Kashima Antlers sonoa clamorosamente la prima finalista dell'edizione 2016 della FIFA Club World Cup, italianizzata in mondiale per club, diventando la prima squadra asiatica a raggiungere tale traguardo. Lo fa grazie a un rotondo 0-3 rifilato a quella che era vista come l'antagonista del Real Madrid, cioè l'Atletico Nacional, in una partita dai mille volti e da tante emozioni, vinta con merito dai nipponici ma con enormi rimpianti sulla sponda colombiana, a causa di un enorme numero di occasioni sprecate, soprattutto in un primo tempo dominato. 

Fonte immagine: Getty Images via FIFA.com
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Rueda non può contare per la competizione su Ibarguen a causa di un problema al tallone, ma nel 4-2-3-1 le ali sono Berrio e Mosquera. Parte dalla panchina Guerra, con Arias e Uribe coppia mediana. Classico 4-2-2-2 per i campioni del Giappone, i quali cambiano un uomo a centrocampo rispetto all'undici proposto nelle due precedenti gare, vinte contro Mamelodi e Auckland City: dentro Ogasawara, fuori Nagaki. Ancora iniziale panchina per Mu Kanazaki, non ancora al meglio.

Atletico Nacional (4-2-3-1) - Armani; Bocanegra, Aguilar, Henriquez, Diaz; Uribe, Arias; Berrio, Torres, Mosquera; Borja. All. Rueda

Kashima Antlers (4-2-2-2) - Sogahata; Nishi, Ueda, Shoji, Yamamoto; Shibasaki, Ogasawara; Endo, Nakamura; Akasaki, Doi. All. Ishii

Fonte immagine: Getty Images via FIFA.com
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Si cala meglio di tutti nella battaglia, tattica prima che di muscoli e forza, Mateus Uribe: i suoi movimenti a centrocampo creano scompiglio nella mediana avversaria, permettondogli all'11' di trovare spazio e concludere da fuori su sponda di Borja, chiamando alla difficile parata Sogohata; ne deriva un corner dal quale prova la deviazione Arias, senza pericolosità. Le due occasioni stappano la partita, che diventa bellissima. Il Kashima con le imbucate da dietro dei centrocampisti arriva a concludere in area prima con Endo, mancino a giro fuori di poco, e poi con Shibasaki, fermato da Armani in uscita bassa.

Verdolaga non si scompongono e mantengono il controllo nonostante i brividi corsi, affidandosi alla propria organizzazione e al talento per cercare di sbloccare, andandovi vicini in svariate circostanze: tendenzialmente sfruttando le ali, specie quando Berrio sfonda a destra pescando la girata Borja, agevole per l'estremo difensore. L'inerzia della gara sembra prendere la direzione dei colombiani, tanto che per cinque minuti i giapponesi vivono in apnea e rischiando di subire. Uribe taglia e riceve in area una palla deliziosa di Torres, provando il tocco di prima che va fuori di un nonnulla. La porta sembra stregata epoco prima della mezz'ora lo confermano Mosquera, che coglie una traversa da posizione defilata col mancino, e Berrio, la cui acrobazia in tap-in dopo il montante del compagno viene salvata sulla linea dalla testa di Shoji.

Fonte immagine: Getty Images via FIFA.com
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La gara non perde di intensità, continuando a regalare occasioni in serie, specialmente quando la squadra di Ishii rimette la testa nella metà campo avversaria, guadagnandosi un calcio di rigore con l'aiuto della VAR: Berrio su punizione aggancia un avversario impedendogli di andare sul pallone, Kassai inizalmente non vede, ma dopo qualche secondo viene richiamato, controlla il monitor e decide di indicare il dischetto. Si presenta Doi dagli undici metri, che incrocia col destro spiazzando il portiere e scrivendo, un po' a sorpresa, 0-1 al 33'. Neanche due minuti dopo Ueda riesce a girare la testa verso la porta su corner, staccando tutto solo ma trovando la parta di Armani, protagonista anche poco dopo, quando para agevolmente una apprezzabile ma pretenziosa botta dai 40 metri di Shoji.

Dopo l'iniziale sofferenza, l'Atletico Nacional rialza la testa e crea almeno cinque nitide palle-gol: Sogahata ci mette del suo per disinnescarne, con una parata clamorosa sul destro di Berrio dal dischetto del rigore, ma deve anche ringraziare la non perfetta precisione di Uribe e Torres da ottima posizione, oltre che il tocco di tacco troppo delicato di Borja. L'ultimo atto di un primo tempo bellissimo lo inscenano di nuovo Mosquera e la traversa, vecchi amici che si incontrano nel recupero: l'esterno stacca di testa sul primo palo, cogliendo in pieno il montante e mandando i suoi negli spogliatoi in svantaggio.

Fonte immagine: Getty Images via FIFA.com
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Il copione della gara si mantiene tendenzialmente uguale anche in avvio di ripresa, con il Kashima attento a mantenere l'ordine e l'Atletico Nacional maggiormente alla caccia del gol, anche se la prima occasione arriva quasi dopo un quarto d'ora di gara, un destro di Borja dal lato destro dell'area respinto da Sogahata. Il primo tentativo era stato di Akasaki, neutralizzato da Armani. Rueda prova ad offrire ai suoi un assetto più offensivo inserendo Guerra, mentre Ishii opta per Kanazaki e Nagaki, i due esclusi dell'undici titolare. L'organizzazione difensiva giapponese si mostra completa e concede poco a una squadra dal tasso superiore, quest'ultima però anche imprecisa, visto che prima Macnelly sciupa dal limite, poi il neo-entrato Dajome sugli sviluppi di un piazzato manda alle stelle sul secondo palo.

Al 78' si vede anche l'altro subentrato, Guerra, con un buon inserimento fino all'area avversaria, per poi vedere però il suo tiro smorzato da un difensore. L'ennesima occasione divorata viene punita cinque minuti dopo dal Kashima Antlers, più cinici che mai: Shibasaki trova spazio a sinistra e crossa, Endo e Armani si avventano sulla palla e il rimpallo favorisce il giapponese, che poi può, spalle alla porta da pochi passi, togliersi lo sfizio di concludere con il colpo di tacco e giustiziare l'Atletico Nacional.

Fonte immagine: Getty Images via FIFA.com
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Il concetto viene ribadito nuovamente due minuti dopo, all'85', quando Suzuki, appena entrato in campo, si stacca sul secondo palo dettando il passaggio a Mu Kanazaki, volato via sulla destra. Il suo timbro manda in visibilio la panchina e i compagni, fa sprofondare i Verdolaga, i quali perdono un'enorme occasione. Il Kashima ora sogna, è in finale contro il Real Madrid: chance di vittoria minime, ma potersi confrontare contro la casa blanca sarebbe già motivo di grande orgoglio.