Alla prima partita con una qual certa visibilità, la VAR, Video Assistant Referee - o, per i più Biscardiani, un prototipo di moviola in campo - è riuscita a far parlare di sé con accezioni non positive, peraltro abbastanza preventivabili. I casi si sono verificati nelle due semifinali del Mondiale per Club in corso in Giappone: un rigore fischiato ai Kashima Antlers e un gol concesso, poi annullato e dopo nuovamente concesso a Cristiano Ronaldo.
L'arbitro della prima sfida era Viktor Kassai, uno dei migliori fischietti d'Europa, il quale non si era accorto di un fallo di Berrio, ala dell'Atletico Nacional, sugli sviluppi di un calcio di punizione. Trenta secondi dopo l'ungherese è stato avvisato tramite auricolare della presenza di quel contrasto irregolare, è andato a visionare il contrasto e ha indicato il dischetto. L'azione era però viziata da un fuorigioco e questo aspetto, non indifferente, ha scatenato critiche sul funzionamento della VAR e su cosa essa debba regolamentare. La seconda falla si è verificata nel finale della sfida tra l'America e il Real Madrid, con una qual certa incertezza sull'assegnazione del secondo gol, proprio per un presunto fuorigioco, poi inesistente: un evidente malinteso tra i responsabili dietro al monitor e il fischietto.
Rientrando negli spogliatoi si poteva constatare un ridente Cristiano Ronaldo chiedere ironicamente se la televisione non funzionasse bene, mentre successivamente Luka Modric l'ha delicatamente appoggiata, affermando che "questo non è calcio". Un po' drastico il croato, parlando di qualcosa in fase assolutamente embrionale e tutto da collaudare.
In realtà una tirata d'orecchie alla FIFA è più che legittima, visto che le spiegazioni tecniche reperibili sul proprio sito - e, si presuppone, le indicazioni da seguire - sono racchiuse in un solo foglio.
Evidentemente troppo poco anche per una sperimentazione, che non rappresenta un'introduzione definitiva, ma in maniera più semplice un'innovazione che potrebbe migliorare ed agevolare l'operato dell'arbitro.
I sentimenti che al momento spopolano tra giocatori e addetti ai lavori sembrano essere impazienza e pessimismo: il primo è legato all'estrema voglia di raggiungere un livello di efficienza che la NBA - paragone difficile per il campo e le valutazioni, ma calzante in quanto a miglioramenti - ha toccato solamente dopo anni e anni con l'instant replay, con modifiche continue e casi presi in analisi gara dopo gara; il secondo è invece legato alla riuscita di questi, essendo troppi gli elementi di valutazione considerabili, questi ultimi sottoposti anche al criterio della soggettività. Il desiderio di progredire è in realtà anche frutto di questa visione negativa, e viceversa. Due punti di vista che si trovano l'uno contro l'altro e, in queste condizioni, non sembrano avere un punto di contatto.
Il regolamento fin troppo ridotto non può al momento aiutare e i due casi in questione dovevano essere meglio disciplinati, essendo il fuorigioco uno dei pochi dati oggettivi del calcio - come il gol-non-gol, brillantemente risolto dalla Goal Line Technology - non può essere trascurato. Si dovrebbe tendere al perdono, essendo una prima volta, ma le risposte dovrebbero essere tendenzialmente immediate, perchè il prossimo errore (o la prossima incertezza) potrebbe costare caro, essendo la VAR qualcosa di molto discusso da anni.
Trovare una linea comune arbitrale a livello mondiale potrebbe essere un'altra soluzione per ottimizzare il rendimento, poichè un fallo non si presterebbe più a un'interpretazione del direttore di gara, come accade al giorno d'oggi più o meno in ogni partita, ma sarebbe un dato oggettivo. E' realmente possibile uniformare i giudizi? La risposta tende a muoversi verso il no, anche con una certa decisione. Le perplessità dunque si riproporrebbero volta per volta.
Domani la VAR si trova sottoposta ad un altro test, la finale di Mondiale per Club tra Real Madrid e Kashima Antlers. La convinzione di Gianni Infantino, presidente FIFA, nei confronti della sua idea sembra tanto forte da non far pensare a un tramonto immediato, ma lo svizzero si deve auspicare una svolta in positivo. Altrimenti quel polverone su cui spira un filo di vento si alzerebbe definitivamente.