Il Blue Monday è il day after. Il giorno più triste dell’anno fa da cornice all’analisi di una delle peggiori sconfitte degli ultimi anni del Manchester City. Non solo sul piano del risultato, ma anche sul piano tattico ed emotivo. Il 4-0 con cui l’Everton ha annichilito i Citizens è solamente la conseguenza di una prestazione profondamente negativa sotto tutti i punti di vista.
Pep Guardiola non si discosta dal 4-2-3-1 con cui cerca di imporre il tiki taka anche in terra d’Albione ma il bilancio in questa prima metà di stagione non è lo stesso della vigilia. L’intensità e l’agonismo sono fondamentali in Premier League, uniti all’equilibrio tra i reparti. È quello che ha capito Antonio Conte, dopo i primi esperimenti che non stavano portando i frutti sperati. La sua idea di privilegiare il talento offensivo dei suoi ha lasciato il posto alla necessità – come i grandi maestri italiani hanno saputo fare in passato – di porre come primo obiettivo quello di non prendere goal. Difesa a 3 - nonostante il rigetto dei puristi del calcio champagne -, porta blindata, successi in serie e fuga in classifica. Esempio seguito da Mauricio Pochettino, che ha varato il 3-4-2-1 dall’inizio del 2017 ed è stato l’unico ad imporre lo stop al record dei Blues.
Ieri mancavano Fernando per infortunio e Fernandinho per squalifica – 7 giornate totali con due rossi diretti nelle ultime quattro presenze – e di fianco a Yaya Tourè è stato adattato Pablo Zabaleta. Risultato: 0 protezione per i 4 difensori, con evidenti errori di posizionamento soprattutto sul secondo e sul terzo goal dei Toffees.
In attacco Aguero è stato evanescente, sebbene non servito a dovere dai compagni, con un solo tiro verso la porta di Robles. De Bruyne, debilitato dall’influenza che lo ha colpito in settimana, si è visto solo in un paio di circostanze nel primo tempo, così come Sterling. David Silva, per la prima volta in stagione, è stato fortemente insufficiente.
Capitolo difesa. Si potrebbe scrivere un libro sugli obbrobri messi in scena dalla coppia Otamendi-Stones. Il primo ed il quarto goal nascono da due palle perse dall’ex Everton, pagato 60 milioni di euro in estate ed alla prima da ex a Goodison Park, oltre ad una infinità di amnesie; l’argentino, per il quale il City ha sborsato 45 milioni due sessioni estive fa, è colpevole nelle prime 3 reti: sempre mal posizionato, lascia a Lukaku tutto lo spazio necessario a colpire in occasione dell’1-0, mentre sulla seconda e sulla terza permette a Barkley di servire allo stesso modo prima Mirallas e poi Davies.
Nel disastro Citizens, non bisogna omettere i grandissimi meriti dei padroni di casa. Ronald Koeman ha imbrigliato Guardiola ed ha portato il match sul piano che voleva. Massima concretezza – 4 tiri nello specchio e 4 reti – e soprattutto nessun rischio corso, lasciando uno sterile possesso agli avversari.
Con tutte le dovute proporzioni dovute – il City è agli ottavi di Champions League dove affronterà il Monaco, ora in gran forma ma comunque ampiamente alla portata, ed in corsa per la FA Cup – Guardiola si ritrova a 10 punti di distanza dalla capolista Chelsea, è stato superato da Arsenal e Tottenham e vede sopraggiungere i cugini dello United, a -2. I conti si fanno sempre alla fine ed un progetto non può essere messo in discussione dopo la prima metà della prima stagione, ma la popolarità del catalano a Manchester è in caduta libera e, si sa, gli sceicchi di pazienza a volte ne hanno poca.