimere me stesso in campo e cerco di farlo così”.
Un calcio fatto di lampi, di imprevedibilità, di dribbling nello stretto e di giochi di gambe al limite dell’impensabile: questa è la maniera in cui Dele Alli vive il football. Ed è proprio la leggerezza d’animo che lo contraddistingue a renderlo totalmente invulnerabile alla pressione di una grande maglia, anzi: “Senza pressione, si annoia”. Parole dell’ex coach del Milton Keynes Dons, Karl Robinson, che portò un Alli allora 16enne in prima squadra, militante nella terza divisione inglese, la League One. Il debutto arriva in FA Cup -con tanto di diretta televisiva- contro il Cambridge, eppure, ricorda Robinson, “Giocava come se fosse al parchetto con gli amici”: il primo pallone giocato da Dele in quella partita fu un retropassaggio di tacco che fece totalmente infuriare il coach, ma limitare o frenare in qualsiasi modo la libertà di un anticonformista simile sarebbe stato inutile, oltre che un errore, dato che il timbro di un tale purosangue non si può strozzare con qualche semplice strigliata, oltre al fatto che quei colpi di tacco e quei tunnel, oggi, fanno impazzire milioni di persone in tutto il mondo.
È un artista del pallone, Dele Alli, che lascia molto spazio sì all’estetica, ma allo stesso tempo risulta avere un pragmatismo ed un’efficacia innati, difficilmente riscontrabili in un ragazzo della sua età. A 20 anni è già il prototipo totale di trequartista moderno: abile nel farsi trovare tra le linee per poi imbeccare i compagni per l’assistenza, fantastico nel tempismo quando si tratta di lanciarsi nello spazio, ha dalla sua anche 188 centimetri e un’ottima muscolatura che gli consentono di destreggiarsi abilmente nei duelli aerei e nell’1-vs-1, possiede visione di gioco, spunto, fantasia e creatività, oltre alle pregevoli doti tecnico-balistiche che lo rendono un’arma pericolosissima anche a 30 metri dalla porta. Sta dimostrando al mondo intero a suon di gol e performance che si può incidere e decidere, nel campionato più intransigente da questo punto di vista, anche giocando un calcio fantasioso e colorato da giocate vezzose, spettacolari ed estetiche. In questo senso, il ragazzo sta seguendo il solco lasciato da grandi fuoriclasse del passato come Ronaldinho ed Henry, veri e propri ambasciatori dell’amore verso questo Gioco, che grazie alla loro personalità, i loro princìpi e il loro modo di vivere il Calcio, verranno eternamente adulati e ricordati da tutti gli amanti del football (ad Henry è stata addirittura dedicata una statua, di fronte all’ingresso del precedente stadio dell’Arsenal, Highbury).
Sarà per il rapporto viscerale che lo interconnette al Calcio, il quale ha sostituito il calore di una famiglia che Dele non ha mai potuto avere, che lo rende così dannatamente speciale. Dele è un figlio del pallone, un figlio del destino, che gli ha donato un formidabile talento con il quale, forse, si nasce solo una volta per generazione. Di bravi giocatori ce ne sono parecchi, di campioni se ne trova qualcuno, ma i fuoriclasse, quelli si che sono vere rarità. E l’11 aprile del 1996, a Milton Keynes, forse ne nacque uno. Forse il Calcio dovrà aprire le porte dell’Olimpo ad un nuovo fuoriclasse, forse Dele Alli è uno di quelli là. Intanto noi lo osserviamo, partita dopo partita, e il cuore si infiamma ad ogni tunnel, ad ogni colpo di tacco, ad ogni goal...