Una partita che sembrava indirizzata verso una goleada si è trasformata in un ostacolo difficile da superare per ottenere la qualificazione agli ottavi di finale di Champions League. Nulla è compromesso, ma ieri il Real Madrid di Zidane (rocambolesco 3-3 sul campo, a porte chiuse, del Legia Varsavia) ha sciupato un'occasione gigantesca per chiudere il suo girone al primo posto: la contestuale vittoria del Borussia Dortmund contro lo Sporting Lisbona obbligherà infatti i merengues a vincere all'Alvalade dopo la sosta e a battere i tedeschi al Santiago Bernabeu nell'ultimo turno.
Eppure, per una squadra che è imbattuta da ventisette partita tra scorsa e attuale stagione, black-out come quelli vissuti ieri in Polonia non sono una novità. Il Real versione 2016/2017 concede infatti praticamente sempre un gol agli avversari, convinto di poterne sempre segnare uno in più, si prende pause clamorose all'interno dei novanta minuti e, soprattutto, non riesce a mantenere la giusta distanza tra i reparti in alcuni momenti chiave delle partite. Già all'andata, i polacchi avevano avuto diversi occasioni da gol al Bernabeu, non tutte tramutate in rete, come accaduto invece ieri a Varsavia. E pensare che le cose si erano messe per il verso giusto per i merengues, subito a segno con Gareth Bale e Karim Benzema. La formazione ultraoffensiva messa in campo da Zinedine Zidane ha forse contribuito alla rimonta del Legia, ma non è solo tattico il problema che il tecnico transalpino dovrà ora cercare di risolvere. A inizio stagione si era a lungo parlato dell'approccio alle partite del Real (Villarreal e Sporting Lisbona le gare nel mirino della critica): non è stato questo invece il caso di ieri, serata in cui i blancos avrebbero potuto gestire con tranquillità il doppio vantaggio, oltre a poter anche incrementare il bottino. Bale, Morata, Benzema e Ronaldo, schierati insieme per la prima volta dal primo minuto, hanno però ben presto reso il Real una squadra spaccata in due, con i soli Kroos e Kovacic (autore del gol del pareggio finale) a centrocampo, mentre Fabio Coentrao e Dani Carvajal arrancavano sulle fasce laterali. D'altronde, sembra chiaro l'intento dello staff tecnico merengue di passare gradualmente al 4-2-3-1, con uno tra Isco, James Rodriguez e Marco Asensio a fungere da trequartista moderno.
Se alle difficoltà tattiche si aggiunge una condizione fisica precaria, ecco spiegato questo Real Madrid a due facce, capace di fornire prestazioni da goleada e di farsi invece rimontare da Legia e Las Palmas (anche Borussia, con Schurrle). Cristiano Ronaldo, di cui ormai si contano solo i gol, è lontanissimo dalla forma migliore, e la sua evoluzione tecnica è sempre più indirizzata verso il ruolo di punta di area di rigore, con compiti difensivi ridotti al minimo. Ecco perchè è spesso Benzema ad essere costretto a cercare spazi sull'out di sinistra, sfiancandosi in un doppio lavoro che forse Morata sarebbe in grado di gestire con maggior disinvoltura. C'è poi la questione infortuni, da sempre delicata dalle parti di Chamartin, con Pepe, Sergio Ramos, Modric e Casemiro fuori causa (ieri mancavano anche Marcelo e James Rodriguez). L'assenza dei due difensori titolari nella finale di Milano sta costringendo Zizou a schierare con continuità il duo Varane-Nacho, giocatori molto diversi tra loro: mentre il francese è un talento naturale, ma difetta di concentrazione, il canterano si arrangia con senso della posizione e intensità. Resta comunque un reparto a rischio, in particolar modo con Casemiro ai box. Il brasiliano, unanimemente riconosciuto come l'equilibratore della squadra, garantiva infatti una copertura centrale che Toni Kroos non può invece assicurare. Ecco perchè è diventato Mateo Kovacic il rubapalloni del Real, l'uomo di maggior dinamismo in mezzo al campo, il rimpiazzo di lusso di Modric al momento insostituibile. Nell'ultimo quindicennio il Madrid non è mai stata una squadra solida, ma ha costruito le sue stagioni vincenti su primavere in cui si è raggiunto il giusto equilibrio tra le due fasi. E' presto per parlare di una formazione strutturalmente sbilanciata, anche se Zidane dovrà necessariamente cambiare qualcosa in fase difensiva, proprio per arrivare a marzo nelle migliori condizioni possibili.