"Un'ingiustizia". Così Wanda Nara, poche settimane fa, aveva definito l'ennesima esclusione del suo compagno (ed assistito) Mauro Icardi dalla nazionale albiceleste.
Una querelle che ieri si è arricchita di un nuovo capitolo. L'indiscrezione è di quelle che fanno rumore e arriva direttamente dall'Argentina, per la precisione dal programma televisivo "Debate Final", molto popolare a Buenos Aires e dintorni: alla base delle mancate convocazioni del capitano dell'Inter da parte del contestatissimo Ct Bauza ci sarebbe un vero e proprio veto posto da Lionel Messi e da quello che viene definito il suo "clan". Icardi, insomma, non sarebbe gradito ai senatori dello spogliatoio albiceleste, e sarebbe proprio questa presunta antipatia a costargli l'esilio dalla sua nazionale: questa, almeno, la versione divulgata in Argentina e rimbalzata fin qui in Italia. Alla base del veto "anti Icardi" la solita motivazione, ossia le ruggini tra il numero nove nerazzurro e Maxi Lopez, amico di Messi fin dai suoi trascorsi nel Barcellona che risalgono ad ormai più di dieci anni fa. Una faida, quella con l'attaccante del Torino, per il quale Icardi sarebbe tutt'ora inviso al "clan Messi". Una versione, quella diffusa da "Debate Final", che avrebbe dell'incredibile, ma che al momento dev'essere classificata come semplice voce, e che come tale dev'essere presa.
Al di là della dietrologia, non si può certo dire che l'esclusione di Icardi dall'albiceleste sia uno scandalo di così grande portata. "Maurito", è vero, è ormai una certezza del nostro campionato, ed anche in questa stagione è partito alla grande. Tuttavia Bauza, nel reparto offensivo, non ha che l'imbarazzo della scelta, una scelta che nel ruolo di prima punta, quello di Icardi, gli offre alternative che rispondono ai nomi di Gonzalo Higuain e Sergio Aguero. E poi ci sono i vari Dybala, Di Maria, Lavezzi, Lamela, Gaitan. Insomma, i giocatori convocati da Bauza a scapito di Icardi non sono di certo gli ultimi arrivati: i nomi elencati basterebbero, da soli, a placare le polemiche. A gettare benzina sul fuoco, però, ci ha pensato "Debate Final".