Il feeling tra l'Arsenal e le rimonte mancate, negli ultimi anni di Champions League, è particolarmente elevato e verificato. Basti pensare al 3-0 inflitto al Milan dopo il 4-0 dell'andata, lo 0-2 in Baviera dopo la débacle interna per 1-3, la stessa identica dinamica con il Monaco due anni fa. Tentativi di rimediare a crolli eccessivi, spesso non esattamente mandati a buon fine. Dall'altra parte, però, la capacità di sentirsi ancora in partita nonostante la delusione.

Questa volta, considerando i momenti, lo stato di forma e le difficoltà ambientali dei londinesi, l'impresa sembra ai limiti dell'immaginabile. Anche perché di fronte c'è un'armata come il Bayern Monaco, ricolma di talento, ma soprattutto di esperienza e determinazione. Inoltre, l'impresa va affrontata senza una delle due superstar della squadra, quale Mesut Ozil. Un bene, forse, vista la partita che i Gunners dovranno interpretare, ovvero fatta di letture e determinazione, con la cosiddetta faccia tosta.

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Proprio quest'ultima, tacitamente richiesta da Wenger in conferenza stampa, sembra la principale chiave per cercare di attaccare la compagine di Ancelotti. Difendersi e ripartire, infatti, non può bastare per tentare la rimonta impossibile. Nonostante sia il leitmotiv delle ultime stagioni nel nord di Londra, accontentarsi questa volta non è sufficiente. Proprio per questa ragione, l'eventuale decisione di lasciare (di nuovo) in panchina Alexis Sanchez potrebbe essere definita come scellerata. Supposto che almeno Wenger creda nella rimonta.

All'andata, lungo tutto l'arco dei novanta minuti, si sono evidenziate della lacune nelle letture difensive, anche nelle più facili, a partire da Coquelin che lascia andare sul sinistro Robben, o Iwobi che dimentica la copertura e lascia Gibbs due-contro-uno sul fondo. All'Emirates, i londinesi non si potranno permettere gol subiti, perché già bucare quattro volte Neuer sembra piuttosto impossibile. Complicarsi la vita subendo un gol sarebbe come apporre una croce su ogni tipo di ambizione.

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Difendersi razionalmente, ma attaccare, senza snaturarsi. Proporre gioco, rimanendo equilibrati. Questa è la principale difficoltà di una squadra che, storicamente, ha nella mancanza di equilibrio uno dei principali difetti. Peraltro, di fronte, l'Arsenal trova una squadra che ha nella gestione della partita uno dei suoi punti di forza. Spaventare i panzer tedeschi è possibile solo attaccandoli dal primo minuto, ma mostrando compattezza.

In questo senso è Xhaka, metronomo del centrocampo, l'uomo chiave per dettare i ritmi in avanti e dirigendo all'indietro. Lo svizzero ha già battuto il Bayern ed è atteso alla prima vera grande prova che lo possa consacrare. Quantomeno per dare una speranza, per evitare la settima eliminazione consecutiva agli ottavi di finale di Champions League di un Arsenal sempre più incompiuto.